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Home » Esteri

India: i primi exit poll predicono un terzo mandato per il premier Narendra Modi

Immagine di copertina
Il premier indiano Narendra Modi. Credit: AGF

Le proiezioni danno in vantaggio la coalizione di destra al governo

Il primo ministro dell’India, Narendra Modi, si avvia verso un terzo mandato alla guida del governo federale di New Delhi visto che i primi exit poll danno in vantaggio il suo Bharatiya Janata Party (Bjp) alle elezioni iniziate il 19 aprile scorso e concluse oggi.

Secondo la sintesi degli exit poll pubblicata dall’emittente nazionale privata Ndtv, una media elaborata sulla base dei sondaggi condotti all’uscita dai seggi dai maggiori quotidiani e canali indiani, la coalizione di governo National Democratic Alliance (Nda), guidata dal Bjp di Modi dovrebbe ottenere di nuovo la maggioranza del Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento indiano, eleggendo 358 deputati, cinque in più della scorsa tornata elettorale del 2019.

L’opposizione dell’alleanza Indian National Developmental Inclusive Alliance (I.N.D.I.A.) invece, guidata dal Congress Party, dovrebbe fermarsi a 148 seggi, oltre 120 in meno dei 272 (su 543) necessari per ottenere la maggioranza semplice alla camera di New Delhi. Altri 37 deputati sarebbero invece eletti dalle liste non collegate alle due maggiori coalizioni, per lo più composte da partiti regionali.

Se queste proiezioni dovessero essere confermate dai risultati ufficiali, il 73enne primo ministro indiano diventerebbe il secondo capo del governo dell’India, dopo il leader indipendentista Jawaharlal Nehru, a ottenere un terzo mandato alla guida del colosso asiatico.

Si tratta infatti, lo ricordiamo, soltanto di proiezioni che in un Paese di oltre 1,4 miliardi di persone, con circa 970 milioni di aventi diritto, sbagliano spesso. I primi risultati ufficiali, provenienti dalle cabine elettorali elettroniche, saranno annunciati soltanto martedì 4 giugno. Comunque vada a finire, queste elezioni saranno ricordate come le più grandi del mondo: l’intero processo di voto è durato quasi un mese mezzo (dal 19 aprile al 1 giugno), in cui 15 milioni tra addetti alle votazioni e personale impiegato per la sicurezza hanno lavorato in oltre un milione di cabine elettorali sparse in tutto il Paese per permettere a ogni avente diritto di avere a disposizione almeno un seggio nel raggio di 2 chilometri.

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