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Home » Esteri

In Algeria non è facile amare

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La società algerina considera la sessualità un flagello. Per questo sono nati i diki, ripari segreti per amanti clandestini

Paese di giovani, mentalità da vecchi. Questa Algeria, nel 2014, è difficile da definire.

Una società giovane e felice, ma repressa da complessi e tabù che hanno le loro radici in tempi antichi. Un Paese dove i giovani, nonostante la loro infinita energia e il desiderio di emanciparsi dalle convenzioni sociali, continuano a cercare luoghi discreti dove amarsi senza rischiare lo scandalo o la repressione violenta.

Sì, in Algeria non è facile amare. Questo non è un luogo comune che si ripete per scadere nel sensazionalismo sterile. Si tratta di una realtà sociale che è stata analizzata ancora molto poco e che provoca tra i nostri giovani terribili frustrazioni.

Nella nostra società, ogni volta che osiamo parlare di amore, riconduciamo tutto alla religione. Ogni palpitazione, effusione o impulso romantico dà il via alla demonizzazione. Oh no, è Haram (proibito)! Perché? Perché è la sessualità a essere in gioco. Per amare, ci si deve sposare. L’eterna regola sociale è sempre apprezzata nel nostro Paese.

Ma i giovani si rifiutano di sottomettersi a questa legge. Ragazze e ragazzi escono insieme, scoprono i loro desideri, esplorano la loro libido, esprimono le loro passioni. Ma dove? In luoghi segreti e clandestini, lontani dallo sguardo bigotto di una società che considera la sessualità un flagello.

È nei diki che ci possiamo amare in Algeria. Diki, questa parola è sconosciuta a vecchi e adulti che hanno vissuto le evoluzioni della società in Algeria.

Ma un diki non è solo un appartamento, un rifugio, un riparo, un capannone abbandonato, una casa vuota o un luogo isolato dove ragazze e ragazzi si trovano per andare a letto insieme. No, si tratta di un modo di vivere per molti giovani algerini che non si possono baciare in pubblico, non possono accarezzare le loro compagne o le loro fidanzate o abbandonarsi liberamente al loro amore.

La verginità è sempre sacra, ma la sessualità dei giovani algerini rispetta questo principio sacrosanto per consentire una vera e propria esplorazione del piacere.

Un altro fatto che uno straniero farà sempre fatica a capire. Ma nei nostri diki i giovani reinventano la propria sessualità, liberano i loro desideri, cercano i loro piaceri e realizzano le loro fantasie. Tutto questo in una realtà chiusa, segreta e nascosta, senza che gli adulti moralizzatori e seguaci del conservatorismo che li circonda possano mettere le mani su questi “clandestini dell’amore”.

Senza i diki, senza nascondigli, senza piani e senza una mappa delle costruzioni per l’amore che ci sono nelle nostre città, i nostri giovani non possono amare. Così, per quelli privi di questi mezzi, l’amore rimane una fantasia lontana.

Qualcuno flirta con le ragazze su internet, qualcuno fa conquiste per strada nella speranza, un giorno, di aver fortuna. È una vita di frustrazione sociale perché ormai il matrimonio è diventato sinonimo di benessere economico, qualcosa che si acquisisce solo attraverso un lavoro generosamente retribuito. Un’altra fortuna che non capita a tutti i giovani algerini.

I ragazzi non sono tutti nella stessa condizione, perché i figli e le figlie dei nuovi ricchi, degli uomini al potere, che guadagnano nel sistema attuale, vivono i loro amori senza alcun complesso. Sì, tale nomenclatura non è stata minacciata dalle insistenti campagne dei salafiti e di altri fanatici che vogliono chiudere bar e dare la caccia sia a caffè che ristoranti.

Questi giovani amano liberamente nei bungalow del Club des Pins o intorno a piscine dell’Hilton e dello Sheraton. Questi luoghi non sono discreti. Lì, le ragazze indossano in bikini, minigonne e jeans stretti. I ragazzi espongono le loro auto lucide e orologi svizzeri quando vanno a prendere le loro fidanzate la sera.

I diki di questi giovani sono ville e appartamenti in zone residenziali monitorate, protette da posti di blocco della polizia.

Sì, l’Algeria ha subito la frustrazione sessuale, ma anche la disuguaglianza nell’amore. L’amore è per i ricchi e si rifiuta ai poveri. Mentre aspettano che la società si apra e che il paese cessi di demonizzare l’amore e il desiderio sessuale, migliaia di giovani algerini continuano questa infinita ricerca: quella di un diki, un posto tranquillo per godere del diritto di amare.

Tradotto da Caterina Michelotti.

L’articolo originale è stato pubblicato su Algerie-Focus qui 

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