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Home » Esteri

Svolta in Ucraina, Zelensky ammette: “Non abbiamo la forza di riconquistare tutti i territori occupati dalla Russia”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Il presidente si trova a Bruxelles, dove ha visto anche Giorgia Meloni, per incontrare gli alleati dell'Ue e della Nato prima del ritorno di Trump alla Casa bianca

Il presidente Volodymyr Zelensky ha riconosciuto che l’Ucraina non ha la capacità militare necessaria per riconquistare tutti i territori occupati dalla Russia a partire dal 2014, quando Mosca annesse unilateralmente la Crimea, facendo intuire un’apertura di Kiev ai colloqui per una tregua.

In un’intervista al quotidiano francese Le Parisien, Zelensky ha comunque chiarito che Kiev non riconoscerà formalmente il controllo russo su alcun territorio ucraino. “Legalmente, non possiamo rinunciare ai nostri territori. È proibito dalla costituzione”, ha spiegato il presidente ucraino. “Ma non usiamo parole così forti. La Russia controlla effettivamente parte del nostro territorio oggi”.

Da ieri il presidente ucraino si trova a Bruxelles per incontrare gli alleati dell’Ue e della Nato, in vista del ritorno, previsto tra un mese, di Donald Trump alla Casa bianca. “L’Europa ha bisogno di una posizione forte e unita per garantire una pace duratura”, ha scritto sui social il capo di Stato ucraino al suo arrivo nella capitale belga, dove ha incontrato il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che ha ribadito la volontà degli alleati di continuare a fornire armi a Kiev e a fare “di tutto” perché l’Ucraina si trovi nella “migliore posizione possibile, quando lo deciderà, per avviare i colloqui di pace” con la Russia.

“I nostri colloqui si sono concentrati sul rafforzamento della difesa aerea per l’Ucraina e sulla garanzia dell’affidabilità della pace per cui stiamo lavorando collettivamente”, ha sottolineato da parte sua Zelensky, che sempre ieri sera ha incontrato anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.

“Rafforzare l’Ucraina ora non è solo un imperativo morale, ma anche strategico”, ha insistito ieri la presidente della Commissione von der Leyen. La priorità, le ha fatto eco il cancelliere tedesco Scholz, è garantire che Kiev “non sia costretta ad accettare una pace che le verrebbe dettata”.

In mattinata il leader ucraino ha in programma una serie di altri incontri, tra cui uno con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e un altro con il premier polacco Donald Tusk. “È un’ottima opportunità per parlare delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina per oggi e per domani”, ha aggiunto ieri Zelensky, che intende sfruttare la sua due giorni a Bruxelles per assicurarsi che gli alleati di Kiev “abbiano la stessa posizione comune” nel loro approccio alla difesa del Paese aggredito dalla Russia.

L’apertura di Kiev a futuri negoziati anticipa di un mese il ritorno al potere negli Stati Uniti del presidente eletto Donald Trump, che ha più volte ventilato il taglio degli aiuti finanziari e militari a Kiev e promosso un accordo con Mosca, avendo promesso in campagna elettorale di porre fine alla guerra nel suo “primo giorno” in carica.

In una recente intervista alla rivista britannica Time infatti, Trump si è detto “veementemente in disaccordo” con la decisione di Washington di consentire all’Ucraina di usare le armi fornite a Kiev dagli Usa per attaccare in profondità il territorio della Russia, pur ribadendo la volontà di non abbandonare gli ucraini. D’altra parte, in settimana, il premier britannico Keir Starmer ha tenuto un colloquio con il presidente Trump, che “ha ribadito la necessità che gli alleati restino uniti sull’Ucraina”.

Non a caso, nella sua intervista a Le Parisien, Zelensky aveva chiesto ai partner occidentali maggiori pressioni sul presidente russo Vladimir Putin per portarlo al tavolo delle trattative. “Se oggi non abbiamo la forza di riconquistare tutto il nostro territorio, forse l’Occidente troverà la forza di mettere Putin al suo posto (…) e affrontare diplomaticamente questa guerra”, ha dichiarato il leader ucraino, secondo cui un maggiore sostegno da parte degli alleati rispetto a quello fornito nella fase iniziale del conflitto avrebbe potuto modificare l’attuale posizione di Kiev.

Nonostante la situazione difficile, Zelensky ha comunque respinto l’idea di un compromesso sulla sovranità dell’Ucraina. “Non si tratta di scendere a compromessi. Questo significherebbe fargliela fare di nuovo franca su tutto”, ha aggiunto l’ex comico riferendosi a Putin. “Questo è impossibile”.

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Attualmente, la Russia controlla il 18 per cento del territorio ucraino, circa 111.677 chilometri quadrati in totale, compresa la Crimea, ampie zone delle regioni orientali del Donbass e della costa meridionale ucraina sul Mar Nero. La controffensiva lanciata l’anno scorso da Kiev per riconquistare parte del territorio ha provocato intensi combattimenti nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Kherson e Zaporizhia, con scarsi successo, mentre le forze russe hanno compiuto significativi progressi in diverse aree del fronte. L’Ucraina ha anche tentato una sortita in territorio russo, occupando quest’anno una zona della regione di Kursk, che Mosca sta progressivamente riconquistando, anche con impiego di truppe provenienti dalla Corea del Nord. 

Da parte sua, Putin chiede a Kiev di ritirarsi da quattro regioni ucraine: Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia (annesse unilateralmente dalla Russia, che ne controlla solo una parte) e di rinunciare ad aderire alla Nato, se vuole impegnarsi sul serio nei colloqui di pace. Zelensky invece ha chiesto “una pace duratura” che il Cremlino “non potrà più infrangere” e l’unico modo per garantirla, secondo il presidente, è che l’Ucraina aderisca alla Nato. 

Intanto l’esercito russo ha rivendicato la conquista di 189 località ucraine nel 2024 e ogni giorno compie ulteriori progressi. Soltanto questa mattina, secondo l’agenzia di stampa ufficiale RIA Novosti, Mosca ha annunciato la presa di altri due villaggi nella regione di Donetsk: Zelenivka, vicino alla città di Kurakhove verso cui puntano i soldati del Cremlino, e Novii Komar, a una ventina di chilometri a sud-ovest.

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