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Home » Esteri

Dalla Russia filtra ottimismo: “Accordo vicino”. Ma nessuna tregua di Natala né concessioni sui territori occupati né sulle truppe Nato in Ucraina

Immagine di copertina
Credit: AGF

Il Cremlino intanto smentisce Trump: “Nessuna telefonata con Putin dopo il 16 ottobre”. Ieri il presidente Usa aveva detto di aver parlato con il leader russo

Anche la Russia si mostra fiduciosa sulla possibilità di raggiungere un’intesa con Usa ed Europa per porre fine alla guerra scatenata ormai quasi quattro anni fa da Mosca in Ucraina. Come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Mosca fa sfoggio di ottimismo dopo la due giorni di negoziati andati in scena a Berlino, sebbene si mostri inflessibile proprio sui punti più delicati della trattativa, mentre respinge le richieste per una tregua natalizia.

Le condizioni di Mosca
Le parti, ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov in un’intervista concessa all’emittente Abc News, sono “sul punto” di raggiungere una soluzione diplomatica ma le condizioni del Cremlino restano chiare. “Non sottoscriveremo, accetteremo o saremo nemmeno soddisfatti di alcuna presenza di truppe Nato sul territorio ucraino”, ha precisato Ryabkov, secondo cui Mosca non accetterà la presenza di militari dell’Alleanza nel Paese invaso nemmeno se parte di una forma di garanzia di sicurezza per Kiev né come membri della cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi” a difesa dell’Ucraina.
Non solo: la Russia non ha intenzione di fare concessioni sui territori occupati e illegalmente annessi degli oblast di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, né tantomeno sulla penisola di Crimea. “Non possiamo assolutamente scendere a compromessi, ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo. Eppure proprio la questione dei territori e delle garanzie di sicurezza per Kiev sono i punti ancora in discussione, rimasti irrisolti dopo la due giorni di trattative a Berlino tra gli inviati Usa Steve Witkoff e Jared Kushner, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i vari leader dei Paesi europei appartenenti alla Nato e all’Ue, compresa la nostra premier Giorgia Meloni.

A che punto sono i negoziati
Anche Donald Trump ieri si era mostrato ottimista. “Non siamo mai stati così vicini” alla pace in Ucraina, aveva detto dallo Studio Ovale, ammettendo però che ci sono ancora delle questioni aperte. Stessa reazione aveva avuto sui social il capo negoziatore dell’Ucraina, Rustem Umerov, che aveva salutato i “progressi concreti” raggiunti nella capitale tedesca. I nodi però restano sempre gli stessi, in primis i confini.
I negoziatori americani propongono di congelare il fronte e di smilitarizzare la zona del Donbass ancora non occupata dalla Russia, il che per Kiev significherebbe abbandonare la regione. Se per Putin è sempre stato l’obiettivo dichiarato, Zelensky non ci sta: “L’Ucraina non riconoscerà il Donbass come territorio russo, né de iure né de facto. Non vogliamo rinunciare al nostro Donbass”. Trump invece non ha usato mezzi termini: “Il territorio è perso”.
Stesso discorso vale per le garanzie di sicurezza da offrire a Kiev in cambio della sua rinuncia alla richiesta di entrare nella Nato. Gli Usa hanno aperto alla possibilità di ispirarsi all’articolo 5 dell’Alleanza per garantire la sicurezza di Kiev, un meccanismo in cui secondo Donald Trump l’Europa avrà un ruolo “rilevante”. In questo senso, a Berlino, gli alleati del Vecchio continente hanno proposto di creare una “forza multinazionale” a guida europea con l’appoggio americano. Il piano è piuttosto articolato: limitare le forze armate ucraine a non più di 800mila soldati in tempo di pace; schierare un contingente armato a guida europea che operi anche dentro l’Ucraina per proteggere i cieli e garantire la sicurezza marittima del Paese; e creare un meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco guidato dagli Stati Uniti. A tutto questo poi si aggiungerebbero una serie di impegni giuridicamente vincolanti per gli alleati europei e americani a intervenire in caso di nuovi attacchi all’Ucraina, comprese l’assistenza militare e le sanzioni economiche.

Il gioco delle parti
Tutti punti che, secondo Ryabkov, sono inaccettabili per Mosca. “Non sottoscriveremo, accetteremo o saremo mai contenti della presenza di truppe Nato in territorio ucraino”, ha concluso il viceministro degli Esteri russo, secondo cui non sono possibili nemmeno “compromessi” sulle cinque regioni ucraine annesse (e solo in parte conquistate) dalla Russia. Un irrigidimento prevedibile ma che fonti americane non sembrano considerare insuperabile. Alla fine, ha spiegato al portale Politico un funzionario statunitense, il Cremlino accetterà “tutti gli elementi che consentono un’Ucraina forte e libera” e anche “l’adesione” di Kiev “all’Ue”.
Vedremo, intanto un’ultima contraddizione riguarda le comunicazioni dirette tra i presidenti di Usa e Russia. Dalla Casa bianca, Trump aveva affermato di aver sentito Putin ma oggi il Cremlino smentisce. “Non c’è stata alcuna telefonata dopo quella, resa nota, del 16 ottobre scorso”, ha chiarito oggi il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Tass. Non ci sarà inoltre alcuna tregua di Natale, come richiesto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Vogliamo la pace, non vogliamo una tregua per concedere una pausa all’Ucraina per prepararsi a continuare la guerra”, ha aggiunto Peskov. “Ora la questione è se stiamo per raggiungere, come dice il presidente Trump, un accordo o no”, ha proseguito il portavoce di Putin, secondo cui se gli ucraini, anziché a un’intesa, puntano a “decisioni momentanee e non praticabili, allora difficilmente siamo pronti a parteciparvi”.

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