Ong pro-Palestina chiede all’Italia di arrestare un generale di Israele: “Si trova a Roma in segreto”

Il generale Ghassan Alian, accusato dalla Hind Rajab Foundation di genocidio, presunti crimini crimini di guerra e contro l'umanità a Gaza, definì i palestinesi "animali umani". L'ong è accusata da Israele di antisemitismo
La Hind Rajab Foundation, una ong pro-Palestina registrata in Belgio e accusata da Israele di antisemitismo, ha presentato una richiesta di arresto in Italia contro il general maggiore delle forze armate di Israele (Idf), Ghassan Alian, coordinatore delle attività governative nei Territori (COGAT) occupati, per genocidio e presunti crimini contro l’umanità e di guerra nella Striscia di Gaza. Il generale, secondo la fondazione, “si trova attualmente a Roma” in segreto e sarebbe responsabile del mancato afflusso di aiuti umanitari e beni essenziali nel territorio costiero palestinese.
“La Hind Rajab Foundation ha presentato diverse denunce alla Corte Penale Internazionale (CPI) e alle autorità italiane, sollecitando il suo arresto immediato per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra”, ha fatto sapere l’ong, che negli ultimi mesi ha avviato diverse azioni penali simili contro militari israeliani accusati di presunti crimini di guerra commessi a Gaza. “Alian, che (nell’ottobre 2023, ndr) ha pubblicamente definito i palestinesi di Gaza ‘animali umani’, non gode dell’immunità da procedimenti giudiziari”, sottolinea la fondazione belga. “Il tempo è essenziale. Hind Rajab Foundation chiede l’arresto immediato del generale”.
Dal settembre scorso, quando è stato costituita, l’ong ha chiesto di arrestare numerosi soldati israeliani in Ecuador, Belgio, Emirati Arabi Uniti, Brasile, Argentina, Sri Lanka, Francia, Paesi Bassi, Cipro, Thailandia e Regno Unito. Ma è la prima volta che presenta un caso del genere in Italia e la prima in assoluto che prende di mira un generale israeliano di grado così elevato.
Chi è il generale israeliano Ghassan Alian e di cosa è accusato
Membro della comunità drusa in Israele, Ghassan Alian presta servizio nell’Idf dal 1990 e ha combattuto sia nella Seconda guerra del Libano che nella Striscia di Gaza. Nel 2013, quando ha assunto il comando della Brigata Golani, è diventato il secondo ufficiale druso a comandare una brigata di fanteria dell’esercito di Israele. Ferito in battaglia nella Striscia nel luglio 2014 durante l’Operazione Margine Protettivo, nel marzo 2021 è stato nominato generale e dall’aprile dello stesso anno è a capo dell’Autorità di coordinamento delle Attività Governative nei Territori (COGAT), che ufficialmente “attua la politica” israeliana in Cisgiordania “e verso la Striscia di Gaza”, “in coordinamento e cooperazione con i funzionari della difesa e gli uffici amministrativi di vari settori”.
“Come responsabile del COGAT dall’aprile 2021, (Ghassan, ndr) Alian ha supervisionato l’amministrazione della Cisgiordania e il blocco imposto da anni a Gaza. Dopo il 7 ottobre 2023, ha supervisionato e imposto un assedio totale a Gaza, tagliando fuori risorse essenziali come cibo, acqua, elettricità e forniture mediche”, denuncia la Hind Rajab Foundation. “Questa deliberata politica di privazione ha portato alla carestia di massa, alla morte di civili e alla distruzione di infrastrutture critiche, compresi gli ospedali”.
Sotto la guida di Ghassan Alian, sostiene la fondazione belga, “il COGAT ha coordinato azioni militari che hanno preso di mira le infrastrutture civili e imposto punizioni collettive alla popolazione di Gaza”. “I rapporti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani hanno descritto queste azioni come crimini di guerra e crimini contro l’umanità”, sostiene l’ong, che basa la propria denuncia sulla richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale (CPI) del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.
“(Ghassan, ndr) Alian ha svolto un ruolo fondamentale nella supervisione di queste stesse politiche, assicurandone l’attuazione tramite il COGAT”, sottolinea la Hind Rajab Foundation. “Le sue dichiarazioni, tra cui la famigerata dichiarazione secondo cui ‘gli animali umani devono essere trattati come tali’, dimostrano un intento genocida e uno sforzo calcolato per distruggere in tutto o in parte la popolazione di Gaza”.
“In base al diritto internazionale”, secondo l’ong,il generale israeliano “non gode dell’immunità dall’azione penale per crimini di questa natura”. Pertanto, ricorda la fondazione belga, “l’Italia, in quanto firmataria dello Statuto di Roma, è obbligata ad agire”. “La sua presenza a Roma offre alle autorità italiane l’opportunità di rispettare il diritto internazionale emettendo un mandato di arresto e assicurando l’azione penale”.
“Il COGAT è stato determinante nell’applicazione di politiche che equivalgono a punizioni collettive, proibite dalle Convenzioni di Ginevra”, ha denunciato l’avvocato della Hind Rajab Foundation, Haroon Raza. “Il general maggiore Ghassan Alian ha supervisionato direttamente questi crimini ed è venuto il momento di agire”. “La presenza di Alian a Roma è un test dell’impegno dell’Italia nei confronti della giustizia e dello stato di diritto”, ha affermato il presidente dell’ong, Dyab Abou Jahjah. “Non possiamo permettere che gli individui responsabili di questi crimini efferati eludano le proprie responsabilità. Il tempo è essenziale e il mondo sta a guardare”.
Le ombre sulla fondazione
L’ong belga è accusata di antisemitismo da Israele. Il suo presidente Abou Jahjah, unitosi secondo il New York Times al gruppo armato sciita libanese Hezbollah sin dal 2003, ha fondato in Belgio la Arab-European League nel 2001, poi sciolta nel 2007. L’anno prima l’organizzazione fu multata per “aver pubblicato una vignetta negazionista dell’Olocausto sul suo sito-web”. Per difenderne la pubblicazione, Abou Jahjah scrisse che l’Europa aveva fatto del “culto dell’Olocausto e dell’adorazione degli ebrei la sua religione alternativa”, mettendo in dubbio l’esistenza delle camere a gas naziste ed etichettando gli omosessuali come “froci che diffondono l’AIDS”.
Nel novembre del 2001 Abou Jahjah definì gli attacchi dell’11 settembre una “dolce vendetta”. Quattro anni dopo poi, da capo della Arab-European League, difese l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per aver chiesto la cancellazione di Israele dalla mappa, affermando che “la sua posizione su questa questione è l’unica possibile dal punto di vista morale”. Nel 2017 fu poi licenziato come editorialista dal quotidiano belga De Standaard per aver elogiato un attacco terroristico in cui erano morti quattro israeliani, affermando che “la liberazione della Palestina deve avvenire con ogni mezzo necessario”.
Ma anche il segretario generale della fondazione belga, Karim Hassoun, è accusato di antisemitismo da Israele. Il giorno dopo gli attentati del 7 ottobre 2023, Hassoun scrisse su Facebook: “I palestinesi non hanno ‘invaso’ Israele… Stanno semplicemente tornando a casa e reclamando le loro proprietà… Una sfumatura ‘piccola’ ma molto importante, direi”. Nel dicembre dello stesso anno poi, sempre sui social, aggiunse: “Condanno Hamas (…) per non aver preso 500 o 1.000 ostaggi invece di soli 200”.