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Home » Esteri

Gaza, una delegazione italiana di parlamentari, giornalisti e ong arriva a Rafah: “Cessate il fuoco subito”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Una delegazione italiana composta da 40 tra parlamentari di opposizione, attivisti di ong nostrane e internazionali, giornalisti, accademici ed esperti di diritto internazionale ha raggiunto il valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, per chiedere un cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas e l’ingresso degli aiuti umanitari nel territorio costiero palestinese e tuttora bloccati da Israele.

La missione conta 14 deputati dell’Intergruppo parlamentare per la Pace tra Israele e la Palestina. Per il Partito Democratico sono presenti: Andrea Orlando, Laura Boldrini, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Rachele Scarpa, Arturo Scotto e Alessandro Zan.

Per il Movimento 5 Stelle ne fanno parte: Stefania Ascari, Carmela Auriemma e Dario Carotenuto, mentre per l’Alleanza Verdi-Sinistra ci sono: Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Franco Mari.

Promossa dalla rete di Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) in collaborazione con Amnesty International Italia, Arci e Assopace Palestina, della delegazione fanno parte anche attivisti di ong come Oxfam e Medici senza frontiere, oltre a più di una decina di giornalisti e giornaliste e altrettanti accademici ed esperti di diritto internazionale.

I delegati della “Carovana della solidarietà”, questo il nome scelto, hanno anche incontrato i rappresentanti della Mezzaluna rossa egiziana e palestinese, dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e dell’Agenzia Onu per il soccorso ai rifugiati palestinesi (Unrwa). “La situazione va oltre l’immaginabile”, ha detto l’ex ministro Pd, Andrea Orlando, dal Cairo. “Un tema si pone oggi con grandissima forza: fermare i bombardamenti per consentire che gli aiuti arrivino ai civili, ai bambini”, ha aggiunto una volta arrivati a Rafah dalla penisola del Sinai. “Il Governo italiano faccia di più per il cessate il fuoco”.

La missione, partita il 3 marzo per l’Egitto, ha potuto testimoniare il blocco dei carichi umanitari fermi al valico di Rafah, dove stazionano 1.500 camion ancora in attesa di entrare nella Striscia di Gaza. Israele può sospendere l’ingresso anche fino a 30 giorni per esaminare i convogli e si riserva il diritto di non farli passare. Secondo la Mezzaluna rossa egiziana, sono previsti 4 step di controlli della durata di un mese e se anche un solo prodotto contenuto nel camion viene rifiutato dalle autorità israeliane, l’intero carico viene bloccato.

“Quando siamo arrivati, sono entrati solo 11 camion ma a 400 metri di distanza, in mezzo al parcheggio, erano stipati parcheggiati oltre 500 altri mezzi con aiuti umanitari”, denuncia Angelo Bonelli. “Al momento a Gaza ci dicono che ci sia un bagno ogni 600 persone”. Nicola Fratoianni descrive invece il valico come la “porta dell’inferno”: “Da una parte la catastrofe umanitaria dall’altra 25 chilometri di coda”, ha denunciato sui social. “Si deve porre fine a questa vergogna e ci deve essere subito un cessate il fuoco che permetta l’arrivo degli aiuti per una popolazione allo stremo”.

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