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Home » Esteri

Netanyahu ha deciso: “Scatta l’occupazione totale di Gaza”. Ma i generali sono contrari

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Credit: AGF

E 600 ex funzionari israeliani scrivono a Trump: "Faccia pressioni su Tel Aviv per porre fine all'offensiva"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è pronto a ordinare all’esercito dello Stato ebraico di occupare per intero la Striscia di Gaza, già oggi controllata per circa il 75% del suo territorio. Lo riferiscono i media israeliani. La decisione, tuttavia, incontrerebbe in Israele il forte disaccordo di figure apicali politiche, militari e di intelligence, tra cui spicca il capo di stato di maggiore, il generale Eyal Zamir. Quest’ultimo, per la sua presunta contrarietà all’operazione, è stato addirittura accusato di “tentativo di colpo di stato” da Yair Netanyahu, figlio del premier.

L’occupazione totale della Striscia di Gaza rappresenterebbe un importante punto di svolta, forse il definitivo, nell’offensiva lanciata da Israele sull’enclave palestinese dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023. Non è chiaro, peraltro, quali siano i piani di Netanyahu rispetto al destino dei circa 2 milioni di palestinesi, in gran parte sfollati, ancora presenti nelle Striscia, dove è in corso una grave crisi umanitaria. L’intento del primo ministro sembra essere quello di prendere il controllo anche della porzione di territorio meridionale dove sarebbero tenuti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas.

“La decisione è stata presa”, ha affermato Amit Sega, capo analista politico dell’emittente israeliana Channel 12, citando un alto funzionario anonimo dell’ufficio di Netanyahu: “Hamas non rilascerà altri ostaggi senza la resa totale, e noi non ci arrenderemo. Se non agiamo ora, gli ostaggi moriranno di fame e Gaza rimarrà sotto il controllo di Hamas”.

Secondo quanto riportano diversi media ebraici, alcuni ministri del governo israeliani hanno affermato che Netanyahu ha utilizzato il termine “occupazione della Striscia” in conversazioni private . “Dobbiamo continuare a restare uniti e a combattere insieme per raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra: la sconfitta del nemico, la liberazione dei nostri ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele”, ha affermato il premier all’inizio di una riunione ordinaria dell’esecutivo ieri, lunedì 4 agosto. Oggi Netanyahu dovrebbe convocare il gabinetto di guerra proprio per discutere i prossimi passi dell’esercito israeliano a Gaza.

Di fronte alla notizia del piano di occupazione totale, il Ministero degli Esteri di Gaza invita la comunità internazionale a “intervenire con urgenza per impedirne l’attuazione, siano essi una forma di pressione, un esperimento per valutare le reazioni internazionali o qualcosa di veramente serio”.

LEGGI ANCHE: Chi c’è dietro la Gaza Humanitarian Foundation

Ma da Israele filtra la netta contrarietà all’operazione da parte del capo di stato maggiore delle Idf, il generale Eyal Zamir. Informato delle resistenze del militare, Netanyahu non avrebbe mostrato titubanze. Anzi, avrebbe invitato Zamir, se contrario, a dimettersi. Sul social X, Yair Netanyahu, figlio del primo ministro israeliano, accusa addirittura il generale – pur senza farne  il nome – di “ribellione” e di “un tentativo di colpo di stato militare più adatto a una repubblica delle banane dell’America Centrale degli anni ’70”.

Tra coloro che sarebbero favorevoli a proseguire gli sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco, figurano anche il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, il leader del partito Shas Aryeh Deri, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, il capo del Mossad David Barnea e il maggiore generale Nitzan Alon, che sta supervisionando il fascicolo sugli ostaggi per conto dell’esercito.

A favore della “linea Netanyahu”, invece, sono schierati il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, il segretario militare, il maggiore generale Roman Gofman, e il segretario di gabinetto Yossi Fuchs.

Intanto, oltre 600 ex funzionari della sicurezza israeliana hanno sottoscritto una lettera in cui esortano il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a porre fine alla guerra di Israele contro Gaza. Tra i firmatari figurano l’ex capo del Mossad Tamir Pardo, l’ex capo dello Shin Bet Ami Ayalon e l’ex vice capo dell’esercito israeliano Matan Vilnai. Nella lettera si afferma che l’esercito israeliano ha già raggiunto due dei suoi tre obiettivi con la forza, ovvero “smantellare le formazioni militari e il governo di Hamas”, ma il terzo, riportare indietro tutti i prigionieri israeliani, può “essere raggiunto solo attraverso un accordo”.

Secondo le autorità sanitarie di Gaza, dall’ottobre 2023 sono stati uccisi nella Striscia più di 60.930 palestinesi, tra cui almeno 18.430 bambini. Il bilancio delle vittime israeliane nell’offensiva terrestre ammonta invece a 459. Secondo le autorità israeliane, sono 49 gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ma 27 di questi si presume siano morti.

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