Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:00
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Egitto, le elezioni non fermano le sparizioni forzate: dov’è Islam Khalil?

Immagine di copertina
Dov'è Islam Khalil?

In un'intervista esclusiva a TPI, Nour Khalil, fratello di Islam Khalil scomparso da 15 giorni, racconta delle torture, degli arresti e delle violenze di cui la sua famiglia è vittima da anni a causa del governo egiziano

La campagna delle elezioni presidenziali in Egitto è stata segnata da arresti e sparizioni forzate.

S&D

Molti degli avversari politici dell’attuale presidente Abdel Fattāḥ Al-Sisi si sono ritirati o sono stati imprigionati per favorire la riconferma del presidente uscente.

Così, mentre i 60 milioni di cittadini egiziani si confrontano con la due-giorni di votazioni, nel paese le voci dei dissidenti o degli attivisti vengono messe regolarmente a tacere.

È questo il caso di Islam Khalil, un giovane egiziano di 28 anni, le cui tracce si sono perse da oltre 15 giorni.

Secondo le organizzazioni non governative locali, la media delle sparizioni forzate in Egitto è di 3-4 al giorno. Di solito, agenti dell’Nsa (i servizi segreti egiziani) pesantemente armati fanno irruzione nelle abitazioni private, portano via le persone e le trattengono anche per mesi, spesso ammanettate e bendate per l’intero periodo.

Quella di Islam non è infatti una storia nuova, come racconta a TPI il fratello, Nour Khalil, “non è la prima volta che Islam viene arrestato o fatto sparire senza motivo”.

La famiglia Khalil ha un passato ricco di queste tristi vicende: sia il padre che Nour stesso sono stati arrestati dalle forze governative egiziane con motivazioni spesso inventate e accuse a carico inesistenti.

Nour è un semplice attivista che non ha mai preso parte a nessun partito politico.

“Ho iniziato dopo la Rivoluzione egiziana, mi sono interessato di alcuni casi di sparizioni forzate e ho condotto diverse campagne contro la pena di morte” .

Da tempo Nour si occupa di diritti e per farlo si avvale anche di spettacoli teatrali che parlando di diritti umani e di democrazia.

“Abbiamo attivato un team work per un cambiamento, per aumentare la consapevolezza attraverso il teatro”, ci racconta.

Nour è laureato in legge e diventerà un avvocato. Nel frattempo sta lavorando come ricercatore nel mondo dei rifugiati e dei migranti, collaborando con diverse realtà come Save The Children.

“Mio fratello Islam non ha mai fatto nulla per essere arrestato, l’unico che ha avuto esperienze da attivista sono stato io”, spiega Nour.

“I problemi sono iniziati quando mi hanno arrestato il 25 gennaio del 2014, accusandomi di far parte di un gruppo terroristico e tenendomi in prigione per tre mesi. Mi hanno poi rilasciato facendo cadere le accuse. Dopo quell’episodio, verso la fine del 2014, la polizia egiziana ha cominciato a fare più volte irruzione nella casa in cui abitavo con la mia famiglia. Sei irruzioni in tutto, durante le quali hanno sequestrato pc, cellulari e tutti i dispostivi elettronici, più diversi libri”.

Il 24 maggio del 2015 la polizia egiziana arresta Nour, Islam e il padre dei due fratelli.

“Mio padre è un ex comandante dell’esercito egiziano poi diventato un commerciante, mio fratello lavora come sales manager, non hanno nulla a che vedere con l’attivismo politico, è me che volevano colpire”, spiega Nour.

Quando ci hanno arrestati, io sono stato allontanato dai miei cari, mi hanno fatto sparire, per poi rilasciarmi senza accuse, minacciandomi di non poter raccontare nulla ai mass media e non di non dover sporgere alcuna denuncia a loro carico altrimenti mio padre e mio fratello non sarebbero stati liberati”.

In quell’occasione hanno tenuto prigioniero e nascosto Islam per ben 122 giorni.

“Soltanto in un secondo momento abbiamo saputo che era stato aperto un procedimento giudiziario a suo carico, lo hanno trattenuto di volta in volta per un totale di un anno”, racconta il fratello.

Islam è stato torturato e picchiato. La sua testimonianza è stata utilizzata in una campagna internazionale che alla fine è riuscita a ottenere la sua scarcerazione, dietro una cauzione di 50mila pound egiziani, circa 2.500 euro. Prima di liberarlo, lo hanno nuovamente picchiato e minacciato di non raccontare a nessuno le violenze subite.

La casa dei due fratelli è stata più volte rapinata dalla polizia che senza preavviso e anche quando loro non erano presenti, si è presentata saccheggiando ogni oggetto potesse essere utilizzato contro di loro.

“Islam è uscito dalla prigione ed è stato arrestato poco dopo. La mia famiglia ha anche sporto denuncia contro la procura generale per questo”.

“Nostro padre”, prosegue Nour, “ha cominciato ad avere anche dei problemi di salute molto gravi, ma questo non ha impedito alla polizia di arrestarlo e tenerlo in prigione. Ad aprile, dopo diversi giorni in cui non avevamo più sue notizie, abbiamo appreso che era stato arrestato, condannato ad una multa e a un anno di prigione”.

A ottobre 2017, le autorità liberano temporaneamente il padre dei due ragazzi, malato di cancro, per un’operazione. Poco dopo l’intervento, l’uomo viene rimesso in carcere.

“Nostro padre ha un cancro e dovrebbe stare in ospedale, in un posto dove poter essere curato, ma loro non acconsentono a questa nostra richiesta. Mio fratello Islam ha sofferto molto per questa vicenda e ha riportato i danni psicologici delle torture, della separazione dalla famiglia”, spiega Nour.

“Da settembre 2017, Islam aveva chiuso tutto, anche l’account su Facebook, voleva solo superare questa situazione di salute e quella di nostro padre”.

Il 20 marzo, l’avvocato della famiglia Khalil ha sporto denuncia alla Procura generale egiziana per avere notizie su Islam, almeno sulle sue condizioni di salute.

I giornalisti e gli amici sono in piena attività, anche sui social per avere maggiori informazioni. Su Facebook è attivo l’hashtag #whereisIslam.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini