Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:50
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Cantano, ballano e vanno sullo skateboard: il video di tre donne saudite che chiedono più libertà

Immagine di copertina

La clip musicale ha ottenuto oltre due milioni di visualizzazioni, ma è stata giudicata troppo provocatoria dalle autorità saudite

Abiti dai colori sgargianti, dal celeste cielo al rosa pastello fino al giallo canarino che contrastano con il niqab nero che avvolge i corpi femminili e nasconde i volti di tre donne saudite, protagoniste di un video musicale che sta spopolando sulla rete e che ha raggiunto finora oltre due milioni di visualizzazioni. 

S&D

Su degli skate-board mentre compiono delle acrobazie o su un campo da basket mentre si sfidano in una partita all’ultimo canestro, le donne saudite cantano un brano dal titolo “Hwages”, che s’ispira a una canzone tradizionale scritta in origine dal poeta saudita Soleman bin Shuraim e riadattata nel video musicale come richiamo all’emancipazione delle donne saudite.

Infatti, la parola “Hwages” può essere tradotta in italiano con espressioni come “barriere” o “interdizioni”. Nei suo versi c’è un chiaro richiamo a diverse tematiche sociali e vuole essere un inno contro gli stereotipi in una società rigida e tradizionalista come quella saudita.  

Il video musicale prodotto dalla casa discografica saudita 8ies Studio e girato dal registra Majedalesa, è stato pubblicato su YouTube il 23 dicembre. Ha ricevuto immediatamente un’ampia risonanza sulla rete, attirando numerosi pareri positivi e qualche critica per la sua vena estremamente provocatoria. 

Nel filmato musicale trovano spazio tutti i divieti che le donne saudite sono costrette a rispettare, come guidare un veicolo o altre piccole libertà fondamentali, come uscire da sole senza la presenza di una figura maschile al loro fianco. 

Le protagoniste del videoclip rompono queste imposizioni cantando e ballando, sotto gli sguardi torvi di due uomini con i baffi. Alle scene considerate provocatorie si sommano quelle satiriche come ad esempio il volto cartonato di Donald Trump che compare due volte nel video, che incarna in qualche modo l’islamofobia diffusa. 

(Qui sotto il video delle donne saudite che ballano, cantano e vanno sullo skateboard. Credit: YouTube)

Nel regno saudita le donne devono indossare il niqab o l’abaya (l’abito integrale tradizionale)  che copre loro il volto e tutto il corpo, lasciando scoperti solo gli occhi e le mani. Non hanno nemmeno il diritto di guidare e le poche che ci provano spesso corrono il rischio di essere arrestate dalla polizia religiosa (la muttawa). 

Già nel 2013, le donne saudite si erano mobilitate per rivendicare il loro diritto a guidare, con cartelli e slogan di protesta con su scritto “la guida è una scelta”. Negli ultimi tre anni, non sono mancati appelli e altre forme di protesta. 

Nel settembre del 2016, migliaia di donne hanno levato la loro voce per chiedere la fine del cosiddetto sistema “di tutela” da parte degli uomini. La petizione lanciata dall’attivista Aziza Al-Yousef aveva calamitato l’adesione di oltre 14mila donne saudite. 

Secondo le regole vigenti nel regno saudita, profondamente conservatore, le donne devono infatti avere il consenso di un tutore di sesso maschile, che sia il padre, il fratello o un altro parente, per sposarsi, per ottenere il passaporto, per viaggiare all’estero e spesso anche per lavorare o studiare, anche se non è espressamente previsto per legge. 

In Arabia Saudita c’è bisogno del tutore anche per affittare una casa, per sottoporsi a un intervento in ospedale, per intraprendere una causa legale. Se un “tutore”, definito anche “guardiano”, abusa di una donna o ne limita la sua libertà, è praticamente impossibile fare ricorso alla giustizia. 

Su Twitter l’hashtag in arabo, tradotto come “le donne saudite vogliono abolire il sistema di tutela” è diventato virale dopo la pubblicazione di un rapporto di Human Rights Watch sulla questione. Simbolo della protesta è stato un braccialetto con la scritta “Sono la guardiana di me stessa”. 

Due mesi dopo, il principe saudita Al-Walid bin Talal, membro schietto e provocatorio della famiglia reale, si era espresso esplicitamente a favore del diritto delle donne a guidare le automobili.

Al-Walid si è sempre schierato a favore dei diritti delle donne dell’Arabia Saudita. Il 19 novembre, il principe aveva pubblicato sul suo sito personale una lunga dichiarazione in cui spiegava perché era arrivato il momento di eliminare il divieto imposto alle cittadine del regno.

L’Arabia Saudita è stata paziente e ha consentito alla società di evolversi secondo i propri tempi e desideri”, scrive il principe. Tuttavia, “impedire alle donne di guidare è oggi una questione di diritti, come lo era impedirle di ricevere un’istruzione o avere un’identità indipendente. Sono tutti atti iniqui da parte di una società tradizionale, molto più restrittivi di quanto non sia previsto dai precetti religiosi. Il divieto di guidare è fondamentalmente una violazione dei diritti della donna”, si legge nella lunga dichiarazione. 

Tuttavia, la situazione non sembra essere mutata per quanto riguarda la possibilità per le donne di godere, almeno parzialmente, delle libertà fondamentali. 

A confermare tutto ciò l’episodio risalente agli inizi di dicembre 2016, quando una giovane donna aveva deciso di pubblicare una sua foto senza l’abaya scatenando non solo l’ira degli utenti, ma perfino la reazione delle autorità saudite. Neanche due settimane dopo, la donna responsabile di quell’imprudenza è stata arrestata. 

Ti potrebbe interessare
Esteri / Mistero nella Silicon Valley: scomparsa la figlia 16enne dei fondatori di due piattaforme Big Tech
Esteri / Sabreen, la neonata estratta viva dal corpo della madre uccisa a Rafah, è morta dopo meno di una settimana di vita
Esteri / Allarme di Macron: “L’Europa è accerchiata, può morire”
Ti potrebbe interessare
Esteri / Mistero nella Silicon Valley: scomparsa la figlia 16enne dei fondatori di due piattaforme Big Tech
Esteri / Sabreen, la neonata estratta viva dal corpo della madre uccisa a Rafah, è morta dopo meno di una settimana di vita
Esteri / Allarme di Macron: “L’Europa è accerchiata, può morire”
Esteri / Hezbollah lancia razzi contro Israele: ucciso un civile. Cisgiordania, Idf: "Arrestati due palestinesi armati, preparavano attentati". Usa, media: "La Casa bianca non sanzionerà i battaglioni dell'Idf accusati di aver violato i diritti umani in Cisgiordania"
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Shahed 136: ecco come funzionano i droni usati dall’Iran per attaccare Israele
Esteri / Ma non dimentichiamoci di Gaza: l’offensiva a Rafah potrebbe cambiare tutto