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“Donne legate a un gancio poi stuprate”: la denuncia dell’attivista iraniana Mohammadi

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“Donne legate a un gancio poi stuprate”: la denuncia dell’attivista iraniana Mohammadi

Narges Mohammadi, nota attivista per i diritti umani in Iran, ha scritto una lettera dalla cella del carcere in cui è rinchiusa alla Bbc. Nella missiva Mohammadi ha fornito alla stampa dettagli su come lei e le sue compagne subiscano ogni giorno abusi, violenze sessuali e torture. Pratiche che si sono intensificate da quando è esplosa la rivolta popolare per la morte di Mahsa Amini.

Narges Mohammadi ha raccontato che alcune delle donne arrestate durante le manifestazioni sono state trasferite nella sezione femminile della prigione di Evin. Proprio a Evin, Mohammadi ha potuto incontrarle e raccogliere le loro testimonianze. Un’attivista è stata legata mani e piedi a un gancio sul tettino del veicolo che l’ha portata in carcere. Poi stata violentata dagli agenti di sicurezza.

Mohammadi ha riferito di aver visto cicatrici e lividi sui corpi delle compagne di cella. E ha invitato a denunciare quanto sta accadendo all’interno dei penitenziari.

La lettera di Mohammadi

“Non rivelare questi crimini contribuirebbe al proseguimento dell’applicazione di questi metodi repressivi contro le donne”, ha dichiarato l’attivista. “Le violenze contro le donne attiviste, combattenti e manifestanti in Iran dovrebbero essere riportate ampiamente e con forza a livello globale”.

“Vittoria significa instaurare la democrazia, la pace e i diritti umani e porre fine alla tirannia”, ha scritto l’attivista, certa che le donne iraniane avranno la meglio.

Narges Mohammadi è vicecapo del Centro per i difensori dei diritti umani dell’avvocato premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi. Dal 2011 è stata oggetto di svariate condanne. Attualmente è in carcere con l’accusa di “diffusione di propaganda”. Quest’anno è entrata nella lista della Bbc delle 100 donne “più influenti” del mondo.

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