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Brasile, a Manaus casi Covid quintuplicati in un mese. Msf: “Terapie intensive al collasso”

Immagine di copertina
Credits: Msf

I morti per Coronavirus nello stato di Amazonas, in Brasile, sono passati dai 460 di dicembre ai 2.552 di gennaio. A Manaus sono finiti i posti letto in terapia intensiva e il personale medico non riesce a smaltire le liste di attesa dei pazienti gravi o critici: la denuncia di Msf

Brasile, a Manaus casi Covid quintuplicati in un mese. Msf: “Terapie intensive al collasso”

L’Amazzonia brasiliana sta affrontando una seconda ondata catastrofica di Covid-19. A Manaus, capitale dello stato di Amazonas, tutti i posti letto in terapia intensiva sono pieni e le liste di attesa dei pazienti gravi o critici non sono state smaltite nelle ultime settimane. Lo denuncia Medici Senza Frontiere (Msf), che sin dalla prima ondata porta avanti attività di contrasto alla pandemia nel Paese.

S&D

A gennaio le morti per Covid-19 sono state 2.552, cinque volte di più rispetto a dicembre (460 vittime) e poco sotto i 2.850 morti registrati nel picco della prima ondata nei mesi di aprile e maggio. La saturazione del sistema sanitario a Manaus comporta ritardi o perfino l’impossibilità di effettuare trasferimenti dei pazienti critici dagli ospedali periferici, costretti così ad adottare misure di emergenza per far fronte al numero crescente di malati”, fa sapere la Ong Medico Umanitaria.

Il piano di Msf consisteva nel cercare di “rallentare il flusso di pazienti critici, aumentando le cure intermedie per i casi moderati e gravi”, ma quel piano – dichiara Pierre Van Heddegem, coordinatore dell’emergenza Covid-19 di Msf in Brasile – è fallito” . “Siamo nel pieno del piano B: forniamo cure salvavita in strutture che non hanno un’unità di terapia intensiva e con la preoccupazione quotidiana di rimanere senza ossigeno. Questa seconda ondata di Covid-19 sta travolgendo tutto e tutti, stiamo facendo il possibile per superare ogni giorno. Abbiamo paura di non tenere il passo”.

A Tefé, a pochi giorni di navigazione da Manaus, Msf sta aiutando l’ospedale regionale a diventare centro di riferimento per cure Covid-19, spostando gli altri reparti in edifici vicini, come una scuola. In circostanze normali, questo ospedale rurale trasferirebbe tutti i pazienti critici in ambulanza aerea a Manaus, ma con la maggior parte dei letti Covid-19 pieni deve trovare il modo di curare i pazienti critici in loco.

Per ora la capacità del centro di trattamento Covid-19 è passata da 27 a 67 posti letto, superando ogni limite. Il team di Msf ha svolto sessioni di formazione ai medici e infermieri che si occupano di pazienti Covid-19 critici e con necessità di ossigeno, il cui apporto è una preoccupazione costante.

“A Tefé raschiamo il fondo ogni giorno” continua Van Heddegem di MSF. “Ci sono stati giorni in cui siamo arrivati molto vicini a una situazione disastrosa”. Un nuovo generatore di ossigeno è stato appena installato dalle autorità, ma al ritmo di utilizzo attuale, anche il nuovo strumento potrebbe non fornire ossigeno a sufficienza per tutti i pazienti. Msf è in azione per importare con urgenza decine di concentratori di ossigeno per colmare parte delle lacune di Tefé e Manaus.

A Manaus, Msf supporta l’unità di emergenza José Rodrigues (UPA) che dovrebbe fornire solo un livello di assistenza intermedia, curando i pazienti che non necessitano di un ricovero ospedaliero. Ma come a Tefé, con i posti letto al completo nell’ospedale Covid-19 di Manaus, questo centro deve ora trovare il modo per curare anche i pazienti positivi più gravi.

“L’unità d’emergenza era satura e mancavano dottori, infermieri e protocolli di terapia intensiva” afferma Fabio Biolchini Duarte, coordinatore di MSF a Manaus. “Inizialmente l’unità aveva 18 letti e 45 pazienti, praticamente era diventato un ospedale Covid-19. È una delle strutture sanitarie in cui sono morti diversi pazienti per mancanza di ossigeno”.

La Ong denuncia poi le gravi condizioni psicologiche in cui vertono gli operatori: “Il personale medico e non medico che lavora in questa unità di emergenza e negli ospedali più grandi subisce un carico emotivo sempre maggiore vedendo morire pazienti ogni giorno”. Per questo Msf fornisce supporto psicologico anche nell’ospedale più grande di Manaus, l’Hospital 28 de Agosto, dove un team medico aveva già fornito assistenza durante la prima ondata.

Gli operatori sono incredibilmente dediti ma sono anche esausti” afferma la psicologa Andréa Chagas. “Molti di loro non trovano pace nemmeno a casa poiché hanno parenti malati o hanno perso i propri cari. La velocità e l’intensità degli eventi non lasciano spazio per elaborare così tante emozioni”. Nello stato di Amazonas, Msf gestisce o supporta quasi 100 posti letto Covid-19, attività che assorbe la maggior parte delle capacità del team di emergenza, che porta comunque avanti alcune attività di prevenzione.

Le équipe di promozione alla salute sono in azione per intervenire in punti strategici a Manaus, diffondendo linee guida per l’igiene, la distanza sociale e i test. L’obiettivo è garantire diagnosi rapide e follow-up per i pazienti positivi al Covid-19 per evitare l’aggravarsi delle loro condizioni. Msf ha esortato con successo le autorità sanitarie di Tefé e di São Gabriel da Cachoeira a utilizzare i test antigenici rapidi e continua a sollecitare anche le autorità di Manaus e di altre aree colpite a fare meno uso dei test sierologici, generalmente più utilizzati in Brasile.

Un’équipe di Msf è in azione a São Gabriel da Cachoeira, dove la situazione sembra stabile ma è necessaria un’attenzione continua. Il team sta supportando il centro sanitario per la cura dei pazienti positivi al Covid-19 e gli educatori sanitari stanno fornendo linee guida su igiene e distanziamento sociale nei barracões, luoghi in cui alloggia la popolazione indigena quando si reca in città.

Questo dovrebbe consentire il monitoraggio dell’infezione anche tra le popolazioni indigene. Infine, le équipe di MSF si stanno preparando per una possibile ondata di Covid-19 a Boa Vista, la capitale del vicino stato di Roraima.

Leggi anche: Covid, la “variante brasiliana” fa paura: in Amazzonia ospedali al collasso
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