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Home » Esteri

Cosa pensa il presidente siriano Bashar al-Assad di Trump

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Secondo Assad, se Trump mantiene le promesse fatte in campagna elettorale sarà un alleato naturale di Damasco, ma anche di Mosca e Teheran, ma rimane cauto nel giudicarlo

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato che spera di trovare nel presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump un alleato nella lotta al terrorismo, ma ha aggiunto di voler essere cauto nel giudicarlo.

S&D

Parlando alla televisione di stato portoghese, Assad ha detto che se Trump terrà fede alla sua promessa, fatta durante la campagna elettorale, di combattere il terrorismo sarà un alleato naturale di Damasco, ma anche di Mosca e Teheran, entrambe schierate al suo fianco. 

Tuttavia, il presidente siriano ha anche aggiunto di non essere certo che il tycoon newyorkese manterrà la parola perché all’interno dell’amministrazione e nei media mainstream americani ci sono forze che si oppongono alla sua visione e potrebbe non essere in grado di eluderle.

Assad non ha mancato di tirare una stoccata agli Stati Uniti perfettamente coerente con lo storico antiamericanismo siriano: “Credono di essere i poliziotti del mondo. Pensano di essere i giudici del mondo. Non è così”.

Ma ha pure attaccato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che sostiene i ribelli ma osteggia quelli di etnia curda, chiamandolo una “persona malata”, un “megalomane che ha perso il contatto con la realtà”.

Trump ha espresso in passato l’opinione che sia “folle” pensare di combattere contemporaneamente le forze governative siriane e i miliziani dell’Isis e che dichiarare guerra a Damasco potrebbe innescare un conflitto con la Russia.

L’attuale posizione degli Stati Uniti rispetto alla Siria è di combattere attivamente il sedicente Stato islamico, che ha a Raqqa la sua capitale de facto siriana, e fornire assistenza ai ribelli siriani moderati.

Tuttavia, Assad considera tutte le fazioni ribelle terroriste e Trump ha manifestato l’intenzione di rivalutare il sostegno alle milizie che si oppongono a Damasco perché, ritiene, non si hanno certezze circa la loro affidabilità.

La Bbc riporta che lunedì scorso l’esponente repubblicano John McCain ha attaccato Trump dicendo che il prezzo da pagare per riallacciare i rapporti con la Russia sarebbe il massacro del popolo siriano. Una contropartita inaccettabile.

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