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    Coronavirus, perché solo in Italia gli anziani sono più colpiti degli altri

    Credits: Pavlo Gonchar/SOPA Images via ZUMA Wire
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 16 Mar. 2020 alle 16:19 Aggiornato il 16 Mar. 2020 alle 16:47

    Coronavirus, perché gli anziani sono i più colpiti in Italia e non in altri Paesi

    Il Coronavirus, in Italia, sta colpendo soprattutto i più anziani: anche per questo motivo il tasso di mortalità a causa dell’epidemia di Covid-19, secondo gli ultimi dati della Protezione civile, è arrivato intorno al 6 per cento. Un dato veramente alto, soprattutto se lo si rapporta con quello di altri Paesi del centro e del nord Europa. In Norvegia, Danimarca o Germania, infatti, la percentuale dei morti rispetto ai contagiati orbita ancora intorno allo zero. E soprattutto, in diversi casi, i morti sono giovani e non anziani.

    Questa tendenza è stata confermata anche dai numeri pubblicati da Andreas Backhaus, economista del Federal Institute for Population Research: secondo i suoi studi, in Italia due persone su tre a cui è stato diagnosticata l’infezione da Coronavirus ha più di 60 anni. In Germania lo era solo una su dieci. Partendo da questo presupposto, i ricercatori Moritz Kuhn e Christian Bayer – economisti dell’Università di Bonn – hanno cercato di capire i motivi per cui in Italia la popolazione anziana è più colpita dal Coronavirus, mentre in altri Paesi questo fenomeno avviene con un’intensità minore.

    I risultati della loro indagine empirica sono stati pubblicati sul sito ProMarket.org, creato dallo Stigler Center, il centro di ricerca guidato dal professor Luigi Zingales presso la University of Chicago – Booth School of Business e diretto dal giornalista italiano Stefano Feltri. I motivi dei maggiori contagi tra gli anziani in Italia hanno a che fare con le integrazioni sociali del nostro Paese, molto diverse da quelle degli Stati del Nord Europa.

    In Italia, hanno spiegato Kuhn e Bayer, gli anziani sono maggiormente integrati nella vita dei più giovani. Quindi le opportunità di contatto sono molte di più. Basti pensare, ad esempio, che in Italia le persone che vivono ancora in casa con i genitori sono molte di più rispetto alla Germania o ai Paesi scandinavi. “Un altro esempio – ha aggiunto Bayer in un’intervista all’Agi – sono i bambini che tornano da soli a casa dopo scuola e non c’è bisogno della nonna o del nonno che li vanno a prendere. Se gli anziani sono meno integrati, è meno probabile che prendano il virus importato tramite contatti di lavoro”.

    Al contrario, i Paesi del nord Europa hanno strutture sociali diverse, con interazioni che avvengono maggiormente tra persone di età simile, che si ritrovano tra loro sul posto di lavoro, nelle scuole, o nei centri per anziani. Più difficilmente, qui, ci sono anziani che vivono con figli e nipoti. Questo, tuttavia, non è un problema solo italiano: anche la Spagna, spiegano i ricercatori, ha un modello familiare simile a quello nostrano.

    Kuhn e Bayer, infine, hanno voluto lanciare un monito all’Italia: “Quando questa onda di virus sarà passata – hanno spiegato all’Agi – non ci sarà subito un vaccino disponibile, dunque potrebbe esserci una seconda ondata. Per rendere più stabile il sistema sanitario sarà allora importante limitare il ruolo degli anziani nell’interazione quotidiana di famiglia anche se è dura”.

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