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Home » Esteri

Brasile, mandati d’arresto anche per i finanziatori dell’assalto al Parlamento: “Vogliamo Bolsonaro in prigione”

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I disordini in Brasile con l’assalto da parte di decine di migliaia di persone agli edifici del potere nella Capitale hanno portato ai primi mandati d’arresto per chi ha organizzato l’evento, emessi dalla polizia federale e resi noti al pubblico dal nuovo ministro della Giustizia del governo Lula, Flavio Dino.

In dieci Stati del Paese ci sono persone sospettate di avere legami economici con le menti dietro il tentato colpo di Stato di domenica a Brasilia. Secondo il quotidiano Estadao i sospettati avrebbero finanziato il noleggio di autobus per portare gli estremisti sostenitori di Bolsonaro nei pressi del Palácio do Planalto, nel piazzale dove si trovano la sede della residenza presidenziale, del Parlamento brasiliano e della Corte suprema.

I nomi degli interessati non sono stati resi noti, il ministro Dino ha affermato che la responsabilità di quanto accaduto riguarda anche coloro che non erano presenti agli assalti, come organizzatori e finanziatori. Tra la folla anche il nipote di Bolsonaro, Leonardo Rodrigues de Jesus, che ha postato domenica sul suo profilo Instagram diversi video e foto che lo ritraggono in mezzo alla marea umana che ha circondato il Congresso brasiliano.

Il presidente Lula ha tenuto un incontro con i governatori dei 24 Stati del Brasile, dopo il Consiglio dei ministri di emergenza convocato ieri. Intanto nel Paese decine di migliaia di persone hanno invaso ieri le strade e le piazze delle principali città per manifestare a favore della democrazia.

Molti dei dimostranti erano vestiti di rosso, il colore del Partito dei Lavoratori di Lula: tantissimi chiedevano “giustizia”, con cartelli come “nessuna amnistia per i golpisti” o “Bolsonaro in prigione”.

L’ex presidente è in questo momento ricoverato in Ospedale all’Advent Health Celebration, in Florida, per “forti dolori addominali”: il suo medico ha riferito che si tratta di una occlusione intestinale “non grave”.

Per il momento gli Stati Uniti non hanno ricevuto alcuna richiesta ufficiale su una possibile estradizione, mentre il Congresso brasiliano istituisce una commissione d’inchiesta per accertare le sue responsabilità su quanto accaduto.

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