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Home » Esteri

Ucraina: il giornalista russo Arkady Babchenko, dato per morto, è invece vivo

Immagine di copertina
Arkady Babchenko aveva 41 anni. Credit: Afp

Il reporter, 41 anni, duro oppositore del Cremlino, ha simulato il proprio assassinio d'accordo con la polizia ucraina nell'ambito di una inchiesta sulle minacce di morte a suo carico

Il giornalista russo Arkady Babchenko, dato per morto dai media di tutto il mondo, è invece vivo.

Nella mattina di oggi, mercoledì 30 maggio 2018, è stata diffusa la notizia che il reporter, duro oppositore del Cremlino, era stato ucciso in Ucraina, dove si era trasferito dopo aver subito minacce di morte nel suo paese.

Babchenko, 41 anni, è invece apparso a sorpresa nella conferenza stampa organizzata dalla polizia ucraina per dare notizie sul caso.

Il giornalista ha simulato il proprio assassinio d’accordo con la polizia ucraina nell’ambito di una inchiesta sulle minacce di morte a suo carico.

Il piano, che era stato organizzato da più di un mese, aveva come obiettivo catturare coloro che volevano effettivamente uccidere il reporter.

Il capo dei servizi di sicurezza ucraini, Vasyl Hrytsak, ha annunciato l’arresto della ‘mente’ che voleva assassinare Babchenko.

Il reporter non aveva rivelato il piano nemmeno a sua moglie, che dopo la notizia della morte era caduta in stato di choc.

Secondo quanto era emerso, il reporter è stato trovato sanguinante dalla moglie davanti all’ingresso del condominio dove abitava, a Kiev, ed è morto poco dopo a bordo dell’ambulanza che lo stava trasportando d’urgenza all’ospedale.

La polizia ha spiegato che l’uomo era stato colpito alla schiena da una serie di colpi d’arma da fuoco.

Il capo della polizia di Kiev, Andriy Kryshchenko, aveva riferito ai media locali di sospettare che il giornalista sia stato ucciso a causa delle sue “attività professionali”.

Ex soldato nella guerra in Cecenia ed ex corrispondente di guerra, Babchenko ha più volte duramente criticato la politica della Russia in Ucraina e Siria.

È stato denunciato da alcuni politici filo-governativi russi per i suoi commenti sui social media sul bombardamento russo di Aleppo nella guerra in Siria e per aver accusato Mosca di aggressione nei confronti dell’Ucraina.

Nel 2012 ha partecipato alle elezioni non ufficiali organizzate dall’opposizione russa.

Nel 2016, dopo aver scritto di un aereo militare russo precipitato nel Mar Nero, ha riferito di aver ricevuto minacce di morte e aveva lasciato il paese.

Prima si è trasferito a Praga, in Repubblica Ceca, poi a Kiev.

Le autorità ucraine avevano anche diffuso un identikit dell’uomo sospettato di aver ucciso il giornalista: si tratta di un uomo di circa 40-45 anni, con una barba grigia e un berretto.

Il parlamentare ucraino Anton Herashchenko aveva detto che il giornalista era andato a comprare del pane e che l’assassino lo stava aspettando vicino al suo appartamento.

Il primo ministro ucraino Volodymyr Groysman aveva descritto Babchenko come un “vero amico dell’Ucraina, che stava raccontando al mondo l’aggressione russa”.

“Gli assassini dovrebbero essere puniti”, aveva detto il premier.

“Il regime di Putin prende di mira coloro che non si lasciano intimidire”, aveva scritto su Facebook Anton Gerashchenko, parlamentare ucraino e consigliere del ministro degli Interni.

Il Ministero degli Esteri della Russia, ignaro di tutto, aveva invece rilasciato una dichiarazione: “Chiediamo alle autorità ucraine di compiere ogni sforzo per indagare tempestivamente”, recita la nota.

Il Ministero aveva anche espresso le sue condoglianze alla famiglia e agli amici di Babchenko.

Due anni fa il giornalista bielorusso Pavel Sheremet, noto per le sue critiche nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e la sua amicizia con il leader dell’opposizione russa ucciso Boris Nemtsov, rimase a sua volta ucciso nell’esplosione di un’autobomba nel centro di Kiev.

Lo scorso 16 aprile il giornalista investigativo russo Maxim Borodin, 32 anni, è morto dopo essere caduto dal quinto piano del palazzo dove abitava.

Persone a lui vicine, però, ritengono che non si sia trattato di un incidente.

Borodin stava indagando sulla morte di alcuni mercenari russi in Siria.

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