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In Angola l’omosessualità non è più un reato

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Credit: RAJESH JANTILAL / AFP

In Angola è stato abolito il reato di omosessualità. Il parlamento del paese ha adottato il primo codice penale dall’indipendenza del 1975, e ha abolito la dicitura “vizi contro natura” dalla legge. Il parlamento è andato anche oltre: in Angola è punibile con il carcere fino a due anni la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Chiunque rifiuti di assumere o fornire servizi a persone in base al loro orientamento sessuale può essere condannato a due anni di carcere.

La legge è stata votata da 155 parlamentari, sette si sono astenuti e uno ha votato contro. Dal 2017 l’Angola è guidata dal presidente João Lourenço, che ha preso il posto di Jose Eduardo dos Santos, al potere per quasi 40 anni. Lourenco ha preso le distanze dal suo predecessore, avviando un cambio di rotta significativo nella tutela dei diritti umani e delle relazioni internazionali del paese.

“Ora bisogna battersi perché anche gli altri 69 paesi nel mondo in cui le relazioni omosessuali sono criminalizzate seguano l’esempio dell’Angola”, ha dichiarato Human Rights Watch, che si batte da anni per abolire i reati di omosessualità nel mondo.

Chi è Joao Lourenço

Nato a Lobito e formatosi in Unione Sovietica, Lourenço è diventato leader del partito di governo Mpla da quando dos Santos si è dimesso. L’ex militare 63enne è un alleato dell’ex presidente sin dai tempi della guerra di liberazione dal Portogallo.

In campagna elettorale Lourenço si è impegnato a rafforzare la crescita e a combattere la corruzione. Il nuovo presidente eredita però un’economia in piena recessione, con un’alta inflazione e una forte disoccupazione e una società afflitta da profonde disuguaglianze.

Nonostante il paese figuri tra i maggiori esportatori africani di idrocarburi, in particolare di petrolio, i poveri del paese non hanno beneficiato dei proventi di queste vendite. Il Pil pro capite angolano resta molto più basso rispetto a quello dei paesi più sviluppati.

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