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Home » Economia

“Vi spiego perché questa è una manovra pessima”: a TPI l’economista Puglisi smonta la scelta del deficit al 2,4 per cento

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Il 27 settembre 2018 il governo ha programmato di fissare per il 2019 il rapporto deficit/Pil al 2,4 per cento.

S&D

La nota di aggiornamento (Qui il testo, punto per punto) contiene tutti i tre principali punti del contratto di governo sottoscritto dai due partiti di maggioranza, Movimento Cinque Stelle e Lega: introduzione del reddito di cittadinanza e della flat tax e superamento della legge Fornero sulle pensioni.

La manovra del Popolo, che sarà presentata entro il 15 ottobre, ha un valore di oltre 30 miliardi di euro, di cui 17 per pensioni e redditi. (Qui un glossario, un manuale per conoscere calendario e termini della manovra finanziaria)

Il reddito di cittadinanza, che partirà dalla seconda metà del 2019, prevede una spesa di 10 miliardi, mentre per le pensioni sono necessari altri 7 miliardi.

A questi si aggiungono dai 3,5 ai 4,5 miliardi per il pacchetto fiscale. Questa spesa porterà il rapporto deficit/Pil al famigerato 2,4 per cento (Qui abbiamo spiegato cosa significa). 

Il governo, in particolare il Movimento Cinque Stelle che del reddito di cittadinanza ha fatto il suo cavallo di battaglia, dice che il sussidio sarà destinato a 6 milioni di italiani.

Inizialmente saranno stanziati 10 miliardi, che riguarderanno circa 6,5 milioni di persone che attualmente si trovano sotto la soglia di povertà. Altri 2 miliardi serviranno alla riforma dei centri per l’impiego, che dovranno gestire le pratiche amministrative.

Ma che effetti avrà questa manovra? Cosa significherà per l’Italia? TPI lo ha chiesto a Riccardo Puglisi, professore associato di economia all’università di Pavia.

Professor Puglisi, cosa implicherà per l’Italia un deficit al 2,4 per cento? È vero come dicono M5s e Lega che favorirà la crescita? Che la “manovra del popolo” eliminerà la povertà?

Secondo la teoria economica potresti avere degli effetti espansivi da una manovra in deficit nella misura in cui c’è più spesa pubblica e dall’altra parte ci sono degli sgravi fiscali tipo la flat tax, per cui a qualcuno viene voglia di comprare di più. E questo potrebbe valere anche per il reddito di cittadinanza.

Dall’altra parte però bisogna stare attenti e vedere se questi effetti ci saranno nel lungo termine, cioè se non si tratti soltanto di qualche effetto nel breve termine, solo per quest’anno o per l’anno prossimo.

Il rischio è che nel lungo periodo ci siano degli effetti negativi dovuti al fatto che è più costoso per lo Stato farsi prestare i soldi. Quindi lo Stato alla fine si trova ad avere problemi nel piazzare i propri titoli di stato perché sono più rischiosi.

Dall’altra parte, con tassi di interesse elevati c’è meno spazio per fare altre manovre espansive perché una parte della spesa va già in interessi.

Ma anche gli effetti espansivi del breve termine potrebbero essere compensati negativamente o annullati dall’incertezza vissuta dai cittadini che a un certo punto non sanno cosa succede, quanto dureranno gli sgravi fiscali, o quanto il reddito di cittadinanza possa essere un elemento permanente.

In un clima di incertezza i cittadini potrebbero decidere piuttosto di risparmiare invece che spendere, e di non spingere di conseguenza i consumi e la domanda.

Anche le imprese potrebbero agire nella stessa maniera e decidere di aspettare e investire di meno.

Tutti questi elementi di incertezza fanno sì che si vada in direzione opposta rispetto all’effetto espansivo del deficit. Con un livello di debito pubblico come il nostro dovremmo preoccuparci di fare spesa pubblica dove è verosimile che gli effetti siano più grossi, ovvero sia con gli investimenti pubblici. Non è chiaro di questa manovra quanti siano gli investimenti pubblici in più.

Quando arriverà il conto da pagare? E chi lo pagherà?

Se io, Stato, spendo e aumento la differenza tra quanto spendo e quanto incasso, devo farmi finanziare.

Devo aggiungere questo importo, il deficit, al debito pubblico, e dall’altra parte devo stare attento al fatto che ogni anno devo farmi finanziare anche la parte che devo rimborsare per quell’anno.

La questione è che se l’effetto dell’aumentare il debito è più grande dell’aumento del Pil, il debito pubblico cresce, non scende, e questo va a danno delle generazioni future.

Reddito di cittadinanza: cosa non torna nella manovra? I 10 miliardi cosa potranno fare?

Ci vogliono tante risorse per finanziare il reddito di cittadinanza, e da quello che emerge queste risorse vengono prese dal deficit. Io, Stato, mi sto facendo prestare i soldi anno per anno per finanziare questo trasferimento.

Molto più sensato sarebbe stato ridurre altre spese per finanziare il reddito di cittadinanza. In breve, conta da dove vengono trovate le risorse per il reddito di cittadinanza, comunque sia congegnato.

Un conto è far venire queste risorse da minori spese altrove, e non mi sembra questo il caso, un conto è farle venire dal deficit, ciò farsi prestare i soldi.

Non so quanto durerà questo governo, sono curioso di vedere quando la Lega vorrà staccare la spina. In questo momento mi sembra più un accettare le spinte di Di Maio per evitare che il governo cada nel 2018 ma nulla esclude che il governo cada nel 2019.

Questo provvedimento è costoso, è un provvedimento assistenziale. Lottare contro la povertà è una cosa sensata, ma dipende da dove vengono le risorse.

Il fatto che il fine sia buono non giustifica i mezzi cattivi, se non pessimi, cioè il deficit. Per finanziare il reddito di cittadinanza devi tagliare altre spese improduttive, oppure alzare le tasse, ma certamente non fai il deficit.

Qual è stato il senso della posizione di Tria?

Tria ha fatto un discorso di male minore. Di fronte alla volontà univoca di Lega e Cinque Stelle di arrivare al 2,4 per cento di deficit ha deciso di dire di sì lottando il più possibile.

Se si dimettesse il debito sarebbe ancora peggiore dal punto di vista della fiducia degli investitori in Italia. Altro che spread a 300.

Il 15 ottobre a Bruxelles cosa succederà?

Senza dubbio critiche alla manovra, che è una manovra che si discosta dalla direzione di andare verso il pareggio di bilancio ma va nella direzione di aumentare il deficit, tra l’altro non per spese produttive in larga parte. C’è rischio di infrazione. Temo che nel governo si cercherà di fare le vittime.

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