“Santiago. Storia di un uomo che fece di un muro un passaggio”: su TPI un estratto del nuovo romanzo di Anna Paola Lacatena

“Santiago. Storia di un uomo che fece di un muro un passaggio” è il nuovo romanzo firmato da Anna Paola Lacatena, sociologa presso il Dipartimento
Dipendenze Patologiche di Taranto e componente del Comitato Scientifico della Società Italiana delle Tossicodipendenze. In anteprima su TPI un estratto del libro edito da Affiori.
Fai il bravo papà con i soldi che togli ai figli della gente come me, compragli tre, cinque, dieci paia di scarpe firmate a quel coglione del tuo ragazzo. Mettigli gli euro in tasca, perché da lui ci andiamo a riprendere quello che ci appartiene. Svegliati bravo genitore, a quello stesso coglione gliela vanno a vendere le persone come me la coca. E, poi, tocca a lui rifornire gli amici.Svegliati papà dell’anno: se ti piace definirmi spacciatore, lui non è da meno! In un modo o nell’altro qualcosa me la dovete.Se ti faccio paura per il mio andarti contro apertamente, non mi fai meno paura con il tuo fanculo il quartiere.Non guardarmi dall’alto in basso, però, pensando che ho scelto la strada più facile. Non c’è niente di facile nella mia vita e per viverla devo metterci molto più coraggio di te.Mi dispiace per mia madre. Non merita di vedere la foto di suo figlio sul giornale.Doveva portarmi via.Mio padre se n’è andato e lei si è messa con un altro. Se c’era di peggio, l’ha trovato. Il padre di mia sorella. Pochi anni e se n’è andato pure lui. Se ne vanno tutti: adesso tocca a me lasciarti da sola. Mi dispiace per Samantha. Odierà gli uomini come sua madre, ma proverà a tenerseli con la paura e, per questa stessa ragione, finirà per perderli.
Sinossi
“Santiago” è la storia dell’omonimo venticinquenne operaio precario, nato in un “quartiere” periferico di Taranto, città a vocazione industriale, che, nel maggio del 2006, viene arrestato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
Condotto in carcere, imparerà a conoscere aspetti problematici e dinamiche proprie dei contesti della detenzione, barcamenandosi tra sovraffollamento, scarse condizioni igieniche, difficoltà a rapportarsi con chi percepisce come Altro da sé. Santiago conoscerà un uomo, Vittorio detto Mimosa, che entrerà nella sua vita in maniera inattesa, stravolgendola.
Nel confronto con Mimosa e con gli altri compagni di cella, il protagonista scoprirà, ricorrendo di tanto in tanto all’ironia, sé stesso e le proprie radici, passando attraverso vissuti abbandonici e traumatici.
Nell’arco di otto giorni, il tempo imposto dalla burocrazia per accertare che non è un reato penale ma un illecito amministrativo quello al quale Santiago deve rispondere, questi compirà un viaggio di crescita, attraversando per la prima volta tutto il suo vissuto.
Dal brutto di un posto come il carcere Santiago riceverà la spinta verso l’emancipazione da dinamiche comportamentali e intrapsichiche distruttive.
Espediente della narrazione è far partire la vicenda dalla fine, circa quattro anni dopo l’esperienza raccontata. Il lettore ne coglierà il senso solo quando ritroverà quella stessa parte a conclusione della storia.