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Home » Cultura

“Sbatti il mostro in prima pagina” e Ignazio La Russa: il commento di Marco Bellocchio sul neo presidente del Senato

Immagine di copertina
Un giovanissimo Ignazio La Russa – nominato ieri presidente del Senato –  compare nella scena iniziale del film di Marco Bellocchio “Sbatti il mostro in prima pagina”. Il regista riprese il comizio durante una manifestazione a Milano. I partecipanti erano missini, monarchici ma anche liberali e democristiani, appartenenti alla cosiddetta ‘Maggioranza silenziosa’, un movimento politico anti-comunista. L’anno era il 1972, La Russa aveva 25 anni e dal 1971 era il responsabile del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Di questo, dell’elezione a presidente del Senato e del futuro che si aspetta, ne abbiamo parlato con Marco Bellocchio, il regista.
Cosa pensa di queste elezioni?
Sono rimasto un po’ indifferente a queste elezioni.

Se l’aspettava che 50 anni dopo (il film “Sbatti il mostro in prima pagina”, ndr.) quel giovane missino sarebbe arrivato alla seconda carica dello Stato?
Certo che no, non è che ci pensassi, né io ci ho pensato per 50 anni. È arrivato. Mi sembra innocuo, non mi sembra che possa instaurare il regime fascista. Semmai quell’altro, Fontana, è più giovane, più reazionario, lo vedo peggio. Però di solito le persone quando vanno al potere si ammorbidiscono, devono mediare.

S&D

Perché il “potere logora chi non ce l’ha”?
Penso che logori anche chi ce l’ha.

Come mai all’epoca scelse quelle immagini?
Stavo girando “Sbatti il mostro in prima pagina”, era un clima di grande agitazione, la politica era una cosa che coinvolgeva molto i giovani, c’erano ideali, il comunismo, il marxismo, la rivoluzione. Mentre giravamo il film – per la cui sceneggiatura avevo chiesto la collaborazione di Goffredo Fofi – riprendemmo alcune immagini perché potessero diventare di repertorio, c’erano le elezioni imminenti, e per puro caso filmammo il palco dell’MSI in cui c’era La Russa, ma io non sapevo neanche chi fosse. Poi, molti anni dopo, qualcuno lo ha riconosciuto. Ricordo in quei mesi filmammo anche i funerali di Feltrinelli, era un clima incandescente.

Per il ministero della Cultura avrebbe un nome da suggerire?
No, non ce l ‘ho. Non sono così catastrofico. E’ chiaro che il governo di destra cercherà di non inimicarsi tutto un popolo geneticamente e tiepidamente di sinistra che è pieno di idealisti ma che poi pensa anche agli affari suoi. E a cui interessa soltanto che tutta una serie di benefici restino elargiti al cinema. Benefici che sono tanti, c’è un grande boom, per cui c’è questa cosa paradossale della piena occupazione; arrivano anche dall’estero, tutti si improvvisano attori per godere di una serie di vantaggi, e quindi sperano che il nostro ministro della Cultura non dirotti verso altre attività tutti i vantaggi che ha il cinema, la televisione, lo spettacolo in generale.

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