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L’esordio letterario di Giulia Ciarapica, l’intervista a TPI: ” Leggere e scrivere credo siano il destino della mia vita”

Immagine di copertina
Courtesy©2019RINO BIANCHI

L’anno scorso ha pubblicato “Book Blogger”, una piccola guida per addentrarsi nei meandri del libro sul web, e domani invece debutta con il suo primo romanzo “Una volta è abbastanza”.  Giulia Ciarapica arriva in libreria il 2 aprile (2019) per raccontare una storia delicata che attraversa il tempo e lo spazio. Il suo è un romanzo familiare che sceglie come protagoniste due sorelle combattive, la cui storia è impreziosita da tante altre donne che hanno dovuto assaporare il retrogusto amaro della vita nelle complicazioni del dopoguerra.

Nata come blogger e collaboratrice per il “Foglio” e il “Messaggero”, prima ancora di essere una scrittrice, Giulia è un’assidua lettrice (e a testimoniarlo sono le citazioni di celebri autori all’interno di “Una volta è abbastanza”).

In vista dell’uscita del suo primo romanzo, noi di TPI abbiamo intervistato in esclusiva la giovane autrice italiana, originaria di Casette d’Ete (dov’è ambientata la sua storia).

Questo è il tuo primo romanzo, com’è stata la strada da percorrere fino a questo punto?

“Il mio percorso di scrittura è stato piuttosto “semplice”, diretto, quasi naturale dal punto di vista dell’ispirazione, dell’organizzazione della storia e dei personaggi, ma al contempo molto profondo e a tratti perfino doloroso. Mi emoziona sempre parlare e scrivere del passato, anche se si tratta di qualcosa che non ho potuto vivere in prima persona; è stato bello provare a dipingere una piccola, selvaggia e silenziosa provincia del centro Italia appena uscita dal secondo conflitto mondiale, ed è stato altrettanto bello sentirsi parte di quella Storia, con tutti i suoi protagonisti”.

Tre aggettivi per descriverti a chi non ti conosce?

“Mi definirei di sicuro una grande nostalgica (la nostalgia per il passato di cui ti parlavo poco fa è una caratteristica della mia personalità, forse addirittura del mio carattere), energica, senza dubbio, e inguaribilmente ottimista. Sono quella del bicchiere mezzo pieno, insomma, nonostante una latente e persistente malinconia di fondo”.

Leggendo la trama del tuo romanzo, mi è sorto spontaneo pensare un po’ all’atmosfera de L’amica geniale. Era una suggestione intenzionale?

“L’accostamento mi riempie di orgoglio anche se no, non è stata una cosa intenzionale. Anzi, ti dirò di più. La quadrilogia de L’amica geniale l’ho letta per la prima volta lo scorso gennaio, dopo aver visto la serie tv di Saverio Costanzo, quando il mio romanzo era già bello che finito; ero scettica nei confronti di questa saga perché della Ferrante avevo già letto L’amore molesto e I giorni dell’abbandono ma non avevano lasciato traccia, quindi non ero curiosa di leggere gli altri libri. Poi, galeotta fu la serie tv e da lì ho praticamente divorato tutti e quattro i volumi in quindici giorni. Ad ogni modo, a parte qualche piccola similitudine concettuale, parliamo di due cose molto diverse”.

Da dov’è nata l’idea di Annetta e Giuliana, due donne forti ingabbiate nelle difficoltà del dopoguerra italiano?

“L’ispirazione viene dalle figure femminili della famiglia di mia madre, infatti Giuliana è mia nonna. Sono entrambe realmente esistite, avevano due caratteri molto forti, ognuna a suo modo. Giuliana forse più timorosa, Annetta di certo più spavalda e intraprendente, ma tutte e due hanno saputo sempre inventarsi e reinventarsi con grande scaltrezza, dipingendo il futuro di fronte a loro con un indiscutibile coraggio”.

Il romanzo d’esordio di Giulia Ciarapica
Sei un po’ più Giuliana o un po’ più Annetta?

“Annetta, senza dubbio. Di me, in lei, ci sono molte cose: l’intraprendenza, l’ironia, la prepotenza, la passionalità e soprattutto il carattere fumantino. Amo follemente questo personaggio, che sa il fatto suo e ha una grande voglia di indipendenza”.

Quanto c’è di reale nel tuo romanzo?

“Di reale c’è praticamente tutta la base di partenza: i personaggi prendono le mosse dai componenti della mia famiglia, anche se poi, come è ovvio, il tutto è stato ampiamente romanzato. Per quanto riguarda la parte sociale e lavorativa, industriale della storia, è tutto rigorosamente vero: la nascita dei laboratori dei calzolai, poi le prime piccolissime aziende, così come sono reali le ambientazioni, i paesaggi silenti delle Marche, il paese in cui si svolge l’intera storia, Casette d’Ete, dove attualmente ancora vivo”.

Prima di essere una scrittrice, tu sei una lettrice. Cos’è che cerchi in un libro solitamente per far sì che ti resti dentro?

“Di un libro mi restano dentro le atmosfere, i dialoghi, i personaggi. Mi lascio travolgere dalla storia e dal suo stesso profumo, dai dettagli, dai gesti più piccoli, insignificanti, di tutti i suoi protagonisti. Un libro ti entra dentro in mille modi, per motivi diversi a seconda del momento in cui lo leggi. Ma soprattutto ti resta dentro quando ha qualcosa di importante da dire”.

Ultima domanda: cosa ti aspetti dal futuro (editoriale e non)?

“Dal futuro nulla, perché ho imparato a non aspettarmi niente dagli altri. Da me, invece, mi aspetto molte cose, una su tutte quella di proseguire – con costanza, impegno, sacrificio e tanta passione – la via che ho intrapreso, perché leggere e scrivere credo siano il destino della mia vita”.

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