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Zerocalcare: “Non mi stupisce che intellettuali non mi leggano”

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

L’8 dicembre il fumettista Zerocalcare ha raccontato la sua storia e il percorso che lo ha portato a realizzare la serie Netflix di successo Strappare lungo i bordi in un dibattito con la scrittrice Chiara Valerio durante Più libri più liberi. Per l’occasione l’auditorium della Nuvola era tutto esaurito.

“Avremmo voluto fare l’intervista in francese, ma il mio non è tanto buono e così parleremo in romano sperando che la Crusca non se ne dolga” ha esordito Valerio, facendo riferimento alle polemiche sull’uso nella serie di Zerocalcare del dialetto romano. “Sei diventato – aggiunge la scrittrice – l’icona di una generazione dai 5 ai 90 anni ma si è scoperto che nessuno degli intellettuali italiani ti aveva letto”.

Il fumettista dice di non essere sorpreso: “Ma nessuno legge le cose mie però sono preoccupato perché nelle ultime due settimane, dopo la serie, un sacco di gente si è tatuata i miei personaggi sulle braccia”.

Il successo

Secondo il resoconto di La Repubblica il fumettista ha raccontato di essere passato dalle immagini fisse a quelle in movimento durante il lockdown, con le prime strisce (popolarissime) mandate in onda da Propaganda live e intitolate Rebibbia Quarantine.

“Disegno da quando sono microscopico – ha spiegato Zerocalcare – ma a scuola ero una pippa almeno fino a dieci anni perché mi facevano fare cose lungo i quadratini nelle quali non ero bravo. Le prime storielle le ho cominciate a fare a 12 anni e piano piano è cominciato tutto: sono diventato quello che faceva i fumetti. Per i compagni, i prof, per le fanzine”.

“Sei più punk o fumettista?” chiede Valerio. “Il punk è una setta sacerdotale iniziatica e non sta bene parlarne davanti a tante persone quindi diciamo il fumettista” risponde.

La periferia

Zerocalcare (il vero nome è Michele Reich) racconta poi il suo rapporto con la periferia, tema principale dei suoi racconti e su cui però bisogna cambiare narrazione: “O il buon selvaggio o degrado assoluto, non si esce da questa idea che o le periferie sono luoghi di poverelli non raggiunti dal progresso e quindi puri oppure suburra che si sparano per strada”.

“Quanto l’Armadillo c’entra con il grillo parlante e con le fiabe di Esopo?”, chiede Valerio facendo riferimento a uno dei personaggi principali delle storie di Zero che rappresenta la coscienza del protagonista. “Io sono francese – risponde il fumettista – e il mio immaginario viene da La Fontaine, ma l’Armadillo non so da dove è venuto fuori”.

“Il fumetto può essere uno strumento politico?” chiede ancora la scrittrice Valerio. “Il fumetto come mezzo funziona perché puoi parlare di cose complesse: richiede una lettura attenta, una sintesi, e chi lo legge ha la mente aperta, ricettiva. E poi i racconti sulle strisce godono di una certa libertà” risponde Zerocalcare.

La serie

Il lavoro per realizzare la serie Strappare lungo i bordi non è stato facile. Per 90 minuti in circa di prodotto sono stati necessari 9 mesi di lavoro e la partecipazione di 200 persone: “Se lo avessi dovuto fare io – ha spiegato Zerocalcare – non sarei stato capace e ci avrei messo forse 150 anni e sarebbe comunque uscito brutto”.

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