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Picchiò con calci e pugni un detenuto, revocati domiciliari a un agente penitenziario: “Non è tortura”

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Era stato arrestato con altri cinque colleghi, ma il tribunale del Riesame ne ha disposto la scarcerazione perché esiste "differenza tra trattamento degradante e disumano"

Torino, picchiò un detenuto: revocati domiciliari ad agente: “Non è tortura”

Il tribunale del Riesame di Torino ha revocato gli arresti domiciliari a un agente indagato con l’accusa di violenze sui detenuti e abuso di autorità nel carcere delle Vallette. L’uomo, in servizio presso la casa circondariale Lorusso e Cutugno, è accusato di aver picchiato con calci e pugni alcuni detenuti, reclusi per violenza sessuale, a novembre 2018.

La vicenda aveva avuto grande rilevanza nell’ottobre scorso, quando furono sei gli agenti della polizia penitenziaria arrestati per le violenze perpetrate nei confronti di alcuni detenuti. Le violenze dei sei agenti erano avvenute tra l’aprile 2017 e il novembre 2018: le indagini erano scattate dopo che una delle vittima si era rivolta al Garante dei detenuti del Comune di Torino, spiegando che quelle condotte lo gettarono “in uno stato di ansia”.

Il reato di tortura è diventato legge in Italia

Sul caso, però, è ritornato oggi il tribunale del Riesame, che ha rivisto la posizione di uno dei sei agenti, indagato per un unico episodio di violenza. Per prendere la loro decisione, che sta facendo molto discutere, i giudici hanno analizzato tutta la giurisprudenza in materia di reato di “tortura”: studiando le sentenze degli ultimi decenni emanate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, sono arrivati alla conclusione che esiste una differenza fra trattamento “degradante” e trattamento “disumano”.

“Aspetto di leggere le motivazioni”, è stato l’unico commento rilasciato da Antonio Genovese, l’avvocato difensore dell’agente tornato libero.

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