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Home » Cronaca

Terrorismo, arrestati 2 siriani a Olbia: finanziavano le milizie jihadiste che combattono contro Bashar al-Assad

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Due cittadini di origine siriana sono stati arrestati a Olbia per associazione con finalità di terrorismo internazionale perché accusati di finanziare le milizie jihadiste che combattono contro il dittarore Bashar al-Assad. Lo riferisce in una nota la Questura di Sassari, secondo cui “dal 2014 e fino agli inizi del 2018 i due avrebbero fatto parte di una organizzazione dedita all’hawala con cui effettuavano rimesse di denaro dall’Italia alla Siria (ed anche in direzione opposta) in favore” di questi gruppi armati.

I due, Chadad Mustafa e Abdulkarim Osman Haj, erano già stati arrestati nel 2018 dalla Digos di Sassari sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, ma soltanto ieri la Cassazione ha confermato le loro condanne a 5 anni e mezzo di carcere per aver finanziato i gruppi combattenti in Siria.

“Tali milizie avrebbero utilizzato nella loro lotta metodi che prevedono l’uso indiscriminato della violenza, incuranti del coinvolgimento di civili inermi, e accettando gli effetti collaterali della violenza diretta”, si legge nel comunicato della Questura di Sassari. “Nel corso delle indagini della D.I.G.O.S., erano emersi diversi video di giuramenti, di esercitazioni militari, di esaltazioni di vittorie, di scene dì guerra con esplosioni di armi, il cui filo comune era la celebrazione delle forze rivoluzionarie che combattono, con violenza, il regime siriano”.

Entrambi condannati a scontare 5 anni e 6 mesi di reclusione, in virtù del periodo di carcerazione “presofferto” in custodia cautelare, i due “sconteranno circa un anno e sei mesi di reclusione presso la casa Circondariale di Bancali (SS), dove sono stati tradotti”.

I due soggetti erano stati messi sotto indagine nel 2018 perché sospettati di appartenere a un’organizzazione che fiancheggiava la formazione jihadista Al Nusra, considerata la ramificazione siriana di al-Qaeda. Un terzo uomo di origini marocchine, Daadoue Anwar, considerato il capo della cellula in Italia, era stato condannato a scontare 8 anni di carcere ma di lui si sono perse le tracce e risulta tuttora latitante.

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