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Home » Cronaca

Scuola, il piano Bianchi “copia” Azzolina e ha paura di nominare la didattica a distanza

Immagine di copertina

Il Piano Scuola elaborato dal ministero dell’Istruzione guidato da Patrizio Bianchi punta tutto sul rientro in classe in presenza di docenti e alunni, evitando persino di nominare l’ormai famosa didattica a distanza (DaD) e affidando agli istituti compiti per cui non hanno le competenze, senza intervenire sui problemi cronici come le classi pollaio.

Nel documento non si cita quasi mai la DaD – se non una sola volta per l’inclusione scolastica degli “studenti con patologie gravi o immunodepressi” – come se il ritorno in presenza fosse assicurato. Eppure, stando almeno a presidi e sindacati, non si capisce come le misure preannunciate possano garantirlo visto che ricalcano in gran parte i provvedimenti adottati già dalla ministra Lucia Azzolina per lo scorso anno scolastico.

Il documento affida poi agli istituti l’elaborazione di “un piano di spostamenti casa-scuola-casa” per il personale scolastico e gli alunni attraverso la nomina di un mobility manager, come previsto dal Decreto Sostegni bis. A tal proposito, le scuole avranno accesso a nuovi fondi ma in questo caso sono le competenze a mancare tra i dirigenti scolastici, da cui non si può certo esigere anche una preparazione in materia di trasporti.

Il Piano Scuola targato Patrizio Bianchi

Il punto centrale del piano resta la piena partecipazione alla campagna di vaccinazioni del personale docente e non docente su tutto il territorio nazionale, considerato sia dal Comitato tecnico scientifico (Cts) che dal ministero l’unica via per assicurare uno stabile ritorno in presenza a scuola grazie al raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale. Tuttavia, secondo gli esperti sanitari, questa dichiarazione d’intenti potrebbe non bastare.

È evidente che le condizioni per un duraturo rientro in presenza in aula dipendano essenzialmente dall’esito della campagna vaccinale per il personale scolastico e gli studenti. “L’alternativa a questo” – aveva ribadito il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, incontrando il ministro Bianchi il 27 luglio – “è la didattica a distanza”.

A dirlo sono proprio gli esperti sanitari. Secondo l’ultimo monitoraggio settimanale pubblicato ieri dalla Fondazione Gimbe, “se la riapertura delle scuole in presenza al 100% deve essere l’obiettivo prioritario del Paese, puntare esclusivamente sulle coperture vaccinali è rischioso”, andrebbero invece “affrontate subito tutte le criticità emerse durante lo scorso anno che hanno ostacolato, e spesso reso impossibile, le lezioni in presenza”.

Le ulteriori misure previste però sono quasi le stesse dello scorso anno, con poche novità. Ribadita la necessità di areare i locali ed eseguire le operazioni di pulizia quotidiana, in maniera “accurata e ripetuta” in tutti gli ambienti. Anche se sono ancora pochi gli istituti che hanno realizzato appositi impianti di areazione. Tanto che lo stesso piano conferma anche per il prossimo anno scolastico “il fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid19, destinato, tra l’altro, a interventi di adattamento degli spazi interni ed esterni delle istituzioni scolastiche (c.d. edilizia leggera) e delle loro dotazioni”.

Se tra le novità del piano non sarà più necessario misurare la febbre prima di accedere gli istituti, sono state confermate le disposizioni in materia di distanziamento e, laddove non sia possibile rispettarlo, sull’uso della mascherina, ma solo chirurgica. La questione era stata particolarmente dibattuta nel corso dell’incontro del 27 luglio tra Bianchi, i sindacati e l’Associazione nazionale presidi.

Allora, le categorie avevano chiesto al ministero di Viale Trastevere di tradurre “in concrete indicazioni per le scuole” il parere del Comitato tecnico scientifico del 12 luglio considerato “impreciso”, soprattutto sulla deroga al distanziamento con l’obbligo di indossare la mascherina. 

Secondo i sindacati, se non è possibile assicurare il rispetto della distanza, qualsiasi protocollo di sicurezza potrebbe non risultare sufficiente a scongiurare il ritorno in DaD, mentre il problema resta sempre legato al numero di studenti per aula, che andrebbe ridotto “sdoppiando” le classi, un punto su cui il Governo continua a fare orecchie da mercante.

Non solo: il piano sembra chiedere ai dirigenti d’istituto di andare oltre le proprie competenze. Come previsto dal Decreto Sostegni bis, si istituisce infatti la figura del mobility manager, vera novità del Piano Scuola targato Bianchi, attraverso cui le scuole potranno “predisporre, entro il 31 agosto 2021, un piano degli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni”, incentrato su “iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di pedibus, di car pooling, car sharing, bike pooling e bike sharing”.

Il ministero promette fondi ma tempi e preparazione non permettono certo di esseri ottimisti su questo punto. Gli istituti, lamentano ad esempio dall’Associazione nazionale presidi, non hanno le competenze per gestire questo genere di piani, che comunque sarà difficile elaborare nell’arco di poco più di un mese, tra agosto e la riapertura delle scuole.

Insomma un piano davvero poco innovativo, che non affronta i problemi fondamentali del settore e, secondo le categorie, non viene abbastanza incontro alle richieste dei sindacati. Così sembra difficile riuscire a scongiurare un nuovo anno in DaD. Si attende ora la preannunciata “iniziativa” del ministero dell’Istruzione “per raggiungere l’obiettivo” della presenza a scuola in sicurezza. La prossima settimana Viale Trastevere dovrebbe portare in Conferenza Unificata la proprie proposte.

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