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Roma, vicepreside: “No minigonne, sennò ai prof cade l’occhio”. Studentesse scoprono le gambe per protesta

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Da febbraio 2020 il Covid ha stravolto la nostra vita e le nostre abitudini. Anche essere una semplice liceale, andare a scuole, vivere le emozioni della giovinezza e le piccole-grandi battaglie che ci portano all’età adulta è diventato complesso e lontanissimo. Con il ritorno a scuola si è apprezzato un piccolo boccone di normalità. E con essa, la normalità, tornano anche le battaglie di civiltà. A compierle questa volta sono le ragazze del liceo classico e scientifico Socrate di Garbatella, a Roma, dove le studentesse hanno organizzato una protesta in gonna per rivendicare “la possibilità di esprimersi”. Sembrano battaglie che appartengono a un’altra epoca, vittorie già consolidate. Eppure sull’abbigliamento e sulla libertà delle donne c’è ancora molto da fare.

La protesta è scattata il quarto giorno di lezioni. Alla riapertura dell’istituto, avvenuta il 14 settembre, “la vicepreside, entrando in classe per dare delle comunicazioni, ha poi chiamato fuori una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna – spiega Chiara a Repubblica (il nome è di fantasia, ndr), una ragazza della classe VB scientifico –. Le ha detto che non era il caso di vestirsi in quel modo, che era provocante, che a qualche professore poteva ‘cadere l’occhio’. E a quanto abbiamo saputo la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse”. La ragazza precisa che quello portato dall’amica non era un indumento troppo scoprente, ma “una gonna normale, morbida. E che comunque, a prescindere da tutto, era il suo modo di esprimersi”.

Le studentesse e gli studenti del Socrate sono al momento sprovvisti di banchi: quelli monoposto del ministero non sono ancora arrivati e per garantire il distanziamento sociale si è preferito eliminarli del tutto. Questa condizione sembra esporre le studentesse a “troppa attenzione da parte dei professori maschi”.

Le giovani donne del Socrate contestano le affermazioni della vicepreside e al contempo non si sentono tutelate: “I nostri corpi non possono essere oggettificati, non possiamo prendere la colpa per gli sguardi molesti degli insegnanti maschi – si legge tra i messaggi che circolano nel liceo firmati dal gruppo di studentesse “Ribalta femminista”– domani siete tutti e tutte invitati a venire a scuola con una gonna”. E così grazie a social come Instagram la voce si è presto diffusa. “Ieri quasi tutte le alunne si sono presentate in gonna, abbiamo anche affisso cartelli di denuncia contro il sessismo per i corridoi, è stato emozionante”, conclude Chiara.

Il preside Carlo Firmani ha ribattuto: “Personalmente non ne so nulla, ma su una cosa posso garantire personalmente: il Socrate fa della libera espressione un punto fermo. Per me è ovvio che tutte e tutti possono vestirsi come vogliono, gli unici limiti sono la Costituzione, il codice penale, e naturalmente un po’ di buon senso. Le opinioni personali vanno bene, ma si parla di opinioni soggettive e tali devono restare, se si passa alla censura è un problema”.

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