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Home » Cronaca

Rimini, mega truffa in hotel: 500 prenotazioni per 40 posti e caparre sparite

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A Rimini, in un albergo a due stelle nella frazione Marebello, c’è un via vai di clienti arrabbiati. Avevano prenotato camere anche fino a Ferragosto, ma al loro arrivo era tutto sold-out, nonostante la caparra già versata. Alcuni avevano pagato per una pensione completa ma hanno trovato il ristorante chiuso. Gli ospiti si sono sentiti raggirati e truffati, lì davanti alla reception con borse e valigie, senza una camera. A raccontare quello che sta accadendo da qualche giorno in un hotel della Riviera è il Resto del Carlino.

S&D

“Siamo venuti ora e non c’è nessuna stanza”, ha raccontato una signora arrivata da Arezzo insieme al marito e al nipote. Avevano prenotato fino al 15 agosto. “Non c’è nemmeno nessuno che spieghi”, ha detto la donna che ha versato già 200 euro di caparra. I dipendenti, infatti, che non hanno colpe dicono che questa storia va avanti da settimane.

L’albergo ha un massimo di 40 posti ma ha ricevuto e accettato 500 prenotazioni. “Sono arrivato qua e la camera non era disponibile. Ieri sera ho pagato 1400 euro”, ha raccontato un signore albanese a cui poi è stata data una camera. Lui, insieme alla famiglia, è arrivato il 6 agosto. Ha prenotato per dieci giorni e ha dato in anticipo 400 euro. “Ma non c’è il mangiare”, ha aggiunto. Anche un’altra famiglia ha denunciato lo stesso: “Pensavamo di avere compreso l’all-inclusive, e invece non c’è niente di tutto questo. A volte manca il cibo e i clienti vengono mandati via per esubero”. Questo nonostante sul sito sia scritto: “Il nostro ristorante vi accoglierà per cena fino a mezzanotte”. Inoltre, il padre ha raccontato di aver versato la caparra su un conto in Irlanda, e anche altri hanno detto lo stesso. Sarebbero oltre 150 le persone truffate che si sono unite in un gruppo Facebook, poi bloccato, per raccontare la loro esperienza.

L’associazione albergatori Rimini ha spiegato che non è stato possibile chiudere la struttura per questioni burocratiche. Non hanno una pec e i titolari sono residenti a Torino, per questo il provvedimento non sarebbe stato ancora notificato. Hanno anche spiegato che non è la prima volta che accadono queste cose. Si tratterebbe, infatti, di persone note, non nuove a episodi simili con altre strutture.

 

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