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“Il caso del Pertini poteva succedere a noi”: 8 madri raccontano il loro incubo post-parto

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La morte del neonato all’ospedale di Roma non è un caso isolato. Ecco le testimonianze di 8 donne che dopo le sofferenze del parto sono state lasciate a se stesse in stanza con i figli: “Basta con l’equazione maternità-dolore”

Testimonianze raccolte da Francesca Bubba

“I miei giorni post-parto in ospedale sono stati i più brutti della mia vita. Anche io ho avuto la stessa sera del parto una emorragia. Oltre alla violenza subita durante il travaglio, mi hanno letteralmente lasciato da sola e maltrattato. Non dormivo da due giorni e abbiamo chiesto gentilmente se per una notte potessero tenere il bambino al nido. La riposta è stata “una neomamma che non dorme” con annesso sorrisino. Come dire: è normale che non si dorme, facci l’abitudine. È stato talmente brutto che ho chiamato di notte il mio compagno e l’ho implorato di portarmi via perché non volevo stare lì dentro. Un incubo”.

Ho partorito dopo due giorni di manovre assurde e non necessarie. Mia figlia ha dovuto trascorrere cinque giorni in terapia intensiva neonatale e quindi subito dopo il parto ho fatto ritorno nella stanza da sola. Vedendo le altre mamme devo dire che, per quanto volessi la mia piccola accanto, allo stesso tempo ero sollevata perché potevo finalmente riposare. Purtroppo però ho dovuto sorvegliare una mamma sfinita nella mia stessa stanza che nessuno del personale veniva a controllare, nonostante sapessero che soffriva di diabete che le causava forte sonnolenza. Capitava sempre che si addormentasse con la piccola attaccata al seno nel letto”.

“Ricordo nitidamente di aver messo il bambino nella culletta e di aver alzato il mio letto al suo livello, abbassando la mia sponda per potermi sporgere in caso di necessità. Mi hanno sgridata e me lo hanno messo nel letto con me. Avevo partorito da poche ore, avevo male, niente nido, niente visite, nessuna che lo tenesse nemmeno quando dovevo andare ai servizi!!! Era il picco della quarta ondata Covid. E aggiungo: avevo solo seguito le linee guida per la prevenzione della Sids che mi avevano insegnato le stesse ostetriche che poi mi hanno buttato il bambino nel letto, cazziandomi!”.

“La prima notte dopo il parto mia mamma ha chiesto alle ostetriche e infermiere che tenessero mia figlia nella nursery perché io avevo bisogno di risposare, le hanno risposto di sì. Io ero contenta perché potevo aver tregua finalmente. Appena la mia famiglia è andata via, mi hanno riportato la bambina “perché DEVE stare qui e se tu non riesci ad alzarti attaccati alla maniglia che hai sopra”. Peccato che io avessi uno squarcio nella pancia e attaccarmi a quella maniglia mi provocava dolori lancinanti, perché avrei dovuto far leva sui miei addominali tagliati orizzontalmente. È stata una notte orribile. Ho pianto tantissimo, sola in camera con mia figlia che piangeva e non voleva saperne di dormire. Mi vergogno e mi fa rabbia essere stata così poco determinata solitamente “tiro su casini e ribalto tavoli” ma quel parto mi aveva lasciata inerme”.

“Sei ore dopo un cesareo, avevo i miei due gemelli da accudire completamente da sola (mio marito poteva venire solo dalle 15 alle 20, causa Covid… nel 2022). Pensavo veramente di non farcela, non avevo forze, sentivo troppo dolore ed ero sfinita (nessun aiuto in reparto). È stato terribile, ma ce l’ho fatta. Peccato che sette giorni dopo, già a casa, sono svenuta battendo la testa sul pavimento e mi hanno dovuto ricoverare d’urgenza. Causa del malore: sincope per stanchezza estrema. Chissà come mai?! Bisogna finirla con questa narrazione madre/amore/stanchezza. Ci va di mezzo la nostra salute”.

“Ho partorito a luglio 2022. Dopo un cesareo, data la morfina, mi sono addormentata con il bimbo addosso perché, benché non allattassi, il bimbo si lamentava e mi dissero di tenerlo su di me per calmarlo… Fortunatamente non è successo niente, ma ricordo il dolore disumano per alzarmi e andare in bagno. E mi dicevano di portarmi dietro la culla perché non potevo lasciare il bimbo da solo in stanza, quindi già non riuscivo a trasportare il mio corpo fino al bagno, figuriamoci anche la culla, fare la pipì era un incubo… Detto questo, io in quei giorni feci una semplice riflessione: ma non basterebbe consentire di far stare con la partoriente una persona in camera H24 che possa aiutarla se proprio ha bisogno di fare questo benedetto rooming-in? Non sarebbe molto più semplice anche per il personale sanitario? Se io avessi potuto avere il mio compagno H24 avrei potuto riposare serena e andare in bagno senza trascinarmi la culla fra le lacrime per il dolore”.

“Io, cesareata, anche la prima notte sono stata completamente sola con la bimba perché loro non la volevano prendere e se li chiamavo per aiutarmi a prenderla, dato che avevo la ferita, non rispondevano”. 

“Subito dopo il parto (lungo, faticoso) mi piazzano un catetere perché “non avevo fatto abbastanza pipì dopo il parto”. Non hanno nemmeno aspettato un po’ (mi è stato confermato dal mio ginecologo che la procedura seguita non doveva essere intrapresa). Io con un macello là sotto, sangue, punti, catetere, non riuscivo a muovermi. Ovviamente la bambina sempre con me e quando alle 2 di notte, disperata, ho chiesto alle infermiere del nido di tenerla qualche ora, mi hanno trattato come un’incapace a cui facevano un grosso favore. Me l’hanno riportata alle 5 svegliandomi in malo modo”.

LEGGI ANCHE: Inchiesta TPI – “E tu, donna, partorirai con dolore”: chi c’è dietro il business della maternità sofferta
LEGGI ANCHE: Viaggio nella setta della maternità “fai da te” (quota d’ingresso 1.300 euro)
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