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Gli esperti Onu: “Siamo preoccupati per la detenzione di Carola. Le minacce ai giudici sono illegali”

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Le dichiarazioni dell’Onu su Carola Rackete e l’interrogatorio della Capitana

L’Onu ha diffuso un comunicato in cui si dice allarmato per la detenzione di Carola Rackete. Cinque esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno dichiarato la loro preoccupazione per il procedimento penale in Italia contro la capitana della Sea Watch 3. Nella nota gli esperti si sono espressi anche sulle minacce al giudice che ha rilasciato la Capitana. “Sono illegali”, hanno dichiarato.

S&D

“Salvare i migranti in difficoltà in mare non è un crimine (…). Esortiamo le autorità italiane a porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle operazioni di ricerca e salvataggio”, hanno aggiunto.

“I continui tentativi di sopprimere le operazioni di ricerca e salvataggio delle ONG mettono a rischio la vita di migliaia di migranti che tentano di attraversare il mare”, ha detto Obiora C. Okafor, Esperto indipendente su diritti umani e solidarietà internazionale.

Michel Forst, relatore speciale sui difensori dei diritti umani ritiene che “Questo procedimento giudiziario potrebbe avere un effetto agghiacciante sui difensori dei diritti dei migranti e sulla società civile nel suo complesso”.

Sea Watch, Carola Rackete in tribunale: “Ho spiegato tutto, l’Ue deve farsi carico dei profughi”

La Capitana Carola Rackete è stata interrogata oggi, 18 luglio, dagli inquirenti della procura di Agrigento. L’interrogatorio si è svolto dalle 10 alle 14 di questa mattina. “Carola Rackete, adesso, non è più capitano della Sea Watch3. C’è stato un cambio di equipaggio, del resto fa anche altro nella vita”, ha detto l’avvocato Alessandro Gamberini all’uscita dal palazzo di giustizia di Agrigento, dove Carola è stata interrogata.

La giovane 31enne tedesca è stata arrestata il 29 giugno 2019 dopo l’attracco di Sea-Watch 3 al porto di Lampedusa con 40 migranti a bordo. Nel momento dell’attracco la nave della Ong ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza. Dopo l’interrogatorio del 1 luglio il gip di Agrigento non ha convalidato l’arresto. Per il magistrato Alessandra Vella la comandante della Sea Watch 3 ha agito “nell’adempimento di un dovere: quello di salvare vite umane in mare”. Dopo la decisione la giudice ha ricevuto una valanga di insulti e minacce su Facebook ed è stata ripetutamente attaccata anche dal Ministro Matteo Salvini. Il vice premier le ha chiesto di togliersi la toga e ha dichiarato il suo giudizio “una sentenza politica”.

Caso Sea Watch: riassunto di un’odissea durata 17 giorni

Onu Carola Rackete

La condanna Onu degli insulti alla giudice che ha rilasciato Carola Rackete

“Le accuse ideologiche di natura politica rivolte a un giudice dalle autorità dell’esecutivo per il semplice adempimento di una norma consolidata di diritto pubblico internazionale che stabilisce il dovere di salvare persone in pericolo in mare costituiscono una grave violazione dei principi di indipendenza giudiziaria e di separazione dei poteri. Il dovere di rispettare e attenersi a giudizi e decisioni della magistratura costituisce un necessario corollario del principio di separazione dei poteri”, ha affermato Diego García-Sayán, relatore speciale Onu sull’indipendenza di giudici e avvocati.

L’esperto Onu ha espresso il suo giudizio anche sui commenti del Ministro Salvini riguardo al rilascio di Carola Rackete: “I politici dovrebbero astenersi dal commentare le decisioni giudiziarie, soprattutto quando i procedimenti giudiziari sono ancora in corso. Le dichiarazioni pubbliche e gli attacchi personali di alte personalità politiche sono una grave interferenza con l’autonomia dei singoli giudici. Possono avere l’effetto di ostacolare l’autorità della magistratura come ramo autonomo del potere statale”.

Come si ricorda nel comunicato delle Nazioni Unite, gli esperti dell’ONU hanno già espresso la loro preoccupazione in precedenza con due lettere ufficiali al governo italiano. Nel testo delle lettere si dicevano allarmati per la criminalizzazione e il blocco dell’aiuto umanitario a favore di migranti e rifugiati nel Mediterraneo.

Preoccupazione anche per il decreto di emergenza emanato dal governo il 14 giugno 2019, che impone sanzioni pecuniarie alle navi per ogni persona salvata in mare e trasferita sul territorio italiano: “Queste misure legislative affrettate hanno il potenziale per minare seriamente i diritti umani dei migranti, comprese le vittime di detenzioni arbitrarie, torture e altre gravi violazioni dei diritti umani. Essi contravvengono direttamente agli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani derivanti dalle operazioni di ricerca e salvataggio, compreso l’obbligo inderogabile di rispettare e proteggere il diritto alla vita”, hanno concluso gli esperti.

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