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Sea Watch, Carola Rackete in tribunale: “Ho spiegato tutto, l’Ue deve farsi carico dei profughi”

Immagine di copertina
Carola Rackete Credit: ANSA/ PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO

L’interrogatorio di Carola Rackete sull’accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina

Nuovo interrogatorio per la Capitana Carola Rackete. Una lunga giornata nella procura di Agrigento per la 31enne tedesca, giunta nella città dei templi dopo tre settimane dal primo colloquio: dalle 10 alle 14 è stata sentita dagli inquirenti.

Sea Watch: il racconto di un’odissea durata 17 giorni

L’accusa, questa volta, è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, un filone quindi parallelo a quello per la quale, poco dopo lo sbarco a Lampedusa con la Sea Watch 3, la porta per 48 ore agli arresti domiciliari per via della forzatura del blocco della Guardia di Finanza all’entrata del porto dell’isola.

Carola non è più Capitana

Carola Rackete, all’uscita dal Palazzo di giustizia di Agrigento, è stata accolta una applausi e slogan, come “Brava Carola, brava”, da attivisti che per tutta la mattinata hanno atteso, lungo via Mazzini, l’uscita della giovane tedesca. “Carola Rackete, adesso, non è più capitano della Sea Watch3. C’è stato un cambio di equipaggio, del resto fa anche altro nella vita”, ha detto l’avvocato Alessandro Gamberini all’uscita dal palazzo di giustizia di Agrigento dove si è tenuto, per poco meno di 4 ore, l’interrogatorio.

“Ci sono migliaia di profughi che vanno evacuati da un paese in guerra. Mi aspetto dalla commissione europea che trovi al più presto un accordo per dividere i profughi tra i paesi europei”. Lo ha detto, lanciando un vero e proprio appello, all’uscita dal tribunale di Agrigento, Carola Rackete ex comandante della Sea Watch3.

Carola Rackete interrogatorio: la difesa

La ragazza tedesca è giunta in tribunale assieme ai suoi avvocati e trova ad attenderla una gran ressa di fotografi e giornalisti a cui però lei non risponde: nessuna dichiarazione, nemmeno in tedesco e nemmeno ai cronisti suoi connazionali.

Mentre Carola Rackete sale le scale che la portano al varco per i controlli al metal detector, sono i suoi stessi avvocati a ribadire le intenzioni della capitana: “La mia assistita. Per adesso non vuole rilasciare alcuna dichiarazione”, afferma uno dei suoi legali.

Il procuratore aggiunto Salvatore Vella, titolare dell’indagine assieme al magistrato Gloria Andreoli, vuole vederci chiaro sulla dinamica di quanto accaduto nei giorni in cui la Sea Watch 3, il mezzo dell’Ong Sea Watch, rimane a largo di Lampedusa prima di forzare il blocco ed entrare in territorio italiano.

Carola Rackete interrogatorio: chi è dalla parte della Capitana

La procura di Agrigento del resto non ritiene verosimile l’esistenza dello stato di necessità come causa giustificatrice delle azioni della Sea Watch 3 e, di conseguenza, anche di quelle decise ed ordinate da Carola Rackete.

Lo si evince da quanto trapelato dal documento di diciotto pagine, di cui si conosce soltanto uno stralcio, che contrassegna il ricorso depositato mercoledì da parte della stessa procura contro la scarcerazione della ragazza tedesca, avvenuta per mano del Gip Alessandra Vella a circa 48 ore dall’approdo a Lampedusa della Sea Watch 3.

Intanto, è in corso un sit-in di solidarietà a Carola Rackete davanti l’ingresso del tribunale di Agrigento. A realizzarlo è la rete delle associazioni e di liberi cittadini. “Salvare vite in mare non è reato”: questa la scritta in uno degli striscioni tenuto alzato davanti la porta di ingresso del palazzo di giustizia.

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