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Home » Cronaca

Libero e il titolo shock contro Carola Rackete: “Non indossava il reggiseno”

Immagine di copertina

Il quotidiano di Vittorio Feltri contro l'ex capitana della Sea Watch 3

Libero contro Carola Rackete perché non indossava il reggiseno in procura

Ennesimo titolo shock di Libero, che questa volta attacca Carola Rackete la cui colpa, secondo il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, è quella di non aver indossato il reggiseno.

S&D

“Carola Rackete senza reggiseno in Procura: sfrontatezza senza limiti, il dettaglio sfuggito a molti”: così la versione online del giornale ha titolato un suo articolo in occasione dell’interrogatorio a cui la tedesca si è sottoposta lo scorso 18 luglio alla Procura di Agrigento, dove l’ex capitana della Sea Watch 3 è indagata per favoreggiamento di immigrazione clandestina.

Sea Watch, Carola Rackete in tribunale: “Ho spiegato tutto, l’Ue deve farsi carico dei profughi”

Ma se il titolo è assolutamente fuori luogo, il testo, forse, è anche peggio.

Nell’articolo, infatti, si legge: “Carola Rackete si è presentata in Procura con il sorriso stampato sul volto e ha sfoggiato una maglietta aderente nera a metà tra il marinaretto e ilkombat, in perfetto stile Ong”.

“Sobria sì, ma con un dettaglio decisamente fuori luogo: niente reggiseno – si legge ancora nell’articolo – Un po’ di decenza in più in un luogo pubblico non avrebbe guastato, anche se per chi venera il concetto di libertà anche in spregio alla legge o l’autorità militare, in fondo, quella del seno è l’ultimo dei pensieri”.

E se l’articolo è a dir poco discutibile, vi lasciamo immaginare il tenore dei commenti arrivati poco dopo la pubblicazione del testo, alcuni dei quali sono davvero irripetibili.

Non è la prima volta che Libero fa discutere per i suoi titoli provocatori e talvolta sessisti.

Tra questi, figura quello in cui veniva insultata Greta Thunberg, la giovane attivista svedese, definita una “rompiballe”.

Nel 2017, invece, il quotidiano attaccò la sindaca di Roma Virginia Raggi con un titolo sessista, per cui successivamente il giornale di Vittorio Feltri fu condannato dal Tribunale civile di Milano.

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