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    In Italia crolla la vendita di mascherine: “Calo di due terzi, mentre i contagi aumentano”

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 5 Lug. 2020 alle 09:42 Aggiornato il 5 Lug. 2020 alle 10:24

    Un tempo ci si infuriava con chi portava la mascherina abbassata, lasciando magari il naso scoperto. Oggi, a quasi due mesi dalla fine del lockdown, il problema sembra essere un altro: le mascherine non le indossa quasi più nessuno. Basta farsi un giro per una qualsiasi città italiana per rendersene conto. E l’assenza del più importante dispositivo di protezione individuale non riguarda solo chi gira per le strade in solitario o in coppia. Gli assembramenti sono ormai all’ordine del giorno ovunque, ma chi si accalca nelle piazze lo fa sempre più spesso a volto scoperto. Persino nei locali, dove indossarle sarebbe obbligatorio, ormai è prassi entrare senza mascherine. Come se il virus fosse scomparso.

    I dati purtroppo raccontano una storia diversa, con i contagi in risalita per il quinto giorno consecutivo (ieri, sabato 4 luglio, sono stati 235) e focolai sempre più frequenti in quasi tutte le regioni. Come riporta Repubblica, il rilassamento generale (e ingiustificato) è attestato proprio dal calo nella vendita delle mascherine. Un crollo di circa due terzi, come raccontato al quotidiano dal presidente di Federfarma Marco Cossolo: “Rispetto al periodo di maggior circolazione del virus abbiamo un calo di vendite enorme. I clienti ne comprano un terzo. Siamo preoccupati per la salute pubblica, non certo per i nostri affari. Su ogni mascherina abbiamo un margine di guadagno bassissimo, circa 10 centesimi, quindi la riduzione delle vendite non pesa sui bilanci. Piuttosto è pericoloso che le persone le usino sempre meno”.

    Come spiega Michele Bocci nel suo articolo, a parziale spiegazione del calo delle vendite potrebbe esserci il maggior utilizzo di mascherine lavabili e sanificabili. Ma, come detto, l’impressione generale non mente: gli italiani si sono convinti che l’utilizzo delle mascherine sia ormai non più così necessario, e tendono a farne a meno. Molti governatori hanno lanciato l’allarme. Da Zaia a Zingaretti, si moltiplicano gli appelli alla responsabilità dei cittadini, per evitare che si inneschino nuovi focolai e che il contagio, finora ancora abbastanza contenuto, torni a divampare.

    Il tutto tenendo conto della temuta seconda ondata in autunno. Se il virus dovesse riprendere forza dopo l’estate, il rilassamento generale nei comportamenti potrebbe rivelarsi un fattore determinante per la risalita dei contagi. Di sicuro un aumento delle infezioni in estate non è comunque un buon viatico per il periodo potenzialmente più critico, quello che inizierà da settembre. E un eventuale vaccino, va ricordato, molto difficilmente sarà disponibile prima dell’estate 2021.

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