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L’imprenditore vittima della ex di De Rossi: “Disse ai suoi uomini di farmi fare il bonifico e poi di uccidermi”

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L’imprenditore vittima della ex di De Rossi: “Disse ai suoi uomini di farmi fare il bonifico e poi di uccidermi”

“Oggi ho la consapevolezza di essere finito in una trappola”. Lo ha raccontato l’imprenditore Antonello Ieffi, 44 anni, dopo la condanna per rapina e tentata estorsione di Tamara Pisnoli, ex moglie di Daniele De Rossi. Una vicenda iniziata a marzo 2013 e terminata la settimana scorsa, con la condanna della donna a 7 anni e due mesi.

Secondo i giudici del tribunale di Roma, Ieffi sarebbe stato attirato nell’abitazione della donna, dove sarebbe stato picchiato da persone legate alla 39enne per estorcergli denaro.

“Non era solo bella e simpatica. Era anche molto intelligente e sveglia. Avevo capito che aveva fiuto per gli affari ecco perché non mi sono sorpreso quando ha chiesto di entrare in quello del fotovoltaico di cui mi occupavo in quel momento. Solo in un’occasione ha mostrato la sua indole”, ha raccontato a Il Messaggero. Secondo Ieffi, si trattava di un commento sulla separazione da Daniele De Rossi. “Parlava soprattutto dei soldi che le erano stati accordati, una somma consistente in realtà. Eppure si lamentava”, ha ricordato l’imprenditore, in passato legato a Manuela Arcuri. “In quell’occasione ho colto, per la prima volta, molta cattiveria: quello era il primo segnale che non ho saputo cogliere”.

Pochi mesi dopo l’investimento nel fotovoltaico, Pisnoli chiese di rientrare dei fondi affidati a Ieffi, pari a 84mila euro, e di una somma di denaro aggiuntiva per un totale di 200mila euro. Su invito di due guardie del corpo legate all’amico di Ieffi, è stato accompagnato all’attico della donna all’Eur. “Lei era seduta e non appena sono entrato nella stanza ha dato l’ordine come un boss: ‘questo non vuole pagare, pensateci voi’. Erano in sei e a turno mi hanno riempito di calci e pugni. Ho visto che si alzava, aveva uno sguardo gelido”.

Secondo il racconto di Ieffi, la donna era indifferente alle richieste di far smettere gli uomini, che gli hanno poi tagliato la testa con un coltello. “Con un tono distaccato e freddo ha dato l’ultimo ordine: ‘fategli pulire il sangue, portatelo a fare il bonifico e poi ammazzatelo’”, ha ricordato. “Continuavo a perdere sangue, con i due che mi hanno trascinato in macchina mi sono finto morto. Mi hanno lasciato a terra, su un marciapiede da dove ho chiesto aiuto. Poco dopo ho scoperto anche del passato criminale della famiglia di Tamara e del padre ucciso per un regolamento di conti”.

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