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I cittadini si ribellano alla spietata mafia foggiana: in 20mila al corteo di Libera

Immagine di copertina

Foggia. Pian piano, a partire dalle 15, le persone si sono raccolte. Alcuni avevano bandiere colorate, altri cartelloni oppure le facce dipinte. Il clima è quello di festa anche se negli ultimi dieci giorni sono paura e terrore ad aver fatto da padroni a Foggia. La folla di circa 20mila persone si ritrova subito in viale Candelaro, luogo dell’ultimo omicidio nel capoluogo della Capitanata, dove il 2 gennaio scorso dopo le 21:30 il 52enne Roberto D’Angelo è stato freddato con alcuni colpi di pistola in volto.

La mobilitazione Foggia Libera Foggia per venerdì 10 gennaio ha così avuto una gran risposta per ribadire il proprio dissenso contro tutti gli eventi criminosi con cui il 2020 si è aperto in questa terra. Quasi 400 le adesioni tra scuole, università, parrocchie, scout, sindacati e associazioni. “Ora mi auguro che tutte queste realtà – ha detto don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera – si uniscano per diventare una forza culturale, sociale, politica ed etica e mettere in campo azioni concrete”.

Alle ore 16 il corteo comincia la sua camminata dopo aver lasciato un fascio di rose rosse in viale Candelaro, all’altezza del civico 27. Poi si snoda lungo via San Severo, piazza sant’Eligio, via della Repubblica, via Arpi, piazza XX Settembre fino a via Lanza. La voce che si alza è unica e unita. “Foggia Libera, Foggia libera” gridano continuamente alcuni famigliari delle vittime innocenti pugliesi e gli fanno eco tutte le persone schierate dietro di loro.

Le parole del Ministro Teresa Bellanova

“Per me che sono di queste zone – dice in un intervento il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova – era assolutamente impensabile non esserci oggi. Gli ultimi fatti di cronaca fanno capire quanto sia necessario mettersi ancora in campo per contrastare questi fenomeni”. E sulla presenza dello Stato continua: “Qui serve che si prosegua a lavorare intensamente e tutti gli strumenti utili saranno messi a disposizione. Entro febbraio presenteremo con il Ministro dell’Interno e il Ministro del Lavoro il nuovo piano triennale contro il caporalato. Questo è uno degli esempi”.

Mentre giovani e adulti continuano la loro marcia e il sole inizia a tramontare il corteo si sfila tra gli innumerevoli posti di polizia che presidiano le strade. La sensazione è quella di massima allerta tra poliziotti, carabinieri e vigili urbani ma il fiume umano prosegue la sua corsa riprendendosi i suoi spazi. La partecipazione quasi ricorda quella dello scorso 21 marzo 2018 anche se in numeri minori. Allora furono ben 40mila le partecipazioni per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti, annunciato all’indomani dell’omicidio dei fratelli Luciani il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis.

“Dopo quel 21 marzo abbiamo cercato di non fermarci mai – afferma invece Daniela Marcone, vice-presidente di Libera e figlia di Francesco Marcone, responsabile dell’Ufficio Registro di Foggia, assassinato dalla mafia nel 1995 -. Stiamo lavorando tantissimo nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, sono nati tanti presidi ma la paura è di nuovo tornata. C’è molta delusione ma bisogna andare oltre”. Non è facile infatti avere fiducia in territori come questi dove bombe e delitti sono all’ordine del giorno. La criminalità, per quanto giovane sia, a Foggia è riuscita a inquinare ogni tipo di settore quasi diventando una sottocultura indistinguibile.

Antonio De Caro: “Siamo qui perché volevamo metterci la faccia insieme ai cittadini”

Presente alla mobilitazione anche Antonio Decaro, sindaco della città metropolitana di Bari e presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni d’Italia che, insieme a tante altre fasce tricolore da primi cittadini, ha preso parte alla manifestazione. “Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza perché volevamo metterci la faccia insieme a tantissimi cittadini – sostiene Decaro -. Non siamo noi che dobbiamo nasconderci ma i criminali. Non c’è una ricetta politica ma possiamo creare le condizioni affinchè si crei una forte comunità che permetta di avere coraggio, come successo in altre parti del territorio pugliese”.

Don Luigi Ciotti e il corteo organizzato in fretta e furia

Del resto, qui una comunità si è formata visto che ci sono voluti pochi giorni per raggiungere un vasto numero di partecipanti. “L’organizzazione è stata tutta in fretta e furia – dice don Ciotti – ma il fatto che abbiano aderito in tanti la dice lunga su quanto male abbiano fatto queste 5 bombe e l’omicidio”. La risposta della società civile si è dunque chiaramente fatta sentire al pari di quella dello Stato.

La notte tra il 6 e il 7 gennaio sono state 100 le perquisizioni e il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato l’arrivo della Direzione Investigativa Antimafia. “La Dia è una grande vittoria ma sicuramente un palliativo – ci dice Rosa Barone, presidente della Commissione Antimafia della Regione Puglia -. Alla criminalità foggiana stiamo riservando come Commissione maggiori attenzioni pur occupandoci di studiare tutta la Puglia. Sono convinta che qui occorrerebbe la Direzione Distrettuale Antimafia oltre alla Dia ma la Corte d’Appello manca. Ma questo è un cammino politico”.

Intanto il fiume di gente arriva nell’ultimo tratto del percorso, lì dove da un palco tra via Lanza e piazza Cavour cominciano a susseguirsi i vari interventi di Daniela Marcone, le vedove Luciani, don Ciotti e il vescovo di Foggia. Ormai è buio, sono le 17 e il freddo è calato ma il fervore dei manifestanti non è cambiato in attesa del momento finale. È qui sotto che riusciamo a incontrare Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia. “Le persone contro cui stiamo manifestando – dice il Governatore – non vogliono il progresso civile, vogliono mantenere deboli le istituzioni e arricchirsi sulle nostre paure. Noi come Regione saremo al fianco di tutti quelli che avranno il coraggio di testimoniare oltre a essere una delle regioni che investe di più su antimafia sociale”.

Intanto gli interventi dal palco sono terminati. Alcuni si abbracciano, altri avvolgono le bandiere attorno alle aste e gli striscioni. C’è chi ha già preso la via del ritorno, chi si ferma per gli ultimi saluti. È il momento, da ora, di rimboccarsi le maniche per davvero.

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