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Eitan portato via dal nonno su un volo privato Lugano-Tel Aviv. Per il governo israeliano deve tornare in Italia

Immagine di copertina
Eitan Moshe Biran è l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone. Il piccolo era nella cabina precipitata domenica 23 maggio. Nell’incidente sono morte 14 persone, tra queste il suo fratellino Tom Biran (2 anni), i suoi genitori Amit Biran e Tal Peleg, rispettivamente 30 e 26 anni (entrambi nati in Israele e residenti a Pavia), e i suoi bisnonni.

Shmuel Peleg, ex militare, ha portato il nipotino in Svizzera dopo una visita autorizzata e da lì è partito per Israele. Il piccolo è da mesi al centro di una guerra familiare per la custodia legale

Eitan Biran, il bambino israeliano di 6 anni unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone del 23 maggio scorso (ha perso la mamma, il papà ed il fratellino), è stato portato dal nonno materno Shmuel Peleg in Israele. Il bimbo era da mesi al centro di una guerra familiare per la custodia legale, era affidato a Aya Biran Nirko, zia paterna (sorella del papà di Eitan) che vive a Pavia e che ha ottenuto la sua tutela dopo la morte dei genitori.

S&D

Il nonno 58enne, ex militare dell’esercito israeliano, ha prelevato Eitan in casa della zia paterna in uno dei consueti incontri autorizzati dal giudice tutelare di Pavia e non lo ha più riportato a casa. Quindi ha deciso di dirigersi in auto con il bambino verso la Svizzera per imbarcarsi a Lugano su un volo charter privato per Tel Aviv.

Intanto un parere legale del governo israeliano ha rilevato che portare Eitan Biran in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, costituisce probabilmente un rapimento, lo ha riportato Channel 12 news. Il documento valuta che la mossa ha violato la Convenzione dell’Aia sugli aspetti civili del rapimento internazionale di bambini, una legge che il paese ha adottato nel 1991. Secondo la legge, Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere per restituire il ragazzo al suo tutore legale in Italia il più presto possibile.

Oggi il Corriere della Sera ha ricostruito la dinamica della vicenda: il nonno si era trasferito in Italia all’indomani della tragedia del Mottarone (dove ha perso la figlia), la sua fuga col nipotino sarebbe iniziata in auto dopo una visita autorizzata. La decisone l’ha presa perché secondo lui Eitan era in pessime “condizioni mentali e fisiche”. La ricostruzione si basa sul racconto fatto dall’uomo ai suoi legali in Italia, ma le indagini per sequestro di persona della Procura di Pavia stabiliranno se si trattasse di un piano organizzato da tempo oppure no.

A quanto risulta, sabato mattina il nonno di Eitan si è recato presso la casa della zia paterna di Eitan in provincia di Pavia per incontrare il bambino. “Ti porto a comperare tanti giocattoli” lo ha sentito dire Aya Biran (la zia di Eitan, ndr) mentre caricava sulla macchina a noleggio la carrozzina e il girello con cui Eitan è costretto a muoversi per i postumi delle fratture riportate nello schianto della cabina della funivia in cui si è salvato miracolosamente grazie al padre Amit che gli ha fatto scudo con il proprio corpo.

Il viaggio dall’Italia sarebbe stato reso possibile dal fatto che il nonno “continuava ad avere il passaporto israeliano del bambino, in contrasto con quanto disposto da un giudice italiano“. L’uomo era stato infatti invitato dal giudice di Pavia a riconsegnare il passaporto del nipote entro il 30 agosto, ma il nonno non l’ha mai riconsegnato.

Il Corriere riporta le parole dei parenti di Eitan che vivono in Israele: “I genitori avevano deciso di tornare a vivere qui l’anno prossimo […] Deve essere educato come un ebreo senza dimenticare la tradizione del popolo a cui appartiene“. “Non lo abbiamo rapito lo abbiamo riportato a casa. Siamo stati obbligati, non avevamo più saputo quali fossero le sue condizioni mentali e di salute”, ha aggiunto in un’intervista tv Gali Peleg, zia materna del piccolo. Poi la donna ha dato la sua versione dei fatti di questo periodo in cui Eitan uscito dall’ospedale è stato affidato alla zia paterna. “Potevamo solo vederlo per breve tempo. Ci hanno tenuto nascoste le sue condizioni di salute. Lo abbiamo riportato a casa, così come i genitori volevano per lui”. Ed ha precisato che la custodia affidataria “risulta irregolare”.

“Eitan – ha sottolineato la donna – ha urlato di emozione quando ci ha visto ed ha detto ‘finalmente sono in Israele’. Non ha cessato di emozionarsi – ha proseguito – e di dire che noi siamo la sua vera famiglia. Ha detto di sentirsi fra le nuvole. Finalmente gli è tornato il colore sul viso”. Gali Peleg non ha risposto ad una domanda dove il bambino sia adesso in Israele, se a Tel Aviv o altrove, ma ha spiegato che la famiglia si sta “prendendo cura di lui sia dal punto di vista medico sia di quello mentale. Riceve l’assistenza migliore possibile. Eitan è arrivato ieri”. Ed ha denunciato che quando il bambino era in Italia non era “in condizioni mentali buone”.

“Non appena arrivato in Israele – ha aggiunto – Eitan è stato affidato “ad uno staff medico presso l’ospedale Sheba”. La stessa zia Gali Peleg, nella mattinata di ieri, aveva spiegato ai giornalisti che il piccolo “adesso riceve l’assistenza” medica e psicologica “migliore possibile”.

Eitan oggi avrebbe iniziato la scuola come qualsiasi altro bambino di 6 anni accompagnato dalla zia paterna che l’aveva in custodia invece non sarà così, un’altra tragedia che si aggiunge alla tragedia“, ha dichiarato Milo Hasbani, presidente della Comunità ebraica di Milano.

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