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Cucchi, si sono costituiti i due carabinieri condannati. D’Alessandro: “Non sono l’assassino”

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Cucchi, si sono costituiti i due carabinieri condannati. D’Alessandro: “Non sono l’assassino”

Si sono costituiti i due carabinieri condannati ieri per l’omicidio di Stefano Cucchi, a 13 anni dalla tragica morte del geometra romano. Dopo la decisione annunciata dalla Cassazione, Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo si sono consegnati nel cuore della notte alla caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, sede del Carcere militare giudiziario. I colleghi hanno poi provveduto al loro trasferimento nella struttura penitenziaria casertana.

I due sono stati condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale, al termine di un lungo iter giudiziario. La morte di Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare, aveva inizialmente portato a un processo in cui erano imputati solo medici e agenti penitenziari. L’inchiesta che ha portato alla condanna dei due carabinieri è stata invece aperta nel 2015, su espressa richiesta dei familiari.

D’Alessandro e Di Bernardo si trovano adesso in isolamento sanitario, come previsto dal protocollo sanitario relativo al Covid-19. Trascorsi cinque giorni, se risulteranno negativi al tampone, saranno trasferiti in cella per scontare la loro pena.

“Sono amareggiato perché non sono l’assassino di Stefano Cucchi, ma rispetto la decisione dei giudici perché sono un carabiniere nell’animo”, ha riferito Raffaele D’Alessandro al suo difensore Maria Lampitella prima di costituirsi, secondo quanto riporta l’Ansa.

Secondo il procuratore generale di Cassazione invece, Cucchi subì dai due carabinieri “una punizione corporale di straordinaria gravità”, che 12 giorni dopo portò alla sua morte. “Tutte le persone che entrarono in contatto con lui dopo il pestaggio sono rimaste impressionate dalle condizioni del Cucchi: si tratta di un gran numero di soggetti tra i quali infermieri, personale delle scorte, detenuti, agenti di guardia. Davvero si può ritenere che questo numero impressionate di soggetti abbia congiurato contro i carabinieri?“, ha chiesto ieri il procuratore generale Tomaso Epidendio, prima della sentenza della Cassazione.

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