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“Io non mi vaccino, il siero della Pfizer riduce di poco il rischio di ammalarsi”: il post del professore di infermieristica all’università di Firenze

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“Io non mi vaccino”: il post del professore universitario di infermieristica contro il siero anti-Covid

“Io non mi vaccino”: con queste parole pubblicate sul suo profilo Facebook, Filippo Festini, professore universitario di infermieristica, si scaglia contro il siero anti-Covid.

S&D

Festini, associato dell’Università di Firenze, esprime la sua contrarietà al siero prodotto dalla Pfizer, somministrato per la prima volta in Europa nella giornata di domenica 27 dicembre, spiegando che il “vaccino che vi state per somministrare secondo il produttore riduce il rischio di contrarre il Covid dello 0,87%, cioè di meno dell’1%”.

Il docente, poi, propone un’analisi dei dati della sperimentazione della Pfizer. Festini, infatti, ricorda che i trial sono stati condotti su due gruppi di studio di poco più di 18mila persone. A un gruppo è stato dato il vaccino, all’altro un placebo.

Nel gruppo vaccinato si sono ammalate di Covid solamente 8 persone, nell’altro 162. Secondo i dati, due dosi del vaccino anti-Covid somministrate a 21 giorni l’una dall’altra possono evitare al 95% delle persone di sviluppare la malattia. Questa percentuale viene ricavata dalla differenza tra i 162 del gruppo di circa 18mila che ha ricevuto il placebo e gli 8 casi che si sono avuti nei 18mila che hanno ricevuto il vaccino.

Secondo Festini, invece, i numeri sono diversi. Nel suo post, infatti, il docente sottolinea che il “vaccino ha protetto il 99,95% ((17.411-8)/17.411) di quelli a cui è stato somministrato, ma è pur vero che il ‘finto vaccino’ ha protetto il 99,07% ((17.511-162)/17.511) di quelli a cui è stato somministrato e che è del tutto gratuito”.

“Ma allora perché dicono che il vaccino Pfizer ha una efficacia del 95% ovvero che riduce il rischio di Covid del 95% ? – scrive ancora Festini – Perché effettivamente 0,879 è il 95% di 0,925. Una sfumatura semantica…che però fa credere ai non addetti ai lavori che la riduzione del rischio sia enorme, ma che enorme è solo in senso relativo (infatti in statistica si chiama “riduzione relativa del rischio”)”.

La differenze nei numeri, però, sta nel fatto che il professor Festini divide il numero dei casi di infezione per il totale delle persone che hanno fatto parte ai due gruppi di studio. Un conto errato dal momento che l’efficacia di un rimedio, qualsiasi esso sia, si calcola su coloro che hanno contratto la malattia e non sul totale di coloro che partecipano ai test.

Leggi anche: 1. Le dosi, le date e le categorie interessate: ecco il piano del Ministero della Salute per i vaccini anti-Covid / 2. L’annuncio del ministro Speranza: “Entro fine marzo 13 milioni di vaccinati” / 3. La campagna per il vaccino: un grande reality show, ma poca sostanza (di Selvaggia Lucarelli)

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