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Aci Trezza, le minacce dell’assassino a Vanessa: “Se so che hai qualcuno ti piglio a colpi di pistola, prima a te e poi a lui”

Immagine di copertina
A sinistra Antonino Sciuto. A destra Vanessa Zappalà

C’è stata una lunga scia di minacce e violenze prima dell’omicidio di Vanessa Zappalà, assassinata ad Aci Trezza (Catania) dal suo ex fidanzato, Antonino Sciuto, poi trovato impiccato. Nonostante la 26enne avesse denunciato per stalking e fatto arrestare Sciuto, lui era rimasto in libertà, con il divieto di avvicinarsi a meno di 300 metri alla ragazza. Un divieto che l’uomo ha violato la notte tra il 22 e il 23 agosto, quando l’ha raggiunta mentre passeggiava sul lungomare con degli amici, le ha sparato e l’ha uccisa, prima di mettersi in fuga.

“Se so che hai qualcuno ti piglio a colpi di pistola, prima a te e poi a lui”, aveva urlato Sciuto a Vanessa Zappalà alla vigilia dello scorso Natale, come ricostruito sul Corriere della Sera da Riccardo Lo Verso. Ma gli episodi erano proseguiti anche nel corso dei mesi successivi: il giorno del compleanno della ragazza, l’11 aprile, Sciuto era entrato in un bar di Pedara dove Vanessa si trovava insieme a tre cugine.

“Mi sputa in faccia, urla femmina puttana, divertiti che poi mi diverto io”, aveva dichiarato la ragazza nella denuncia, “con il telefonino mi ha rotto gli occhiali”. Vanessa aveva provato a concedere a Sciuto “un’altra possibilità perché diceva che sarebbe diventato un uomo migliore”, ma questo poi non era accaduto, e l’uomo aveva ripreso a picchiarla: “Mi ha provocato lividi con calci e pugni in diverse parti del corpo”.

Pochi mesi dopo, a giugno, Vanessa aveva chiamato i carabinieri dopo essere stata seguita da Sciuto fino alla casa di Trecastagni. Lui era stato arrestato in flagranza di reato. La Procura di Catania aveva chiesto i domiciliari, ma il gip gli aveva imposto solo il divieto di avvicinamento alla vittima.

Il pericolo di reiterazione del reato era stato considerato “concreto e reale” dal giudice che aveva convalidato l’arresto, ma nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che “allo stato” si poteva fare affidamento sullo “spontaneo rispetto delle prescrizioni dell’indagato non gravato da precedenti recenti e specifici”. Un rispetto che non c’è stato.

Oggi il padre della 26enne parla con amarezza: “Con le leggi giuste si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, ma anche quelli che ci sono stati e quelli che verranno dopo”, ha dichiarato. “Quelli come Sciuto li devono chiudere e recuperare perché hanno dei problemi. Il suo suicidio? Si è tolto dai piedi e non può fare più danni”.

Leggi anche: “L’ha presa per i capelli e le ha sparato”: le amiche di Vanessa raccontano il femminicidio di Aci Trezza

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