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Home » Costume

A Serena Dandini il Premio ReWriters per aver riscritto l’immaginario della contemporaneità

Immagine di copertina
Serena Dandini. Credit: ANSA
* Di Eugenia Romanelli (Presidente dell’Associazione Culturale ReWriters), che ogni mese firma un editoriale per TPI sulla riscrittura dell’immaginario contemporaneo.

“Quest’anno, il Premio ReWriters 2021 va a Serena Dandini, scrittrice, autrice e conduttrice, che, con il suo lavoro in tv e con il suo sguardo sull’esistenza, ha contribuito, con geniale ironia, a riscrivere l’immaginario collettivo sulle donne e sul rapporto tra i sessi, dando voce a persone, storie e temi che, dopo di lei, non sono più stati invisibili ma, anzi, hanno acquistato potenza nel complesso e vasto universo della rappresentazione, restituendo così ai rapporti umani maggiore giustizia e verità. Grazie, Serena”.
Eugenia Romanelli

S&D

Queste le motivazioni con cui abbiamo deciso di dedicare a questa grande artista l’edizione 2021, che si terrà al Museo Maxxi di Roma il 23 marzo alle ore 18.00, in presenza di Dandini e di Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione Maxxi e membro del Comitato Scientifico di ReWriters.

Avrò il piacere di premiare Serena insieme al critico musicale Ernesto Assante, Direttore Artistico del progetto ReWriters, al condirettore della testata, Vera Risi, e all’inventrice e architetta Cristiana Meloni, founder di LABO Architects&Inventors, partner del Premio in quanto soggetto proponente l’opera “Sampietrone”, concessa a ReWriters in esclusiva dall’artista-inventore Marco Duranti.

Un’opera che rappresenta perfettamente il Manifesto di ReWriters, nel quale, tra le altre cose, si dice di considerare orizzonti i limiti (frase dedicata a Bebe Vio), che un punto di vista è solo la vista da un punto o che la memoria è una sfida per il nostro futuro (frase dedicata a Serena Dandini). Ma cosa significa dedicare delle frasi?

È proprio questo il senso dell’opera di Duranti: un grande sampietrino, simbolo della Capitale dove è nato il Movimento Culturale ReWriters, con incise sopra frasi del suo Manifesto ma con una peculiarità specifica: la scrittura è al contrario, ossia appunto un “re- writing”, una riscrittura, e può essere letta solamente se riflessa in uno specchio, “perché, appunto – dice Duranti – un punto di vista è solo la vista da un punto, e si ha sempre bisogno di altri punti di vista per vedere e comprendere bene ciò che ci circonda”.

“Sono felice e onorata di donare a Serena Dandini questa opera – dice Meloni. Sono stata come milioni di italiani una fan sfegatata di La tv delle ragazze e credo che quella, come tante altre sue trasmissioni, abbia rivoluzionato la comicità in Italia, rompendo il pregiudizio diffuso secondo il quale le donne non avessero senso dell’umorismo. Dal mio punto di vista, LABO può considerare, quindi, Serena Dandini una inventrice a tutti gli effetti, per avere inventato un nuovo palcoscenico – anche autoironico – dove liberare il talento femminile”.

Anche Vera Risi è entusiasta: “Con Romanelli e Assante abbiamo riflettuto a lungo sulla riscrittura e sui riscrittori della contemporaneità – spiega la condirettrice della testata digitale ReWriters – accorgendoci che per fortuna ce ne sono. È stato un sospiro di sollievo renderci conto che non siamo soli, noi di ReWriters, che la massa critica che si è organizzata intorno a questo progetto di riscrittura può trovare i suoi modelli.

Serena Dandini è uno di questi modelli, soprattutto per aver sostenuto e per continuare a sostenere i talenti femminili in un campo, quello della comicità, che in genere è patrimonio maschile. Direi che Serena ha riscritto l’immaginario perché ha svincolato le donne da una rappresentazione legata solamente alla sensualità e alla bellezza”.

Siamo nel campo dell’oggettività: dal 1988 Serena ha inaugurato un nuovo corso dei programmi in tv, introducendo il pensiero divergente, laterale, creativo, tipicamente femminile: da “La TV delle ragazze” a “Scusate l’interruzione”, passando per “Avanzi” e “Comici”, fino a “L’ottavo nano”, “The show must go off” e “Stati generali”, scorrazza tra Rai, Mediaset e La7, zigzagando tra le critiche del Governo, per portare nelle case di tutti gli italiani una tv “sostenibile”.

E cioè una tv inclusiva, pluralista, fluida, antirazzista, LGBTQ+friendly, femminista, colta ma non di nicchia, pop ma non volgare. Un’onda di genio che ha segnato più generazioni riuscendo a sviluppare valore e ad affrontare temi socialmente e politicamente complessi con leggerezza e profondità, con ironia e fermezza, dimostrandosi una changemeker straordinaria.

Leggi anche: Chi sono i riscrittori e le riscrittrici della contemporaneità in Italia

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