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“Negli occhi lo sbuffo flegreo che ti fa sentire a casa”: gli amici raccontano Erri De Luca

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

Non poteva che trascorrerli in montagna i suoi primi 70 anni l’invincibile Erri De Luca, che con i suoi libri incanta e stupisce senza mai scolorire. Erri De Luca nasce a Napoli il 20 maggio del 1950. La sua è una vita fatta di tante vite. A soli diciotto anni si trasferisce a Roma dove entra nel movimento politico Lotta Continua divenendone uno dei dirigenti attivi durante gli anni Settanta. In seguito Erri De Luca impara diversi mestieri spostandosi molto, sia in Italia che all’estero: compie esperienze come operaio qualificato, autotrasportatore, magazziniere o muratore.

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La scrittura diventa per Erri una compagna inseparabile, un’amica. Una passione e mai un lavoro. E nulla, nessun limite – che sia economico o sociale – può fermare la sete di conoscenza che scorre in lui. Come autodidatta approfondisce lo studio di diverse lingue; tra queste c’è l’ebraico antico, dal quale traduce alcuni testi della Bibbia. Lo scopo delle traduzioni di De Luca, che lui stesso chiama “traduzioni di servizio” – apprezzate anche dai più eminenti specialisti del settore – non è quello di fornire un testo biblico in lingua accessibile oppure elegante, bensì di riprodurlo nella lingua più simile e aderente all’originale ebraico. Ma la sua vita straordinaria e al contempo semplice non si ferma qui. Durante la guerra nei territori della ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Erri cambia mestieri, cambia luoghi geografici, come camaleonte si adatta alla vita senza mai cambiare natura. Senza mai abbandonare carta e penna, per scrivere ovunque. Appuntare, segnare, imparare.

Per conoscerlo e apprezzarlo meglio, TPI ha chiesto a Raimondo Di Maio e Silvia Acocella di accompagnarci in questo breve viaggio alla scoperta di Erri De Luca. Di Maio e Acocella sono due personaggi in cerca d’autore che in Erri hanno trovato l’autore, ma prima di tutto un grande amico. Raimondo Di Maio è il libraio per eccellenza, l’uomo a cui Erri si affida per le sue ricerche, per scovare quel titolo, quella pagina, quel verso in grado di cambiare il corso delle cose. Di Maio è libraio di Napoli, l’uomo che vive sentendo l’odore del mare e che viaggia ovunque dagli scaffali della sua incredibile libreria “Dante e Descartes” di Via Mezzocannone. Raimondo è “contrabbandiere di libri”, il libraio che anche durante la pandemia non si è fermato e ha “spacciato” libri recapitandoli alle porte dei napoletani o ficcandoli nei panieri appesi.

Silvia Acocella è docente di letteratura italiana contemporanea all’università Federico II di Napoli. Quella tra Erri e Silvia è un’amicizia radicata negli anni e nelle esperienza. Fatta di silenzi, di viaggi, di battute, di coraggio e di scelte. L’incontro tra Silvia ed Erri risale a quasi 25 anni fa, quando Acocella era solo una studentessa universitaria ed Erri raccontava a un ristretto pubblico il suo primo manoscritto: “Aceto Arcobaleno”, ma sarà con “Non ora, non qui” a ottenere la prima pubblicazione nel 1989, quando Erri ha quasi 40 anni.

“Non ora, non qui” è una rievocazione della propria infanzia trascorsa a Napoli. Negli anni successivi pubblica numerosi libri. Dal 1994 al 2002 i suoi lavori vengono regolarmente tradotti in lingua francese: la notorietà letteraria transalpina gli vale i premi “France Culture” per il libro “Aceto, arcobaleno”, il Premio Laure Bataillon per “Tre Cavalli” e il Femina Etranger per “Montedidio”.

“Io ed Erri ci conoscemmo durante la presentazione di ‘Aceto arcobaleno’ e lui subito mi chiese di andare in Bosnia”, racconta Acocella. “Io mi vergognai a dire di no e che avevo paura, così partii con lui. In quel frangente il sentimento della vergogna mi concesse una ‘botta felice del destino’. Nonostante ciò, a me ed Erri ci unisce proprio un profondo rispetto per il sentimento della vergogna. Con quel viaggio scoprii di essere coraggiosa. Questa amicizia fondata sull’andirivieni di furgoni è durata due anni. È stata un’educazione sentimentale. La nostra amicizia è diventata solida”.

La loro amicizia è mutata e Silvia ha “assunto” diversi ruoli nella vita di Erri. Oggi Acocella fa parte del comitato scientifico della Fondazione Erri De Luca, nata per dare voce ai senza voce. “A Paola Porrini, la presidente, va tutto il merito della nascita della Fondazione”, spiega Acocella.

Erri De Luca ha affidato a Silvia la cura dell’archivio dei suoi manoscritti: “Erri è uno degli ultimi che scrive ancora a penna. Convicerlo che quei manoscritti erano importanti e preziosi è stato difficile. Erri ha iniziato ad appuntarsi le frasi che più lo avevano agganciato durante la lettura di altri libri, scriveva queste singole frasi che poi ricopiava sul lato destro e pian piano le commentava. Nello sfogliare questi quaderni, nell’osservarne la trasformazione, ho potuto apprezzare il processo di maturazione che ha portato in Erri la consapevolezza di essere uno scrittore. Erri scrive sempre sul lato destro, perché a sinistra copia e corregge. Prima scriveva sulla macchina da scrivere, ma la sua scrittura nasce al ritmo della penna sul foglio”.

Ma Acocella dipinge anche un ritratto più intimo di Erri che restituisce l’animo semplice dello scrittore: “Erri ha una capacità straordinaria di auto-isolarsi, gliel’ho visto fare anche in zone di guerra. Ovunque. La possibilità di poter scrivere, dovunque anche in assenza di luce elettrica, è una pratica che esercita. Erri ha una riservatezza che lo rende spigoloso all’esterno, ma per quello che mi riguarda è uno dei lati con cui mi rapporto meglio. Mi ritrovo molto con questo suo lato ruvido. Erri è anche la persona che c’è sempre, nella mia vita è stato così: anche nei momenti piccoli o grandi, immediatamente Erri ha fatto il gesto giusto. Erri mi vedeva, vedeva le mie ferite. Quando l’ho conosciuto ho pensato subito che fosse molto simpatico. Ha un senso dell’umorismo che non sempre viene colto. Quello che posso dire dopo tutti questi anni è che Erri è molto cordiale, ma il sorriso che si vede nelle foto non è il suo. È una concessione a questa dimensione dei social. Il vero sorriso di Erri è negli occhi, è lo spostamento d’aria, uno sbuffo flegreo che racconta quanto di vulcanico ci sia in lui. Quel guizzo negli occhi già mi mette allegria. Mi basta quello e sono a casa”, conclude Acocella.

Non fu la simpatia, ma l’eccellente eleganza e lo stile della scrittura di Erri che 25 anni fa conquistarono Raimondo Di Maio. “Quella di erri è un’eleganza, uno stile di vita. C’è molto del suo vissuto nei suoi libri: l’esperienza del lavoro, le esperienze politiche che lui porta in letteratura. Erri mette qualcosa di nuovo, meno decadenza e più verità. Una grossa quota etica. Erri non si è risparmiato, ha abbracciato tante battaglie e lo si percepisce.
In lui alberga un sentimento di fratellanza che supera le maldicenze. Non è religioso ma è sempre umano. Ricordo questa immagine evocata nel libro “Piano terra”: da operaio dava tutti i giorni dava 1000 lire a un poveretto, il quale per non prendere i soldi da questo operaio sporco di calcinacci, si nascondeva quando lo vedeva. È facile scrivere per la borghesia, ma questa straordinaria categoria inventata da Erri di stare al piano terra come gli altri significa non essere mediatore ma aderire alla vita degli altri, senza fare del pietismo, con un grande senso di solidarietà”.

La vita di Erri De Luca è fatta di tante vite, ci racconta Raimondo.”La vita di un autodidatta di talento. Sembra un filologo. Come quando incanta le persone parlando di Cervantes. Molti fanno letteratura per compiacere, nel suo caso c’è un profondo discorso. C’è una sorta di origine, la cultura che genera cultura. Nei suoi libri aggiunge sempre qualcosa; una continua trasformazione del sapere. Erri si alza alle 5 di mattina e studia la bibbia, legge sempre”.

“Sono trascorsi più di 25 anni dal nostro primo incontro: lavoravo con una sua ex fidanzata, Alessandra Carola. Avevo una casa editrice che si chiamava Alessandra Carola edizioni, lei mi parlava sempre di questo manoscritto di Erri che noi non potevamo pubblicare perché facevamo soprattutto cultura locale, quando finalmente è arrivato “Non ora, non qui” nella mia libreria, l’ho letto tutto quanto all’impedì dietro al bancone. Tutto mi sembrava una cosa importante. Una voce nuova, con una scrittura magica, si sentiva che c’era una grande forza narrativa, una saggezza letteraria. Quando ha presentato il libro a Napoli abbiamo fatto due chiacchiere e sono 25 anni che siamo amici. Sono il suo libraio di fiducia, ho la fortuna di essere finito nei suoi libri tra i suoi personaggi. Il mio libro preferito è Montedidio: una fiaba ambientata in una Napoli premoderna. Erri ha scritto cose grandissime, ma Montedidio inaugura il nuovo millennio letterario”.

Leggi anche: “La democrazia si sta restringendo, ma conosco un’Italia migliore, eroica” : Erri De Luca si racconta a TPI

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