Una senologa scrive ad Angelina Jolie: “Con il tuo coraggio stai salvando molte donne”
In ambito scientifico si parla spesso di “gene Jolie”, per definire la mutazione genetica Brca 1 che ha colpito l’attrice e per la quale ha dovuto effettuare una mastectomia bilaterale e l’asportazione delle ovaie. Una notizia che in poco tempo ha fatto il giro del mondo ma che ha avuto anche tanti effetti benefici.
Quanto rivelato da Angelina Jolie in merito alla sua malattia, infatti, ha aiutato tante donne a farsi forza e a combattere contro un mostro che spaventa come può essere quello delle mutazioni genetiche.
“La consapevolezza, la conoscenza possono salvarci; ho la mutazione Brca 1, la stessa di mia madre e di mia zia. Scelgo di non mantenere privata la mia storia perché ci sono molte donne che non sanno che potrebbero vivere sotto l’ombra del cancro – scriveva l’attrice – La mia speranza è che anche loro siano in grado di testare i geni e che, nel caso di un rischio elevato, anche loro sapranno di avere opzioni, scelte, importanti.
Desidero incoraggiare ogni donna, specialmente quelle con una storia familiare importante di cancro al seno o alle ovaie, a cercare le informazioni e gli esperti che possano aiutarle a fare scelte consapevoli”, questo il messaggio improvviso e dirompente di Angelina Jolie. Una notizia che ha travolto i tanti fan della Jolie, ma soprattutto ha permesso di accendere i riflettori su un tema finora poco affrontato anche in ambito scientifico.
Per questo la responsabile della Senologia all’ospedale Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma ha deciso di scrivere una lunga lettera rivolta propria ad Angelina Jolie per ringraziarla per il suo gesto: “Perché le scrivo oggi? Perché abbiamo vinto un’altra grande battaglia in Italia proprio in questi giorni. L’Inps ha riconosciuto l’invalidità alle donne con mutazione genetica Brca 1 e 2 che si sottopongono agli interventi chirurgici per abbattere il rischio di malattia”, scrive la senologa.
“Sono certa che se non ci fosse stato quel maggio 2013, se lei non avesse alzato questo velo tutt’altro che trasparente, se lei avesse vissuto questa esperienza nella intimità della sua persona e della sua famiglia, ancora oggi non avremmo i documenti regionali per la sorveglianza degli alto rischio, non avremmo pazienti che ci chiedono se possono sottoporsi al test genetico, non avremmo ottenuto la invalidità per le mutate sane, o quanto meno avremmo avuto una strada molto più in salita e incontrato molte più difficoltà”.