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Matteo Renzi pronto alla scissione del Pd, l’ex premier prepara i suoi gruppi parlamentari

Immagine di copertina

Il senatore di Firenze continua a lavorare ad una sua formazione

Renzi pronto alla scissione del Pd, l’ex premier prepara i suoi gruppi

Voci di spaccatura del centrosinistra nei giorni della crisi di governo M5S-Lega, esplosa per volontà di Matteo Salvini dopo il voto al Senato sulle mozioni Tav: stando a quanto riportato oggi da Repubblica Matteo Renzi sarebbe disposto e pronto alla scissione del Pd.

Secondo il quotidiano diretto da Carlo Verdelli, l’ex premier si preparerebbe a far nascere nuovi gruppi parlamentari, che dovrebbero chiamarsi ‘Azione civile’, portando via da quelli Dem i suoi fedelissimi. Renzi avrebbe detto ai suoi di tenersi pronti. E in caso di elezioni anticipate dovrebbe nascere un vero e proprio partito, con una sua lista pronta a giocare in proprio la partita elettorale delle Politiche.

Per quanto riguarda i tempi dell’operazione, la scissione dei gruppi Pd in Parlamento potrebbe avvenire molto presto, anche nei giorni del dibattito al Senato sul governo Conte, in occasione del dibattito sulla fiducia al presidente del Consiglio.

Repubblica spiega, ancora, che l’ex premier è apparso ai suoi interlocutori deciso a tagliare i ponti. “La misura è colma, non possiamo più restare in un partito dove tutti i giorni ci attaccano”, è una frase attribuita all’ex segretario, che preferirebbe comunque una separazione consensuale.

Si ipotizza che Renzi possa portar via dai gruppi Dem più o meno la metà dei deputati e dei senatori, circa 50 membri del gruppo della Camera e 25 al Senato. Anche se il segretario Nicola Zingaretti crede Renzi possa portare via una pattuglia più piccola.

L’ipotesi di una scissione nel Pd guidata da Renzi è senza dubbio una delle novità principali nel caos degli ultimi giorni. Anche il Fatto Quotidiano oggi evidenzia che l’ex premier è pronto al golpe nei gruppi, dove ha la maggioranza, e minaccia di portar via i suoi in formazioni autonome per evitare le urne e preparare il suo partito.

Il giornale diretto da Marco Travaglio spiega che l’accordo possibile tra Renzi e il M5S in discussione si regge su tre pilastri: Raffaele Cantone premier, deficit 2020 vicino al 2,9 per cento per evitare che la legge di Bilancio sia troppo sanguinosa, appoggio dei gruppi Pd o, se Zingaretti si oppone, di gruppi autonomi composti da renziani e fuoriusciti da Forza Italia.

Il Pd spaccato tra Zingaretti e Renzi

Finora, dopo la crisi aperta da Salvini, Zingaretti e Renzi hanno indicato due linee diverse da seguire per il Pd. Il segretario chiede, dopo la spaccatura della maggioranza di governo M5S-Lega, di tornare subito al voto, di ridare la parola agli elettori. Renzi chiede un governo di larghe intese.

Zingaretti ieri, domenica 11 agosto, ha ribadito le sue perplessità. “Siamo tutti coscienti del pericolo che rappresenta Salvini e del rischio di una deriva plebiscitaria, ma fare un governo che rimette a posto i conti e poi votare ho dubbi sia la soluzione giusta, il pericolo crescerebbe”, ha affermato al Tg1 il governatore del Lazio. E ancora: “Salvini è scappato dalla manovra, hanno sfasciato i conti, raccontato delle bugie, ora i conti non tornano e quindi anche se è agosto scappano”.

“Votare subito è folle”, ha detto Renzi in un’intervista al Corriere della Sera. “Ci vuole un governo istituzionale che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari, che eviti l’aumento dell’Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni”. La sfida è aperta.

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