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Home » Esteri

Brexit, il Consiglio europeo ha proposto una mini-proroga fino al 22 maggio

Immagine di copertina
La premier Theresa May e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Credit: Emmanuel DUNAND / AFP

A patto che il Parlamento britannico approvi l’accordo di divorzio la prossima settimana

Il Consiglio europeo ha proposto una mini-proroga della Brexit fino al 22 maggio, a condizione che il Parlamento britannico approvi l’accordo di divorzio la prossima settimana.

S&D

“Poiché il Regno Unito non intende organizzare le elezioni per il Parlamento europeo, non sono possibili proroghe oltre quella data”. Lo prevede la bozza del testo delle conclusioni sulla Brexit circolata tra i 27 capi di stato e di governo. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee.

È questa la risposta del Consiglio europeo alla richiesta di Theresa May di una proroga della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno.

Theresa May aveva chiesto ai leader Ue di posticipare la Brexit di 3 mesi, almeno fino al 30 giugno 2019. A Bruxelles si è tenuto il Consiglio europeo dove i leader dei 27 stati membri hanno deciso, all’unanimità, di accogliere la richiesta della premier britannica.

Sono passati mille giorni dal referendum del 23 giugno 2006, e la Brexit è al punto di partenza.

La premier è arriva a Bruxelles alle ore 14. Alle 15.30 ha pronunciato un breve discorso davanti ai 27 capi di stato e di governo per motivare la richiesta di rinvio.

A seguire, i leader hanno deciso in merito alla sua richiesta. Alle 19 il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione euoropea Jean-Claude Juncker hanno tenuto la conferenza stampa per annunciare la decisione.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha anticipato che l’Ue acconsentirà alla proroga – entro le elezioni europee del 23 maggio – solo se il parlamento britannico approverà l’accordo entro la prossima settimana.

“Ho ricevuto la lettera del primo ministro May nella quale avanza al Consiglio europeo due richieste: approvare il cosiddetto accordo di Strasburgo ed estendere l’articolo 50 fino al 30 giugno”, ha riferito il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. “Credo che una breve proroga sia possibile, ma condizionata a un voto positivo alla Camera dei comuni”, ha spiegato.

Se necessario, sarà convocato un altro vertice Ue straordinario per discutere la questione.

L’accordo è stato respinto già due volte dal parlamento britannico, sia a gennaio che a marzo 2019.

Intanto la premier ha attaccato Westminster sostenendo che “è il momento di una decisione, il Parlamento ha fatto di tutto finora per non decidere”.

“Vogliono uscire con un accordo, senza un accordo o non vogliono uscire affatto? Spero di cuore che i parlamentari trovino il modo di sostenere l’accordo che ho negoziato con l’Ue”, ha detto la premier.

La May si è detta irremovibile sul non voler posticipare la Brexit oltre il 30 giugno, sostenendo che un rinvio più lungo metterebbe in seria discussione l’uscita stessa del Regno Unito dall’Ue.

May ha detto di comprendere la frustrazione dei cittadini, che si trovano immersi in una situazione di grande caos, e dice che un rinvio troppo lungo metterebbe a dura prova la fiducia dei cittadini nei confronti dei politici.

Anche il leader laburista Jeremy Corbyn si recherà a Bruxelles, dove incontrerà il capo negoziatore della Brexit, Michel Barnier, e i leader di sette paesi europei per discutere le alternative al piano Brexit siglato da Theresa May a novembre 2018.

Corbyn ha attaccato la premier sostenendo che abbia “negato completamente la portata della crisi di fronte al paese non sia stata in grado di offrire la leadership di cui il paese ha bisogno”.

La questione dell’uscita senza accordo, che al momento sembra la più probabile, desta grande preoccupazione. La stessa Banca centrale europea ha detto nel suo bollettino economico mensile che “uno scenario in cui il Regno Unito uscisse dalla Ue senza un accordo potrebbe dare luogo a effetti di propagazione molto dannosi, soprattutto in Europa, e le forti incertezze geopolitiche potrebbero danneggiare la crescita su scala mondiale”.

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