Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:43
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La morte di Lorenzo in Siria ci insegna che dobbiamo schierarci

Immagine di copertina

“Sono morto lottando per la libertà”. Possiamo dire che sia questa la sintesi del messaggio postumo di Lorenzo Orsetti, il ragazzo italiano di 33 anni ucciso dai miliziani dell’Isis a Baghouz, in Siria.

S&D

Lorenzo non lo conoscevo molto, lo avevo intervistato il 4 marzo e parlato con lui un paio di volte nelle settimane seguenti per capire chi fosse, perché fosse andato fino in Siria a combattere per una rivoluzione che secondo molti non gli apparteneva.

Lui invece era convinto che la lotta per la libertà dei curdi fosse la sua lotta e di tutti coloro che sono disposti a fare qualcosa per creare un mondo migliore, che cercano di andare oltre l’egoismo e l’individualismo su cui tutti noi costruiamo le nostre vite, giorno dopo giorno.

Lo ha detto lui stesso nel suo messaggio postumo: “Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza”.

“Orso” aveva parlato diverse volte con la stampa nell’anno e mezzo in cui è stato in Siria e c’era chi per questo lo criticava. Ma di diventare famoso non ne voleva sapere. Gli interessava solo che si sapesse cosa succedeva davvero in Siria, in cosa consistesse la rivoluzione dei curdi del Rojava in cui credeva così tanto da essere pronto a sacrificare la sua stessa vita. Come alla fine è accaduto.

Lorenzo ha compiuto un gesto che in tanti non facciamo: si è schierato. Ha scelto da che parte stare. Non si è limitato a parlare, non ha solo espresso sui social la propria indignazione, né ha tenuto la testa bassa andando avanti con la propria vita, senza curarsi di ciò che gli accadeva intorno.

Quelli che ogni giorno camminano con lo sguardo basso siamo noi. Sono io.

In Siria Lorenzo mi ha detto di aver trovato la libertà. È stata la prima volta in cui ho sentito pronunciare quella parola con sentimento e non con la banalità con cui esce ogni giorno dalla nostra bocca. Perché in Italia, in Occidente, molto spesso la “libertà” è una parola vuota o peggio, carica di un significato totalmente errato.

Perché essere liberi non vuole dire poter scegliere tra 10 diversi detersivi per i nostri vestiti o avere accesso alla rete così da poter pubblicare le foto del nostro ultimo sabato sera in un bar. Vuol dire essere chi siamo, prendere posizione, difendere ciò in cui crediamo non solo per noi, ma anche per gli altri.

“Ora un po’ di speranza ce l’ho e me la tengo ben stretta”, mi ha detto nella nostra ultima conversazione.

“La speranza è che prima o poi ci si svegli dal torpore per unire le forze e cambiare davvero il mondo”.

Adesso un po’ di speranza ce l’ho anche io.

Grazie Lorenzo. I martiri non muoiono mai.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini