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Messico, carovana dei migranti: “Il 70 per cento delle donne che attraversano il paese è vittima di violenze”

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Credit: Alfredo ESTRELLA / AFP

"Il corpo delle donne è usato come moneta di scambio ai posti di blocco della polizia", denuncia l'ong Movimento migrante mesoamericano. Che sottolinea come, da quando la carovana si è mossa dall'Honduras verso gli Stati Uniti, la situazione per le migranti sia peggiorata

Quando attraversano il Messico per raggiungere gli Stati Uniti, il 70 per cento delle migranti provenienti da paesi dell’America centrale sono vittime di stupro o altre violenze. È la denuncia di Movimiento migrante mesoamericano, ong in prima linea nella difesa dei diritti dei migranti. E la cifra è confermata da esperti in questioni migratorie dell’Università autonoma del Messico.

“È un tasso realistico, pur essendo una stima perchè le vittime non sporgono mai denuncia”, ha sottolineato Andrea Gonzales, studiosa ed attivista dei diritti dei migranti e fondatrice di Ustedes Somos Nosotros (Noi siamo voi). Una condizione, sottoliena la studiosa, insostenibile per le migranti e ulteriormente peggiorata nel contesto delle tre carovane, partite dall’Honduras dirette verso gli Stati Uniti.

“Il corpo delle donne è l’unica moneta di scambio di fronte a poliziotti corrotti per superare i posti di blocco, sempre più numerosi”, hanno denunciato gli attivisti dell’ong.

Oltre a subire molestie sessuali, le migranti sono spesso rapite da gang criminali, che le costringono a prostituirsi e le liberano solo dietro il pagamento di un riscatto. Muoversi in gruppo permette di viaggiare sicure, raccontano le donne incontrate dall’organizzazione umanitaria. Che, per evitare gravidanze, ricorrono al “piano B”, come loro stesso lo definiscono: iniezioni di contraccettivi non appena superano il confine messicano, con farmaci a base di medrossiprogesterone, venduti senza ricetta, che bloccano l’ovulazione per diversi mesi.

Cos’è la carovana dei migranti – Il 12 ottobre 160 persone sono partite dalla città di San Pedro Sula, in Honduras, al confine con il Guatemala: dopo due giorni dopo, altre mille persone si sono unite al gruppo di migranti, che ha raggiunto a piedi la frontiera.

I primi portavoce della carovana erano un giornalista ed ex legislatore di sinistra, Bartolo Fuentes, e sua moglie, l’attivista per i diritti umani Dunia Montoya, accusati entrambi dal governo del presidente Juan Orlando Hernández di aver organizzato la carovana per mettere in imbarazzo l’amministrazione e minare la stabilità nel paese.

Il governo del Guatemala ha tentato di chiudere il confine con l’Honduras per bloccare la carovana, ma alla fine ha dovuto fare marcia indietro e permettere ai migranti di passare. Una volta nel paese, il gruppo ha continuato a crescere: il 19 ottobre, quando la carovana era arrivata al confine con il Messico, si contavano circa 3mila persone.

l governo messicano ha risposto con durezza ancora maggiore rispetto al Guatemala nel vano tentativo di respingere i migranti, alcuni dei quali hanno anche cercato di raggiungere il Messico guadando il fiume al confine per non essere fermati e identificati dalla polizia.

Domenica 21 ottobre il gruppo di migranti, cresciuto in attesa di entrare in Messico, è riuscito ad attraversare il confine e a dirigersi verso il Chiapas. Lungo il percorso, i migranti hanno ricevuto aiuto dalle autorità e dalle persone, comprano acqua e cibo, occupando intere carreggiate su strade e autostrade nel corso del loro viaggio o allestendo campi improvvisati.

A differenza di quanto accaduto al confine con il Guatemala e il Messico, i migranti non riusciranno a entrare in massa negli Stati Uniti facendo leva sulla forza numerica.

Ognuno di loro può presentare singolarmente domanda di asilo negli Usa se teme per la propria incolumità o consegnarsi alla polizia di frontiera e sperare di poter ottenere la cittadinanza.

Tuttavia, riuscire a entrare negli Stati Uniti diventa sempre più difficile con le politiche imposte dall’amministrazione Trump.

Al momento, molte persone sono costrette ad aspettare settimane alla frontiera tra Messico e Usa e in tanti raccontano di essere stati minacciati dalle autorità di frontiera.

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