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Olaf Scholz, chi è il nuovo ministro delle Finanze tedesco

Immagine di copertina
Olaf Scholz, vice leader deli sociialdemocratici tedeschi. Credit: Afp

Attuale sindaco di Amburgo e vicepresidente del Partito social democratico tedesco, Olaf Scholz è il neo-ministro delle Finanze tedesco. L'erede di Schäuble saprà risvegliare le speranze anti-austerity dei paesi dell’Eurozona? Abbiamo tracciato il suo profilo

Per alcuni è “Scholz-o-mat”, “Scholz-il-robot”. Per altri, un uomo con i piedi per terra e dai modi gentili, che durante la sua carriera politica ha corso più di un rischio.

S&D

Olaf Scholz, attuale sindaco di Amburgo e vicepresidente del Partito social democratico (Spd), è stato nominato ministro delle Finanze tedesco il 9 marzo 2018. Sarà anche vice-cancelliere di Angela Merkel.

La sua nomina è arrivata dopo il tanto atteso “Sì” alla Grande Coalizione tra l’Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merkel e l’Spd, che ha messo fine all’impasse politica in Germania durata oltre cinque mesi.

Sono ufficiali anche i nomi degli altri ministri socialdemocratici che faranno parte del governo di coalizione: Heiko Maas, che andrà agli Esteri e lascerà la Giustizia; Katarina Barley, nuova ministra della Giustizia, che lascia il dicastero della Famiglia; Hubertus Heil andrà al Lavoro; Svenja Schulze all’Ambiente; e Franziska Giffey alla Famiglia.

Con ogni probabilità, negli anni a venire Scholz sarà la figura politica più importante in Germania dopo Merkel, e anche il protagonista assoluto delle finanze in Europa. L’erede dell’impassibile ministro Wolfgang Schäuble saprà risvegliare le speranze anti-austerity dei paesi dell’Eurozona? Giulia Dallagiovanna ha tracciato un profilo per TPI di Olaf Scholz.

Chi è Olaf Scholz

Di lui i cittadini tedeschi si ricordano la tuta da ginnastica che indossava durante un incontro fra l’Spd e la Csu. Un outfit che confermava una volta in più il suo atteggiamento pratico e il suo sguardo concreto verso i problemi.

Scholz nasce come avvocato, esperto in diritto del lavoro. Ma il percorso politico iniziato a soli 17 anni lo porta in breve tempo ai vertici del partito. Deputato del Bundestag a soli 30 anni, più di una volta presidente dell’assemblea del Land di Amburgo e anche segretario generale dell’Spd per 18 mesi fra il 2002 e il 2004, al tempo del secondo governo Schröder. La stampa internazionale lo conosce come sindaco di Amburgo, sua città natale, dove vince le elezioni nel 2011 e quattro anni dopo ottiene il secondo mandato, grazie a un accordo con il partito dei Verdi. Un successo importante per i socialdemocratici, che rimangono alla guida della seconda città-stato più popolosa della Germania.

Le critiche maggiori da sindaco le riceve in occasione del G20 di Amburgo. Le opposizioni puntarono allora il dito contro le carenze nella sicurezza e l’atteggiamento troppo moderato di Scholz nei confronti dei manifestanti che avevano provocato disordini per le strade della città. In quell’occasione, Scholz fu costretto a scusarsi pubblicamente e promise di dimettersi nel caso qualcuno fosse morto negli scontri fra contestatori e forze dell’ordine.

Il sodalizio con Britta, sua moglie

La vita di Scholz è sempre stata un tutt’uno con la politica. E di politica ne sposa anche una: si chiama Britta Ernst ed è anche lei membro dell’Spd. Cinquantanove anni lui, 57 lei. Sono insieme dal 1998 e non hanno mai avuto figli.

Insieme hanno fatto per tre anni del parlamento del Land di Amburgo, come deputata e sindaco della città. Periodo in cui hanno attirato le critiche di chi si chiedeva se fosse opportuno che una moglie sedesse nella stessa assemblea che il marito guidava. Ma a Britta, che una volta sposata ha voluto mantenere il proprio cognome, il ruolo di first lady va stretto. Così aiuta il marito nella campagna elettorale, ma nel 2014 decide di intraprendere la propria strada e diventa ministro dell’Istruzione nella regione dello Schleswig-Holstein. Può tornare a occuparsi dei temi che più le stanno a cuore, scuola e parità di genere.

Il nuovo ruolo di Scholz nell’Spd e i rapporti con Merkel

Secondo le indiscrezioni di Der Spiegel, dopo le dimissioni di Martin Schulz da guida dell’Spd il 13 febbraio scorso, Scholz avrebbe assunto il ruolo di commissario del partito, in attesa che venga nominata ufficialmente Andrea Nahles come nuova leader. Schulz ha abbandonato le scene per non mettere a rischio il voto degli iscritti sulla grande coalizione e potrebbe non essere una brutta notizia per Scholz. Secondo Die Deutsche Welle, i rapporti con l’ex capogruppo dell’Spd al Bundestag sarebbero tesi. Le relazioni si sarebbero raffreddate dopo la disfatta dei socialdemocratici nelle elezioni di Settembre, quando hanno fatto segnare il peggior risultato dal secondo dopoguerra. Nelle riunioni del partito che hanno seguito la sconfitta, Scholz avrebbe indicato Martin Schulz come principale colpevole.

Relazioni più distese sembrano invece quelle con Angela Merkel. Con la Cancelliera ha già lavorato. Dal 2007 al 2009 è stato ministro del Lavoro, durante il primo governo di grande coalizione e i buoni rapporti sono stati confermati anche nei vari incontri che hanno preceduto il G20 di Amburgo.

Cosa cambia per l’Italia

 Olaf Scholz è un conosciuto come un politico saldo, ma molti temono che non sia all’altezza del predecessore. Wolfgang Schäuble è stato uno dei ministri delle Finanze più apprezzato dai tedeschi, soprattutto perché considerava fuori discussione la possibilità per qualunque paese, comprese Italia e Grecia, di aumentare il proprio debito. Scholz appare invece meno rigido in materia di investimenti e risparmi anche per quanto riguarda la politica dell’Eurozona.

Gli indizi per un atteggiamento più conciliante con i vicini europei ci sono tutti. «L’Unione europea non è solo un fatto di tradizione – ha detto in un intervista al quotidiano Die Welt – bisogna sviluppare una politica unita, soprattutto per quanto riguarda esteri, sicurezza, migrazione, finanza ed economia».

«La Germania deve spiegare chiaramente quali sono i suoi progetti sul fronte europeo», ha aggiunto. Non solo, ha promesso anche una maggiore solidarietà e il sostegno di interventi in favore dei paesi più in difficoltà dell’Eurozona.

Il cambio di tono rispetto a Schäuble è evidente, ma la realtà è che Scholz non potrà rispettare tutte le aspettative che riversano su di lui stati come Italia o Grecia. In Parlamento lo aspetta infatti l’opposizione degli estremisti di Alternative für Deutschland, che dopo le elezioni è il terzo partito in Germania. Da loro, ogni proposta di politiche più concilianti o di maggiore integrazione viene vissuta come un attacco diretto al popolo tedesco. Ma gli aiuti saranno pochi anche all’interno del suo stesso partito, che ora guarda più alle urgenze interne: pensioni, sanità, mercato del lavoro.

Il sito Die Deutsche Welle  rassicura che la politica economica non vedrà un drastico cambio di rotta e che Scholz non intende dar fondo alle casse tedesche.

Scholz il robot

Per il quotidiano Frankfurter Allgemeine, siamo di fronte a un buon esecutore di compiti, non a un rivoluzionario. Il soprannome di «Scholz-o-mat» se lo porta dietro da quando era segretario generale del partito socialdemocratico e ha difeso a spada tratta la famosa Agenda 2010 di Gerhard Schröder. Quella che distrusse il consenso verso l’Spd, perché riformò la copertura sanitaria, il mercato del lavoro e il fisco.

Andò a toccare insomma un punto fermo dello stato tedesco, il welfare. Ma fu grazie a un programma così impopolare che l’economia tedesca ripartì, trasformando un paese in crisi nella locomotiva d’Europa. «Non avevamo altre possibilità – ha dichiarato in seguito al Frankfurter Allgemeine – dovevamo mettere gli interessi del paese al di sopra di quelli del partito».

Una convinzione che si è portato dietro anche durante gli anni a capo del ministero del Lavoro, quando non fece nulla per attenuare le riforme dell’Agenda. Non volle nemmeno rimettere in discussione la scelta di portare a 67 anni l’età pensionabile.

Sempre al Frankfurter Allgemeine ha confessato di non voler rimanere per sempre sindaco di Amburgo, ma voler provare a mettersi alla prova in ruoli diversi. Con ogni probabilità potrebbe essere accontentato.

A cura di Giulia Dallagiovanna

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