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La Giordania vuole abolire la legge che perdona gli stupratori che sposano le loro vittime

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Il governo ha votato per la cancellazione dell'articolo 308 del codice penale, una norma che prevede il perdono di chi stupra una ragazza se poi la sposa

Dopo più di dieci anni di battaglie, le attiviste per i diritti delle donne in Giordania hanno detto che si è più vicini che mai all’abolizione della legge che permette agli stupratori di evitare di essere puniti nel caso in cui sposino le loro vittime.

S&D

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Questa settimana, il governo giordano ha votato per l’abolizione dell’Articolo 308 del codice penale, una norma che prevede il perdono di chi stupra una ragazza se poi la sposa e sta con lei per almeno 3 anni, ammesso che la vittima abbia tra i 15 e i 18 anni.

“Si tratta di un passo enorme da parte del governo che mostra un impegno. Solitamente, le questioni relative alle donne vengono ignorate in Giordania, ma il governo ha mostrato serietà con questo voto”, ha affermato l’attivista per i diritti delle donne e scrittrice Rana Husseini, in un’intervista ad Al Jazeera.

Il voto del governo arriva dopo mesi di dibattito su una questione ritenuta controversa. Nell’ottobre del 2016, il re giordano Abdullah II aveva ordinato una riforma giudiziaria e una rivisitazione dell’intero codice penale, risalente al 1960.

A febbraio, la commissione che si sta occupando della riforma ha raccomandato di abolire quell’articolo, guidando la decisione del governo giordano. Nonostante la notizia sia stata accolta come un successo degli attivisti per i diritti delle donne, rimane incertezza sul fatto che il parlamento approvi il provvedimento. Tra i deputati sono ancora forti le divisioni sul tema.

Potrebbero essere necessari mesi prima che il parlamento discuta ed eventualmente approvi l’abolizione dell’articolo. “Ci sono alcune voci contrarie alla rimozione dell’articolo”, ha detto preoccupata la deputata Wafaa Bani Mustafa.

“Molti parlamentari credono ancora che questa legge sia necessaria per proteggere le donne e salvaguardare il loro onore. Questa è una delle peggiori leggi che colpiscono le donne”, ha aggiunto parlando con Al Jazeera.

La scrittrice Husseini pensava invece che “la società fosse pronta, ma le prime sessioni del parlamento sul tema non sono un buon segno”. “Non sarà una battaglia facile, ci sono molti deputati che sono contrari a qualsiasi cosa positiva per le donne. Nei loro occhi, se una donna viene stuprata non ha possibilità di sposarsi e porta disonore e vergogna alla sua famiglia, quindi pensano che la cosa migliore per lei sia sposare il suo stupratore”, ha aggiunto.

Un’altra attivista, Ghada Saba, sostiene che anche nel caso in cui l’articolo venga abolito, molti “problemi nella società giordana vadano ancora risolti”. 

“Dobbiamo cambiare in parallelo il modo in cui la società pensa, l’articolo 308 non è solo una legge, è nelle nostre teste”.

Il matrimonio riparatore nei casi di stupro continua a esistere in Algeria, Bahrain, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Palestina e Siria, oltre che in alcuni paesi dell’America Latina e dell’Asia.

Altri due paesi nella regione hanno adottato un provvedimento simile a quello che si sta discutendo in Giordania: l’Egitto nel 1999 e il Marocco nel 2014.

Il parlamento libanese, il 15 maggio, dovrebbe votare sulla possibilità di eliminare la sua versione della stessa norma del codice penale, l’articolo 522.

Negli ultimi 40 anni altri paesi nel mondo hanno compiuto scelte simili. Tra questi anche l’Italia nel 1981, la Francia nel 1994, il Perù nel 1998, la Romania nel 2000, l’Uruguay nel 2006 e la Costa Rica nel 2007.  

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