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Home » Esteri

La Polonia ritira la legge per proibire l’aborto

Immagine di copertina

Migliaia di cittadini erano scesi in piazza per protestare contro la campagna della Chiesa cattolica polacca appoggiata dal governo

Il governo ultraconservatore polacco non appoggerà più la proposta di legge che vuole proibire totalmente l’aborto.

S&D

Le manifestazioni in strada e la campagna virale di centinaia di donne polacche che hanno scritto al primo ministro hanno convinto il governo a fare marcia indietro.

È la prima volta che il partito nazionalista e euroscettico al potere in Polonia Diritto e Giustizia ascolta le proteste e l’indignazione dell’opinione pubblica.

Negli ultimi mesi il governo polacco è stato al centro di aspre polemiche, anche a livello internazionale, per alcune controverse leggi approvate, come quella che aumenta i poteri dello Stato nel controllo di media e una riforma della Corte costituzionale.

Tanto da spingere la Commissione europea ha avviato un’“indagine preliminare” senza precedenti per verificare se le leggi violino gli standard standard democratici dell’Unione.

Ma questa sarebbe stata la prima legge a influire direttamente nella vita di tutti i giorni dei cittadini.

Il primo ministro Beata Szydlo e il capo del partito di maggioranza Jaroslaw Kaczynski hanno dichiarato che la proposta di legge dovrà essere riconsiderata e discussa e di essere rimasti sorpresi dalla dimensione delle proteste perché il governo “non sta lavorando per modificare” l’attuale legge.

“È ovvio che ogni nuova soluzione dovrà considerare la protezione del diritto alla vita e della salute e dignità delle donne”, ha detto Kaczynski.

Una marcia indietro rispetto all’appoggio incondizionato finora espresso e una vittoria per le Ong femministe e l’opposizione di sinistra che sono scesi in strada brandendo grucce di ferro per simboleggiare i danni nei confronti delle donne se l’aborto venisse totalmente vietato.

La pagina Facebook del premier è stata sommersa da migliaia di messaggi di protesta di donne polacche che descrivevano nei dettagli il loro ciclo mestruale, la loro salute sessuale e i tentativi di gravidanza.

“Caro primo ministro, grazie del suo interesse sulla mia salute e sul mio utero e per la sua disponibilità a voler controllare il mio corpo e le mie abitudini. Vorrei informarla che sono al mio terzo giorno di mestruazioni, il sanguinameno è normale ma i dolori sono molto forti”, ha scritto ad esempio Agata Zareba-Janowska.

“Il governo ha capito che il caso poteva diventare politicamente pericoloso e sta cercando un modo per tirarsi fuori dalla situazione”, spiega Michal Szuldrzynski in un editoriale pubblicato su Rzeczpospolita, uno dei principali quotidiani polacchi.

La Chiesa polacca, che ha una fortissima influenza politica in un paese dove il 90 per cento dei cittadini si definisce cattolico, ha avviato a marzo una campagna per raccogliere 100mila firme e proporre una nuova legislazione sull’aborto.

Alcuni giorni fa un video ha ripreso un gruppo di donne polacche abbandonare la chiesa dopo che un sacerdote aveva letto una lettera a favore del progetto di legge.

Allo stato attuale la legge limita già a pochissimi casi la possibilità di interruzione volontaria di gravidanza: rischio per la vita o la salute della madre, esami prenatali che indicano gravi e irreversibili patologie del feto o gravidanza frutto di violenza o incesto.

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