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Le ultime dalla Siria

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Assad punta i missili su Tel Aviv, mentre le proposte per mettere fine alla guerra civile incontrano nuovi ostacoli

Dopo diverse settimane di combattimenti l’esercito governativo siriano, appoggiato da miliziani di Hezbollah, sta riprendendo il controllo della città di Qusayr, vicino Homs, una delle roccaforti dei ribelli.

S&D

Ieri inoltre la Siria ha messo i suoi missili tecnologicamente più avanzati in stand-by con l’ordine di colpire Tel Aviv se Israele dovesse lanciare un’altra incursione nel suo territorio. I satelliti da ricognizione hanno monitorato i preparativi da parte dell’esercito siriano nell’armare i missili cosiddetti Tishreen. Un funzionario israeliano ha detto al New York Times che Israele, recentemente autore di tre attacchi contro la Siria, sta prendendo in considerazione ulteriori raid e ha avvertito il presidente Bashar al-Assad che il suo governo potrebbe affrontare “conseguenze paralizzanti” se Israele venisse colpito.

Il dispiegamento dei missili segna una significativa escalation di tensione nella regione. Ieri il vice segretario generale della Lega Araba Ahmed Ben-Hilli ha annunciato che un comitato terrà una riunione di emergenza sulla Siria questo giovedì, prima di una conferenza internazionale di pace per far cessare la guerra civile del Paese.

I ministri degli Esteri di Algeria, Egitto, Iraq, Oman, Qatar e Sudan discuteranno la proposta di una conferenza tra Russia e Stati Uniti al fine di trovare una soluzione politica al conflitto in Siria. Anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti potrebbero partecipare alla riunione “per seguire gli sviluppi in Siria alla luce dell’intesa Usa-Russia

La conferenza ha lo scopo di includere sia i ribelli che i membri del regime, un’operazione quasi impossibile considerando il rifiuto di alcuni membri dell’opposizione di riconoscere Assad come partner negoziale. Il piano, sulla base di una proposta Onu, prevede la costituzione di un governo di transizione che potrebbe includere funzionari in servizio sotto il presidente Assad e membri dell’opposizione. Tuttavia, né il governo né l’opposizione siriana hanno ancora assunto un impegno a partecipare alla riunione.

La Russia tuttavia continua il suo tacito appoggio al regime siriano: venerdì funzionari statunitensi hanno rivelato l’invio in Siria di missili anti-nave per rafforzare le difese siriane.

Intanto la decisione dell’Unione europea di revocare le sanzioni petrolifere siriane per aiutare l’opposizione ha accelerato una lotta per il controllo sui pozzi petroliferi nelle aree controllate dai ribelli, contribuendo a consolidare il controllo di gruppi jihadisti sulle risorse chiave del Paese.

Jabhat al-Nusra, affiliata ad al-Qaeda, e altri gruppi islamisti estremi controllano la maggior parte dei pozzi di petrolio nella provincia di Deir Ezzor. I gruppi di opposizione hanno combattuto tra loro nella battaglia per petrolio, acqua e terreni agricoli, e le operazioni militari contro le truppe di Assad da nord e da est sono diminuite. In alcune zone, al-Nusra si è accordata con le forze governative per consentire il trasferimento del greggio verso la costa mediterranea attraverso le linee del fronte.

Proprio Bashar al-Assad ha rilasciato sabato un’intervista al giornale argentino Clarin sulla guerra civile in corso in Siria. Il presidente ha detto che la crisi del Paese è divenuta così sanguinosa a seguito delle interferenze internazionali. Per Assad la riluttanza di Obama a intervenire non è dovuta a ragioni di principio, ma per l’impossibilità di sostenere economicamente un conflitto. Assad ha anche negato di essere pronto a dimettersi nel perseguimento della pace, convinto di “affrontare il suo dovere” restando nella sua posizione di presidente eletto.

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