Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 10:35
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La libertà di stampa in Turchia

Immagine di copertina

Vivono sotto la costante paura della censura. Chi parla contro gli interessi delle élite rischia il carcere. La Turchia non è un Paese per giornalisti

La libertà di stampa in Turchia

In Turchia i giornali non bastano a fare informazione. Se ne sarà reso conto chi vive a Istanbul, dove negli ultimi mesi le manifestazioni per la libertà di stampa si sono moltiplicate. Il governo turco, che si presenta alla stampa occidentale come una democrazia in progresso, ha incarcerato più giornalisti rispetto a ogni altro Paese del mondo. Reporter Senza Frontiere classifica la Turchia alla posizione 148 su 179 Stati in quanto a libertà di stampa.

S&D

Nella storia della Turchia i giornalisti non hanno mai potuto esprimersi liberamente. Nei primi anni della Repubblica, era il presidente Mustafa Kemal Atatürk a controllare strettamente l’informazione. Negli anni successivi, erano i militari a ordinare ai giornali quali notizie pubblicare. Ora è l’attuale governo Erdogan, secondo l’associazione americana Committee to Protect Journalists(Cpj), ad aver attuato “una delle più grandi repressioni della libertà di stampa nella storia recente”. Il Cpj ha dichiarato che i giornalisti in carcere sono al momento un centinaio, il 70 per cento dei quali sono curdi, “accusati di promuovere le opinioni del fuorilegge Pkk” (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan).

“Da sempre la questione curda é la più complessa in assoluto”, mi racconta Onur Erem, reporter del quotidiano d’opposizione indipendente Birgün. “Quando un giornalista ne parla in termini differenti dagli interessi militari, politici ed economici, rischia davvero di finire in prigione. Negli ultimi dieci anni sono stati gli interessi economici della nuova élite musulmana a osteggiare i giornalisti che affrontano la questione curda nei toni a loro non congeniali.”

Il recente sciopero della fame dei prigionieri curdi è stata la riprova. Ad affrontare l’argomento sono stati soltanto i deboli giornali dell’opposizione, oltre alla stampa internazionale progressista. Da parte dei media mainstream, il silenzio più totale. “L’incarceramento di giornalisti curdi in Turchia da tempo non fa più notizia. Ogni arresto viene giustificato da una presunta relazione con il Pkk“, racconta ancora Onur.

In Turchia i media sono dominati dalla televisione. Più della metà dei giornali rappresenta gli interessi del governo e dei gruppi commerciali più importanti. È emblematico il caso di Zaman, di proprietà del magnate religioso Fethullah Gülen, che stampa più di mezzo milione di copie al giorno per fare la sua propaganda e ne vende circa un quarto. Un altro caso interessante è quello di Radikal, da sempre giornale vicino alla sinistra, i cui collaboratori sono stati epurati in massa con l’avvento al governo dell’Akp e rimpiazzati da altri giornalisti di stampo religioso e conservatore.

Esra Arsan, docente di giornalismo alla Bilgi University di Istanbul, ha effettuato un’interessante ricerca sulla libertà di stampa in Turchia, intervistando un campione di 67 giornalisti provenienti da diversi giornali e televisioni del panorama mediatico turco. I risultati della sua ricerca sono sbalorditivi. Alla domanda: “Pensate che i media pratichino una forma di auto-censura?”, il 100 per cento dei giornalisti ha risposto in maniera affermativa. L’84 per cento degli intervistati ha inoltre affermato di avere ricevuto pressioni governative nel preparare le notizie. Il 91 per cento ha dichiarato di non aver pubblicato notizie importanti in molte occasioni, per paura di subire ritorsioni.

Secondo Onur Erem, “a far paura al governo è tutto ciò che stona con l’immagine di se stesso che vuole proiettare all’esterno”. Il bavaglio é d’obbligo per coloro che lavorano nei media mainstream, perché pubblicare una scomoda verità potrebbe provocare un immediato licenziamento. I giornalisti in Turchia lavorano senza protezione e ogni forma di organizzazione sindacale è fortemente osteggiata dai responsabili dei giornali stessi.

Di fronte alla domanda “Perché il governo turco arresta così tanti giornalisti?” le autorità hanno risposto nelle maniere più diverse, affermando spesso fantasiosamente come molti di loro siano stati incarcerati per attività non connesse alla loro professione. Il giornalista investigativo Ahmet Şık, per esempio, venne arrestato mentre scriveva un libro sulla comunità religiosa di Fethullah Gülen. In quel caso, il presidente Ergodan ha giustificato il suo arresto affermando che un libro può essere pericoloso come una bomba, e a essere illegale non é l’ordigno soltanto, ma anche il materiale con il quale viene costruito. In Turchia le voci fuori dal coro sono bombe, che il governo spesso disinnesca mettendole in prigione, prima che esplodano e sconquassino l’opinione pubblica.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza: Sabreen, la neonata estratta viva dal corpo della madre uccisa a Rafah, è morta dopo meno di una settimana di vita
Esteri / Allarme di Macron: “L’Europa è accerchiata, può morire”
Esteri / Hezbollah lancia razzi contro Israele: ucciso un civile. Tel Aviv ospiterà una delegazione dall'Egitto per discutere di una tregua a Gaza. Media: "Blinken atteso nello Stato ebraico il 30 aprile". Hamas: "Pronti al disarmo per uno Stato di Palestina"
Ti potrebbe interessare
Esteri / Gaza: Sabreen, la neonata estratta viva dal corpo della madre uccisa a Rafah, è morta dopo meno di una settimana di vita
Esteri / Allarme di Macron: “L’Europa è accerchiata, può morire”
Esteri / Hezbollah lancia razzi contro Israele: ucciso un civile. Tel Aviv ospiterà una delegazione dall'Egitto per discutere di una tregua a Gaza. Media: "Blinken atteso nello Stato ebraico il 30 aprile". Hamas: "Pronti al disarmo per uno Stato di Palestina"
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Shahed 136: ecco come funzionano i droni usati dall’Iran per attaccare Israele
Esteri / Ma non dimentichiamoci di Gaza: l’offensiva a Rafah potrebbe cambiare tutto
Esteri / Di qua Gaza, di là l’Iran: può Israele far fronte a due conflitti?