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Home » Esteri

Sono ripresi i bombardamenti su Aleppo dopo una tregua di tre settimane

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Colpite anche postazioni del sedicente Stato islamico e dei miliziani islamisti dell'ex Fronte al-Nusra nelle provincie di Homs e Idlib

Alcuni quartieri di Aleppo est, controllati dai ribelli, sono stati bombardati martedì 15 novembre dall’aviazione dell’esercito regolare siriano dopo una tregua durata tre settimane. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, nei bombardamenti hanno perso la vita almeno tre persone.

Un bombardamento sul villaggio di Awaijel, a ovest di Aleppo, ha colpito un ospedale, uccidendo almeno una persona e ferendo il personale medico e i pazienti. Lunedì 14 novembre erano stati colpiti altri due ospedali dell’area.

La Russia, alleata del regime di Damasco, aveva interrotto nelle ultime tre settimane i bombardamenti per permettere ai civili rimasti intrappolati nei quartieri di Aleppo controllati dai ribelli e assediati dalle forze governative di abbandonare la città. L’inizio delle nuove operazioni militari, però, fa temere che il governo si stia preparando a una grande offensiva contro la parte orientale della città.

Aleppo è diventata uno dei campi di battaglia principali nella guerra civile che da oltre cinque anni insanguina la Siria e contrappone da un lato il presidente siriano Bashar al-Assad e i suoi alleati, Russia, Iran e milizie sciite inclusa la libanese Hezbollah, e dall’altro i gruppi ribelli sunniti sostenuti dall’Arabia Saudita, dalla Turchia, dalle monarchie del Golfo e dagli Stati Uniti.

Mosca ha intensificato negli ultimi giorni anche i bombardamenti sulle postazioni controllate dal sedicente Stato islamico e dai ribelli islamisti diell’ex Fronte al-Nusra, oggi Jabhat Fateh al-Sham, nelle provincie di Homs e Idlib.

Secondo quanto riportato da Conflict news, i cacciabombardieri russi impegnati dalle operazioni sono decollati dalla portaerei Kuznetsov, mentre dalla fregata Grigorovitch sono stati lanciati missili contro bersagli in territorio siriano.

Sullo sfondo, l’elezione come presidente degli Stati Uniti di Donald Trump che durante la campagna elettorale ha espresso punti di vista sulla Siria distanti a quelli di Obama, che aveva appoggiato i ribelli, e ha manifestato l’intenzione di trovare una linea condivisa con il presidente russo Vladimir Putin.

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